Alla mia Amica Caterina
Gli schiamazzi dei bambini per la strada
si confondevano con il cinguettare dei passeri
e lo stridulo garrire delle rondini,
la corsa libera dei bambini emulava
la libertà del volo degli uccelli;
in quei giorni di gioia, libertà e felicità
correvano liberi anche i nostri pensieri
e la complicità della fanciullezza
portava lontano i nostri sogni;
i verdi prati, nella sera
diventavano i nostri luoghi di caccia
e tra mille e mille lanterne
continuava frenetica la nostra corsa
a rincorrere e ad acchiappare le lucciole;
e quando poi ci siamo girati per ritrovaci
oramai era troppo tardi e non era più tempo
e la strada non era più luogo d’incontro
ma sventura di separazione;
e quanta strada avremmo fatto ancora
e quanta strada ci separava
e quanta strada separava quei fanciulli
diventati adolescenti e poi uomini.
E ancora oggi mi ritrovo li seduto su quel muretto
che aveva spiato e rubato i nostri pensieri,
le nostre confidenze e i nostri amori e oggi,
in silenzio, non sente nemmeno più garrire le rondini
e ancora oggi quando solitario e stanco
passo da li mi giro a guardare i gradini
che ci vedevano stanchi parlottare
e confortavano il nostro riposo;
e ancora oggi guardo a cercare quei ragazzi
e ancora oggi guardo a cercare quegli amici
e ancora oggi guardo a cercare il tuo sorriso
e ancora oggi guardo a cercare ciò che non c’è più;
e quando li seduto mi ritrovo a sera
a guardare i prati non vedo più le lucciole,
poi guardo il cielo e ti rivedo
e rivedo tra tante stelle il tuo sorriso;
e poi mi guardo intorno per accorgermi
che ora siamo tutti un po’ più poveri
che ora siamo tutti un po’ più tristi,
ora una stella è risalita in cielo
e da li ci guarda e ci consola.