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 UN PO DI VINO

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MessaggioTitolo: UN PO DI VINO   UN PO DI VINO 16gd9bkSab Set 05, 2009 1:34 am

UN PO' DI VINO MIGLIORA LA SALUTE DEL CUORE


Moltissimi studi scientifici ci hanno illustrato come un buon bicchiere di vino, specialmente se rosso, contenga moltissime sostanze benefiche per il nostro organismo, come il tannino e il resveratrolo, capaci di prevenire le malattie cardiovascolari.
Ora il delizioso succo della vite mostra un'altra sua proprietà salutare, grazie a una ricerca svolta dall'Università Cattolica di Campobasso in collaborazione con i Centri europei del Progetto IMMIDIET.
I ricercatori hanno scoperto che il vino aumenta nell’organismo umano la quantità di omega-3, acidi grassi protettivi contro le malattie cardiache.
Il vino dunque conferma che fa buon sangue. Un consumo moderato di alcol aumenta infatti la quantità di omega-3 nel sangue e nei globuli rossi. I risultati della ricerca saranno pubblicati sul numero di gennaio 2009 della rivista “American Journal of Clinical Nutrition”, organo ufficiale della Società Americana per la Nutrizione, ma sono già disponibili on line (
www.ajcn.org). Lo studio dimostra che il vino può fare meglio di altri tipi di bevande alcoliche. Questo sembra essere dovuto, oltre all’alcol, anche ad altri composti contenuti nel vino. E potrebbe rappresentare la chiave per capire il meccanismo alla base dei noti benefici effetti sul cuore della bevanda di Bacco.
Lo studio IMMIDIET ha esaminato 1,604 persone provenienti da tre diverse aree geografiche: sud-est di Londra in Gran Bretagna, Limburgo in Belgio, e Abruzzo in Italia. Grazie a una stretta collaborazione con i medici di medicina generale delle zone visitate, i partecipanti sono stati sottoposti a una visita medica generale e a un prelievo di sangue. Hanno inoltre risposto a un questionario dettagliato sui propri stili di vita incluse le abitudini alimentari e il consumo di bevande alcoliche.
“Gli acidi grassi omega-3, contenuti principalmente nel pesce, sono considerati protettivi per le malattie cardiache e la morte improvvisa- dice Romina di Giuseppe dei Laboratori di Ricerca dell’Università Cattolica di Campobasso e autore principale dello studio – Nonostante i meccanismi siano ancora poco chiari, c’è qualche evidenza che il consumo moderato di alcol possa influenzare il metabolismo degli acidi grassi polinsaturi, come gli omega-3 appunto. E’ esattamente quello che emerge dalla nostra ricerca. Le persone che bevono quantità moderate di alcol, un bicchiere di vino al giorno per le donne e due per gli uomini, hanno una maggiore concentrazione di omega-3 nel plasma e nei globuli rossi, indipendentemente dalla quantità di pesce consumato”.
Per quanto questi risultati siano già positivi, ulteriori analisi hanno portato alla luce un aspetto ancora più interessante ed assolutamente originale. I ricercatori della Cattolica di Campobasso e dell’Università di Grenoble, in Francia, hanno infatti focalizzato l’attenzione sulle diverse bevande alcoliche per vedere se gli alti livelli di omega-3 riscontrati potessero essere imputabili all’alcol oppure ad altre sostanze. Ed il vino ne è uscito vincitore.
“Da nostri studi precedenti sapevamo che c’è una associazione significativa tra consumo di alcol e aumento delle concentrazioni di omega-3 – spiega Michel de Lorgeril, cardiologo dell’Università di
Grenoble, co-autore dello studio e partner del progetto IMMIDIET - Tuttavia, finora non era stato possibile separare gli effetti del vino da quelli della birra o di altri liquori. Il nostro studio, basato su tre popolazioni con diverse abitudini alimentari e differenti consumi di sostanze alcoliche, ci ha permesso di esplorare più a fondo questo aspetto”.
“Le analisi effettuate sulle diverse bevande - dice Licia Iacoviello, dell’Università Cattolica di Campobasso, Coordinatore dello studio IMMIDIET- hanno mostrato che l’associazione tra alcol e omega-3 è presente sia nei consumatori di vino che in quelli che bevono birra o altri tipi di liquori. L’associazione tra l’abitudine a bere vino moderatamente e i livelli di omega-3 nell’organismo è risultata particolarmente forte e significativa. Questo ci fa pensare che alcune sostanze presenti nel vino, piuttosto che l’alcol in sé, possano essere associate con l’aumento delle concentrazioni di acidi grassi omega-3. La possibilità che si tratti dei polifenoli è tutt’altro che remota”.
I polifenoli appartengono alla classe degli antiossidanti, contenuti in un’ampia varietà di cibi e bevande, tra cui il vino. Questi composti naturali, ritenuti capaci di ridurre i processi ossidativi causati dai radicali liberi, non erano stati finora associati ai livelli di acidi grassi omega-3 nel sangue. Una combinazione vincente a difesa del cuore.
“Pensiamo che questi dati rappresentino un’autentica svolta- conclude il cardiologo francese – sopratutto nel campo della prevenzione cardiovascolare. Oggi sappiamo meglio perché bere un po’di vino fa bene al cuore. I nostri risultati sollevano inoltre importanti questioni circa gli effetti dei polifenoli sui lipidi (sia nel sangue che nelle membrane cellulari) e dei lipidi sui polifenoli”.

Lo studio IMMIDIET
Finanziato dall’Unione europea con la Key Action 1: Food, Nutrition and Health QLK1-CT-2000-00100, IMMIDIET punta a ottenere una conoscenza fondamentale nel campo delle malattie cardiovascolari, soprattutto per quanto riguarda l’interazione tra genetica e stili di vita.
Al centro dello studio c’è un importante episodio della migrazione italiana: il Belgio, un Paese che è diventato la nuova casa di migliaia di italiani, provenienti prevalentemente dall’Abruzzo, che sono andati a lavorare nelle miniere.
Molti di questi emigranti non hanno fatto rientro in Italia ma sono rimasti nel loro nuovo Paese. Alcuni di loro si sono anche sposati con belgi. Il loro patrimonio genetico è rimasto ovviamente lo stesso ma quanta Italia c’è ancora nella loro dieta? E quanto hanno trasmesso ai loro coniugi? Non solo. Quanti emigranti italiani hanno assimilato le abitudini alimentari del Paese ospite? In questo contesto, il ruolo dei fattori genetici e gli stili di vita possono essere determinati per esplorare nuove strade nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. Per portare avanti la ricerca, coppie sposate sono state reclutate in tre diverse aree europee: sud-est di Londra, Limburgo, in Belgio, e nella regione Abruzzo. Nella prima fase dello studio, le coppie sono state individuate nella stessa area, italiani sposati con italiani (in Abruzzo), belgi sposati con belgi (area del Limburgo) e inglesi sposati con loro connazionali (sud-est di Londra). La seconda fase del progetto IMMIDIET ha reclutato coppie miste italo – belghe per vedere se , acquistando abitudini alimentari tipiche dell’Abruzzo, il partner belga avesse cambiato il proprio rischio per le malattie cardiache.

Fonte: Italiasalute

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