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 I MIEI CANI

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MessaggioTitolo: I MIEI CANI   I MIEI CANI 16gd9bkLun Gen 19, 2009 1:06 pm

Ecco l'attuale "principe", un Westy molto intelligente, vivace e ricco di personalità.
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I CANI NELLA VITA DI BRUNO, IRENE (e Teresa)
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STORIA SINTETICA di FOX 1 (mancano foto)
Da quando la mia famiglia, composta di padre madre sorella maggiore e me, era rientrata dal lungo periodo si sfollamento durante la seconda guerra mondiale, incominciai a desiderare di avere un cane. Avevo poco più di dieci anni e la nostra casa che sorgeva in un quartiere (allora) periferico di Napoli, sembrava ideale per un cane. Avevamo infatti un bel giardino di oltre 200 metri quadri confinante con altri e l'intero fabbricato sorgeva in un lungo e stretto viale contornato da campi incolti.
Non ricordo più come riuscii a procurami Fox, un meticcio bianco e nero che da adulto misurava all'incirca fra i 40 e i 50 centimetri al garrese. Era intelligentissimo e legatissimo a me, ma non incontrava i favori di mia madre che faceva di tutto per mantenere i pavimenti di casa sempre lucidi di cera messi in pericolo dalle zampe di Fox quando bisognava necessariamente passarci sopra per andare dal giardino alla strada ed ad un cane non si possono far mettere sotto le scarpe le "pattine" salvacera!!
Fox divenne presto il mio migliore compagno di giochi e di avventure in quel duro periodo di dopoguerra. Atletico e coraggioso, nonostante la taglia non grande, era il mio attento difensore. E, quando dal grande scantitato di casa da un buco apertosi sul fondo della caldaia a carbone, incominciarono ad uscire grossi topi di fogna partecipava con me alla loro caccia pronto sempre ad intervenire con grandissima rapidità quando qualcuno di loro tentava di addentarmi alle gambe!
Non so se per il continuo attentato alla lucidità dei pavimenti o per la storia d'amore che Fox aveva intrecciato con un'anziana volpina del giardino che confinava con nostro con un muro alto quasi due metri prodigiosamente da lui scalato, che il mio cane incominciò a sparire per lunghi periodi dalla mia casa.
Ho sempre sospettato che fosse mio padre, sotto la spinta di mamma, a caricarlo sulla sua Fiat topolino, per lasciarlo lontano. Ma Fox tornava e grandi erano gli abbracci e la felicità mia e sua. Una storia strana e tenerissima perchè Fox continuava a sparire per giorni e settimane e poi a tornare. Di sicuro aveva trovato un'altra famiglia perchè un giorno lo trovai al guinzaglio di una signora a circa due chilometri da casa mia e lui costrinse la donna a lasciarlo libero per gli strattoni e gli urli di felicità che fece non appena mi vide.
Poi un giorno triste (erano ormai più di due anni che Fox mi donava la sua alterna presenza) lo trovai in giardino col muso gonfio e modi scontrosi che non mi permettevano di avvicinarlo. Forse volle difendermi ancora una volta tenendomi lontano da lui. E quando mio padre se lo caricò in auto, fu un vero e proprio addio che ci demmo perchè Fox non tornò più perchè sembra che fosse affetto dalla "rabbia" e che bisognò porre temine alla sua breve ma intensissima vita.
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MessaggioTitolo: Re: I MIEI CANI   I MIEI CANI 16gd9bkLun Gen 19, 2009 1:10 pm

STORIA SINTETICA di FOX 2 !!!!!(mancano foto)
Era il 1960, anno nel quale mi sarei sposato con Irene a conclusione di un fidanzamento di cinque anni. Da qualche tempo lavoravo intensamente e poco tempo avevo per gli hobbies. Solo di sera e la domenica ero dalla mia fidanzata alla quale ero legato da un amore che si era sempre più intensificato nel corso di quegli anni e sempre di più ci legavano passioni comuni e progetti luminosi per il futuro.
Più volte avevo raccontato alla mia ragazza la storia di Fox 1 e del mio desiderio di avere un cane e dell'impossibilità di farlo per l'idiosincrasia di mia madre per tutto ciò che avrebbe potuto pregiudicare la brillantezza dei pavimenti e l'ordine perfetto della casa che ora, dopo il trasferimento in una via superpanoramica, era bellissima ed ampia con un terrazzo di copertura di oltre 200 metri quadrati sul quale più volte avevo tentato di introdurre in cucciolo. Niente da fare! Mia madre, che pur era con me tenerissima e pronta ad accontentarmi su tutto, da quell'orecchio proprio non ci sentiva! Ed ecco che ora, sul punto di avere una mia casa, la casa matrimoniale, avrei potuto finalmente tornare ad avere un cane! Erano trascorsi ben 12 anni dalla morte di Fox 1 e quindi, nonostante il gran daffare lavorativo e di preparazione al matrimonio, ecco che colsi l'occasione individuando in un bel cucciolo di pastore tedesco il mio cane. Lo comprai e lo condussi da Irene che ne fu felice nonostante che la sua famiglia non avesse mai posseduto cani e quindi non avesse alcuna esperienza nella educazione di un cucciolo.
Fox 2 era molto bello, allegro affettuoso e cresceva rapidamente. Prese l'abitudine di "sentire" quando, a circa 4oo metri di distanza in auto io entravo nel grande viale dove c'era casa di Irene. Entrava in agitazione, raspava vicino alla porta d'ingresso al terzo piano, la faceva aprire e giù vorticosamente per le scale e in strada incontro a me che aprivo lo sportello dell'auto e fox si precipitava sul sedile posterione pronto a venir via con me ed Irene che arrivava anche lei quasi di corsa e via tutt'e tre in auto e poi a passeggio.
Sicuramente il periodo più bello di Fox fu quando Irene e famiglia presero in fitto nel mese di agosto un'appartamentino in una casa di un paio di piani che sorgeva sull'ampia spiaggia di Mondragone e alle cui spalle c'era una specie di parco abitato con grandi alberi e qualche prato. E Fox, ormai cucciolone di quasi otto mesi, viveva in libertà ebtrando e uscendo di casa quando voleva per recarsi o sulla spiaggia o in quel piccolo paradiso del parco. Buono e allegro com'era, presto diventò amico di cani e di uomini come del piccolo vivacissimo meticcio Tommy che Fox faceva mangiarte alla sua scodella e col quale faceva lunghe corse sulla spiaggia con tumultuose amichevolissime baruffe, oppure con l'unico macellaio della zona che regalava a lui e Tommi ossi favolosi.
Ed io e la mia ragazza ci sposammo e poartimmo per un lungo bellissimo viaggio di nozze. Ed io avevo affidato Fox (la mamma di Irene non si sentiva di gestirlo) alla casa di campagna di un noto veterinario la cui madre curava molto bene una specie di pensionato per cani.
Quando, dopo quasi un mese, tornammo a Napoli felici e soddisfatti e prendemmo possesso della nostra casa, io volli faf partecipare Fox alla festa e andai in camppagna a prenderlo accolto da feste esaltanti. E il mio cane, che era diventato ancor più bello e vivace, entrò nell'appartamento nuovo che, per pulizia e pavimenti lucidi, riecheggiava quello di mia madre e (sarà stata le felicità, o la scarsa educazione) lo... celebrò con numerose pipì!!!
Fu allora che Irene, improvvisamente diventata simile a mia madre (nelle sue tante virtù, ma anche nei pochi difetti), si agitò a tal punto che ...ricondussi Fox al pensionto in campagna!!
Nei giorni successivi la casa, il matrimonio e il lavoro funzionavano stupendamente con l'unico neo dellamia separazione da Fox.
Appena potevo correvo in campagna e conducevo iòl mio bel cane in lunghe passeggiate riempendolo ricambiato di grandi carezze e qualche volta tentai di ricondurlo a casa, ma Fox non sembrava adatto ad una casa linda e pulità e subito dovevo riportarlo al pensionato. Fin quando non mi resi conto che così non avrei davvero potuto continuare e pregai quindi la proprietaria di regalarlo a chi avrebbe potuto garantire per Fox affetto e la libertà alla quale era stato abituato. Appresi con dolore e piacere al tempo stesso che Fox era stato adottato da uno dei figli del proprietario di un grande e notissimo ristorante camping e pompa di benzina che sorgeva sulla strada nazionale per Roma. Il dolore poi fu quasi completamente annullato quando mi dissero che Fox viveva felice in quella specie di paradiso per cani dove il suo nuovo padrone lo conduceva sempre con se financo sulla...vespa.
Ed io per lunghi mesi non passavo più per quella strada o se dovevo proprio farlo accelleravo nei pressi di quel ristorante forzandomi a non guardare in quella direzione.
Quasi un anno era tyrascorso ed io preso dal lavoro e dalla vita matrimoniale acevo quasi dimenticato Fox e la voglia di cani. Ma un giorno, di ritorno da Roma e dovendo fare benzina, fermai, dimentico, proprio a quella pompa. Scesi per pagare e notai un grande e bellissimo pastore tedesco a catena vicino il distributore ma quasi non ci feci caso fin quando non...parlai!! Allora il cagnone si agitò, torse la catena e compresi e ricxordai: ERA FOX!!! Lo feci liberale e lui si precipitò come nei lontani tempi passati nella mia macchina, sul sedile posteriore (eppure l'auto non era quella alla quale era abituato!!).
Che feste ci fece, quanto amore, quanta tenerezza!!!!Avrei voluto chiudere gli sportelli e andar via portandolo con noi, ma poi la razionalità, l'accertami che era trattato benissimo e quello stare a catena era del tutto eccezionale e la mia vita, i miei impegni! Mi limitai a condurlo con me e Irene al bar a dargli da mangiare qualcosa, e poi...fuggimmo via come dei ladri MA SENZA FOX, e per lunghi anni davvero non passai più di lì e quell'episodio, il non aver ripreso FOX costituisce da tanti anni uno dei miei complessi di colpa!!
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Re: I MIEI CANI
Da Admin il Ven 9 Gen 2009 - 17:52

STORIA SINTETICA di PUFFI 1 e PUFFI 2 !!!(mancano foto)
Dopo aver rinunciato a Fox 2, non riuscivo ad accantonare il desiderio di avere comunque un cane e un giorno pasando per un negozio di animali, trovai un...batuffolo bianco! Era un cucciolotto di volpino vivacissimo microscopico al punto che, una volta comprato entrava tutto nella tasca del mio cappotto dal quale emerse, una volta a casa, a conquistare mia moglie.
Lo chiamai Puffi e la sera quando, stanco dalla giornata lavorativa, mi abbandonavo sulla poltrano del tinello a vedere la televisione, si aggomitolava su di me dandomi affettuose leccatine miste a provocatori piccoli morsi. E Puffi fu con noi per circa due anni deliziandoci e facendoci disperare perchè aveva un caratterino ribelle e quando veniva rimproverato si rifugiava sotto il mollettone del letto matrimoniale e ne veniva fuori solo se agganciato da due picozze da montagna. Ma eravamo felici con lui che aveva iniziato una personalissima battaglia con i colombi che si affollavano nel grande cortile del nostro palazzo e particolarmente sullo stretto cornicione sul quale poggiava una nostra balconata facente parte della sopraelevazione del fabbricato.
Preoccupato per quelle pericolose scorribande, provvidi ad avvolgerecompletamente le inferriate con una rete metallica, eppure una triste mattina ci avvisarono che Puffi giacena inanimato nel cortile oltre venti metri più in basso!!!!
Mi precipitai disperato a raccoglierlo e a trasportarlo senza che desse segni di vita al lontano ambulatorio della protezione degli animali dove, putroppo ne costatarono la morte!!
Come avesse fatto a precipitare giù fu e rimase un mistero perchè la rete metallica era intatta e la ringhiera era alta ben più di un metro.
Per cercare di attenuare il nostro dolore facemmo venire un altro volpino che somigliava moltissimo a Puffi tranne che per un piccolo difetto al musetto. Lo chiamammo Puffi2.
Ma non ricordo più per quale motivo (forse il mio continuo viaggiare per lavoro, o forse l'impossibilità di affidarlo a qualcuno quando mia moglie veniva con me) lo regalammo a un dipendente di mio padre che ne fece il...re della sua casa!! E fu fortunato Puffi 2 per il grande affetto che lo circondava da parte d'un intera famiglia e per le cure e le attenzioni (forse un po' esagerate) che gli praticavano: pelo sempre e continuamente lavato e spazzolato, cibo abbondante consumato sulla tavola familiare di cui lui occupava un posto come un normale commensale. Sono felice di poter dire che Puffi 2 fu un cane felice e visse per moltissimi anni, ma io evitai di frequentarlo tranne una volta che ci fu, in visita, condotto a casa senza che minimamente dimenticasse o accantonasse i suoi nuovi e veri padroni.
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MessaggioTitolo: Re: I MIEI CANI   I MIEI CANI 16gd9bkLun Gen 19, 2009 1:11 pm

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Re: I MIEI CANI
Da Admin il Ven 9 Gen 2009 - 17:57

STORIA SINTETICA di VON !!!!(mancano foto)
Dopo aver regalato Puffi 2 principalmente per le precarie condizioni di salute di mia moglie e per il mio intensissimo lavoro ed aver effettuato il terzo trasferimento di casa in meno di 3 anni, ricominciai a desiderare un cane non appena mia moglie guarì e il mio lavoro divenne un po' meno intenso.
Ogni mattina, nel recarmi in ufficio, passavo davanti ad una piccola uccelleria che era lungo il percorso. Sempre attratto da ogni tipo di animale, posteggiavo l'auto e mi fermavo per qualche minuto ad osservare le novità che ogni giorno apparivano in vetrina. Da molti giorni un cucciolone di cane dal manto bellissimo bianco con piccole macchie nere e dolcissimi occhi dal colore differente uno dall'altro, attirava la mia attenzione ed ero fortemente tentato di acquistarlo. Con i grandi orecchi bianche che gli pendevano ai lati del capo, mi sembrava un cane da caccia, ma me ne guardavo bene dal chiederne di che razza fosse (era un dalmata) nè altro e resistevo alla tentazione, ma mi ripromettevo di prenderlo se il giorno dopo l'avessi anxcora trovato lì.
Trascorsero ben dieci giuorni e quello che avrei chiamato VON era sempre lì a tentarmi a generare in me tenerezza. E infine lo presi!
Era buonissimo equilibrato ed ubbediente e presto diventò il mio compagno inseparabile. Era con me in auto, in ufficio e financo allo stadio alle partite di calcio o agli incontri di tennis.
La domenica mattina avevo preso l'abitudine di condurlo nell'ampia villa comunale dove , senza guinzaglio ed equilibrato com'era, poteva scorazzare a piacimento e farsi amici cani. In particolare divenne amico di un bellissimo levriero afgano che sembrava con la sua altezza e la sua vivacità, dominarlo e non è che la cosa mi facesse piacere! Invece VON , con la sua intelligenza e con la forza dei nervi distesi, divenne presto il capobranco della piccola combriccola fino ad allora capeggiata dall'elegante levriero.
E Von , che avevo chiamato così perchè in quel periodo il mio fraterno amico Alberto ed io schezosamente di appellavamo VonBrawn e VonAlbert, era felice con noi e ci rendeva felici fin quando la insistente presenza di qualche insetto nel suo bellissimo manto sembro resistere ai soliti bagni e non so a chi venne l'infelice idea di spruzzargli il pelo con un insettiocida che vistosamente riportava la scritta di "innocquo agli uomini e agli animali domestici". E purtroppo Von ne rimase gravemente intossicato e a nulla valsero le cure praticategli. Avevo perso (ancora una volta) un grande affettuosissimo e amato compagno e per la prima volta da adulto piansi a dirotto!!!
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Re: I MIEI CANI
Da Admin il Ven 9 Gen 2009 - 17:59





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STORIA SINTETICA di CEPRY !!
Cepry, un vivace cucciolo di meno di due mesi, giunse a consolarci e a lenire i sensi di colpa per la scomparsa del dolcissimo Von. Ci fu consegnato così piccolo perchè faceva parte dell'unica cucciolata disponibile nell'allevamento. Insieme con lui ci giunsero un certo numero di lattine contenenti latte di cagna che diligentemente gli demmo. Ciònonostante dopo un paio di mesi Cepry, saltando giù da un divano si fratturò una zampetta anteriore e il nostro veterinario si lasciò andare ad oscure previsioni sulla possibiltà di futuro per Cepry che già aveva conquistato i nostri cuori. Ma, perbacco, questa volta non dovevamo arrenderci, volevamo lottare fino in fondo sulla...cattiva sorte che sembrava caratterizzare tutti i nostri tentativi di avere un cane per la sua intera vita, un cane insomma che avrebbe dovuto morire di vecchiaia!!!
Mettemmo in moto tutte le nostre conoscenze e alla clinica veterinaria ingessarono la zampetta che ebbe notevoli difficoltà per saldarsi, e poi se ne ruppe un'altra!! Erano particolarmente fragili perchè Cepry non produceva calcio o questo non riusciva a fissarsi nelle ossa delle zampe!! E la acerrima battaglia infuriò per lunghi mesi: frattura, gesso, iniezioni di calcio, vitamina D, esposizione ai raggi solari, e il cucciolone tenace contornato da tutta la nostra pazienza e dal nostro affetto, trotterellava su zampette ingessate.
Alla fine, e dopo numerosi accertamenti radiografici, ci dissero che Cepry era guarito, le sue ossa erano ormai fortissime e non avrebbero più dovuto fratturarsi per banali cadute!! Ma Cepry, una volta liberato dal gesso, non riusciuva a tenere le zampette anteriori nella normale posizione eretta, in sostanza il piede e la prima parte della zampa fino al ginocchio erano tenuti come un piede allungato fino al ginocchio. Fu allora che ebbi un'idea brillante e fortunata: bisognava abituare quel tratto (che clinicamente non era debole e decalcificato) ad assumere la posizione regolare!!! Lunghi incontri con un veterinario e un ortopedico e infine...varammo due stivaletti in cuoio con anima metallica che facevamo indossare a Cepry. E lui, sempre felice del nostro affetto totale e della nostra totale attenzione, riusciva a trottelellare, con suono metallico, nella casa e in qualche giardino/terrazzo dove lo portavamo.
Quanta passione, quanta dedizione e quanto amore ricambiato investimmo in questo tentativo!!!! E. alla fine, fummo ricompensati: Cepry, privato dei gambaletti, teneva le zampe nella piena posizione regolare seppure le zampe anteriori risultavanop un po' più corte del normale!!!!!
Felice incominciai di sera a portarlo, per un accordo con il guardiano, in un grande villa pubblica per farlo correre in piena libertà sul terreno naturale. I primi tempi i passi furono incerti e barcollanti, ma poi man mano sempre più sicuri e Cepry non si arrestò più nemmeno davanti ad un grosso tronco abbattuto, LO SALTO' e lo risaltò: era davvero e completamente guarito!!!!!
E per più di 14 anni Cepry fu sempre con noi, figlio viziatissimo e affettuosissimo convinto ,ne sono sicuro, di essere un uomo e non un cane!! La sera davanti alla televisione fra lui e me c'era la gara per la conquista della mia poltrona e quanto volte vinse lui! Mangiava il nostro cibo, viveva la nostra vita e ci lasciò per vecchiaia alle soglie dei 15 anni di età dopo una vita felice e intensa, dopo averci donato affetto e tenerezza.
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MessaggioTitolo: Re: I MIEI CANI   I MIEI CANI 16gd9bkLun Gen 19, 2009 1:21 pm

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Re: I MIEI CANI
Da Admin il Ven 9 Gen 2009 - 17:57

STORIA SINTETICA di VON !!!!(mancano foto)
Dopo aver regalato Puffi 2 principalmente per le precarie condizioni di salute di mia moglie e per il mio intensissimo lavoro ed aver effettuato il terzo trasferimento di casa in meno di 3 anni, ricominciai a desiderare un cane non appena mia moglie guarì e il mio lavoro divenne un po' meno intenso.
Ogni mattina, nel recarmi in ufficio, passavo davanti ad una piccola uccelleria che era lungo il percorso. Sempre attratto da ogni tipo di animale, posteggiavo l'auto e mi fermavo per qualche minuto ad osservare le novità che ogni giorno apparivano in vetrina. Da molti giorni un cucciolone di cane dal manto bellissimo bianco con piccole macchie nere e dolcissimi occhi dal colore differente uno dall'altro, attirava la mia attenzione ed ero fortemente tentato di acquistarlo. Con i grandi orecchi bianche che gli pendevano ai lati del capo, mi sembrava un cane da caccia, ma me ne guardavo bene dal chiederne di che razza fosse (era un dalmata) nè altro e resistevo alla tentazione, ma mi ripromettevo di prenderlo se il giorno dopo l'avessi anxcora trovato lì.
Trascorsero ben dieci giuorni e quello che avrei chiamato VON era sempre lì a tentarmi a generare in me tenerezza. E infine lo presi!
Era buonissimo equilibrato ed ubbediente e presto diventò il mio compagno inseparabile. Era con me in auto, in ufficio e financo allo stadio alle partite di calcio o agli incontri di tennis.
La domenica mattina avevo preso l'abitudine di condurlo nell'ampia villa comunale dove , senza guinzaglio ed equilibrato com'era, poteva scorazzare a piacimento e farsi amici cani. In particolare divenne amico di un bellissimo levriero afgano che sembrava con la sua altezza e la sua vivacità, dominarlo e non è che la cosa mi facesse piacere! Invece VON , con la sua intelligenza e con la forza dei nervi distesi, divenne presto il capobranco della piccola combriccola fino ad allora capeggiata dall'elegante levriero.
E Von , che avevo chiamato così perchè in quel periodo il mio fraterno amico Alberto ed io schezosamente di appellavamo VonBrawn e VonAlbert, era felice con noi e ci rendeva felici fin quando la insistente presenza di qualche insetto nel suo bellissimo manto sembro resistere ai soliti bagni e non so a chi venne l'infelice idea di spruzzargli il pelo con un insettiocida che vistosamente riportava la scritta di "innocquo agli uomini e agli animali domestici". E purtroppo Von ne rimase gravemente intossicato e a nulla valsero le cure praticategli. Avevo perso (ancora una volta) un grande affettuosissimo e amato compagno e per la prima volta da adulto piansi a dirotto!!!
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Re: I MIEI CANI
Da Admin il Ven 9 Gen 2009 - 17:59





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STORIA SINTETICA di CEPRY !!
Cepry, un vivace cucciolo di meno di due mesi, giunse a consolarci e a lenire i sensi di colpa per la scomparsa del dolcissimo Von. Ci fu consegnato così piccolo perchè faceva parte dell'unica cucciolata disponibile nell'allevamento. Insieme con lui ci giunsero un certo numero di lattine contenenti latte di cagna che diligentemente gli demmo. Ciònonostante dopo un paio di mesi Cepry, saltando giù da un divano si fratturò una zampetta anteriore e il nostro veterinario si lasciò andare ad oscure previsioni sulla possibiltà di futuro per Cepry che già aveva conquistato i nostri cuori. Ma, perbacco, questa volta non dovevamo arrenderci, volevamo lottare fino in fondo sulla...cattiva sorte che sembrava caratterizzare tutti i nostri tentativi di avere un cane per la sua intera vita, un cane insomma che avrebbe dovuto morire di vecchiaia!!!
Mettemmo in moto tutte le nostre conoscenze e alla clinica veterinaria ingessarono la zampetta che ebbe notevoli difficoltà per saldarsi, e poi se ne ruppe un'altra!! Erano particolarmente fragili perchè Cepry non produceva calcio o questo non riusciva a fissarsi nelle ossa delle zampe!! E la acerrima battaglia infuriò per lunghi mesi: frattura, gesso, iniezioni di calcio, vitamina D, esposizione ai raggi solari, e il cucciolone tenace contornato da tutta la nostra pazienza e dal nostro affetto, trotterellava su zampette ingessate.
Alla fine, e dopo numerosi accertamenti radiografici, ci dissero che Cepry era guarito, le sue ossa erano ormai fortissime e non avrebbero più dovuto fratturarsi per banali cadute!! Ma Cepry, una volta liberato dal gesso, non riusciuva a tenere le zampette anteriori nella normale posizione eretta, in sostanza il piede e la prima parte della zampa fino al ginocchio erano tenuti come un piede allungato fino al ginocchio. Fu allora che ebbi un'idea brillante e fortunata: bisognava abituare quel tratto (che clinicamente non era debole e decalcificato) ad assumere la posizione regolare!!! Lunghi incontri con un veterinario e un ortopedico e infine...varammo due stivaletti in cuoio con anima metallica che facevamo indossare a Cepry. E lui, sempre felice del nostro affetto totale e della nostra totale attenzione, riusciva a trottelellare, con suono metallico, nella casa e in qualche giardino/terrazzo dove lo portavamo.
Quanta passione, quanta dedizione e quanto amore ricambiato investimmo in questo tentativo!!!! E. alla fine, fummo ricompensati: Cepry, privato dei gambaletti, teneva le zampe nella piena posizione regolare seppure le zampe anteriori risultavanop un po' più corte del normale!!!!!
Felice incominciai di sera a portarlo, per un accordo con il guardiano, in un grande villa pubblica per farlo correre in piena libertà sul terreno naturale. I primi tempi i passi furono incerti e barcollanti, ma poi man mano sempre più sicuri e Cepry non si arrestò più nemmeno davanti ad un grosso tronco abbattuto, LO SALTO' e lo risaltò: era davvero e completamente guarito!!!!!
E per più di 14 anni Cepry fu sempre con noi, figlio viziatissimo e affettuosissimo convinto ,ne sono sicuro, di essere un uomo e non un cane!! La sera davanti alla televisione fra lui e me c'era la gara per la conquista della mia poltrona e quanto volte vinse lui! Mangiava il nostro cibo, viveva la nostra vita e ci lasciò per vecchiaia alle soglie dei 15 anni di età dopo una vita felice e intensa, dopo averci donato affetto e tenerezza.
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MessaggioTitolo: Re: I MIEI CANI   I MIEI CANI 16gd9bkLun Gen 19, 2009 1:28 pm

STORIA di GIMMI (e RAMONA) inizia così e prosegue in PADRONI ATTENZIONE!
(libro che potrete leggere in http://brunocotronei.3forum.biz

Ramona è vissuta invece fino a quasi 15 anni vicino, sempre fedelissima e attenta ai suoi (padroni) genitori.!
Avevo telefonato all'allevamento Montespino da dove qualche ora dopo tre dalmati. due femmine e un maschio, giunsero per conquistarci. Avrei desiderato un cucciolo di due mesi, non quei cuccioloni di cinque e dieci. Ma in quel tiepido aprile del '79 l'allevamento non ne disponeva e l'invio, l'arrivo dei tre cani, era stato un ripiego. Le femmine mi sembrarono subito insignificanti, per quanto graziosissime e con un viso dolcissimo. Il maschio, alto, robusto, altero, dal corpo muscoloso, perfetto, mi conquistò a prima vista, specialmente per quel "capocchione" grosso, pesante, i grandi occhi rotondi nerissimi che alternavano lampi selvaggi ad un certo che di triste, sofferto. Era, mi avevano raccontato, uno dei maschi, il più giovane, sui quali contavano come futuro stallone. ma era anche, mi dissi, un cane che non aveva famiglia e che non l'avrebbe mai avuta. Un allevamento non è una famiglia: li nutre più che bene, li fa correre, li allena, ma non può ovviamente dare al cane - essere più che mai desideroso di carezze, di un padrone tutto suo, di una casa da proteggere -l'affetto, unica vera cosa che lo rende felice, realizzato.
A differenza delle due femmine di molto più piccole d'età e di taglia, Gimmy (questo era il suo nome) non corteggiava, non veniva verso di noi con movenze suadenti, con l'umida lingua distribuente baci -toccatine veloci, calde alle nostre gambe, alle nostre mani-, ma s'aggirava lento, dignitoso, altero per il mio studio, il terrazzo, per poi accucciarsi con la testa, il capocchione, tenuta ben alta sul collo sodo, bellissimo, dal pelo vellutato. Sembrava una specie di leopardo, più attraente ancora con quel manto impareggiabile, brillante, dal fondo bianco, puro, costellato di dense macchie nere senza sbavature, rotonde e ben delimitate. Fu un amore a prima vista: un dalmata - razza stupenda - che poteva rivaleggiare in potenza con un dobermann, un boxer di grossa taglia, un piccolo alano arlecchino; e poi quegli occhi, quel portamento, quella tristezza ...
Avrei dovuto convincere mia moglie. Ero consapevole che mai avrebbe accettato un altro dalmata maschio. Il ricordo, l'amore di Cepry, il nostro precedente cane, era ancora troppo vivo, e se proprio avesse acconsentito, avrebbe preferito una delle due femmine, dolci, piccole, affettuose. Lentamente, con abilità riuscii a far convergere la sua attenzione su quel magnifico esemplare e tentai di fugare ogni perplessità per l'età, il sesso, il ricordo. Rimaneva la prova-casa, più volte negli anni passati pressappoco rivoluzionata da Cepry, al quale quasi se non tutto si perdonava per la tenerezza e il calore infiniti che ogni giorno ci donava, viziato e trattato come un figlio e che più di un figlio ci ricompensava. Lasciammo allevatore e dalmate allo studio e salimmo verso la nostra abitazione lungo le scale del palazzo seguiti da Gimmy. Non era timido, non era invadente, ma dignitoso e serio e seppe comportarsi da vero gentleman: ubbidiente quel tanto necessario, mai abbandonandosi a corse sfrenate che avrebbero compromesso mobili, ninnoli, tappeti e pavimenti e . . . si conquistò il posto e poi l'affetto.
Dormiva in una stanzetta con balcone in una di quelle cucce per cani di panno colorato avvoigente un'anima di gommapiuma, e non si muoveva di lì se non riceveva un preciso ordine. Solo la mattina, quando mi vedeva prepararmi per uscire, dava qualche segno d'agitazione nel dubbio, per lui angoscioso. se l'avessi condotto con me o lasciato in casa e dava manifeste prove di gioia quando gli facevo cenno di seguirmi allo studio ed uscivamo insieme sul terrazzo, una specie di grossa L di settanta metri quadrati al primo piano e prospiciente un grande meraviglioso parco dove dagli alberi secolari sempreverdi giungono profumi e sensazioni di bosco e un suadente concerto d'uccelli che si mescola all'aria ossigenata, pura, solo sul tardi parzialmente inquinata dall'intenso traffico. Soltanto allora Gimmy si scatenava in tutta la sua prepotente energia, nella scattante vitalità e inseguiva e afferrava la piccola palla di gomma che gli lanciavo due, tre volte o abbaiava con veemenza, correndo velocissimo lungo la balconata, a qualche cane di passaggio. Poi mi raggiungeva e si ac cucciava ai miei piedi, rispettoso del mio lungo lavoro allo scrittoio.
All'una ritornavamo a casa e Gimmy affondava il muso nella scodella colma di cibo che divorava con voracità insaziabile, fino all'ultima mollica, passando e ripassando la lingua sul fondo e sui bordi del contenitore, tanto da renderlo pulito e splendente al punto tale che solo ad un attento esame non sembrava accuratamente lavato con acqua e sapone.
Nei primi tempi non aveva occhi che per me, viveva quasi in simbiosi con me, afferrando a volo, intuendo ogni mia più riposta intenzione e gioiva agitando violentemente la coda se ero contento, o intristendosi, la coda bassa, se avevo qualche problema, se ero nervoso o turbato. Avvertiva, con sesto senso spiccatissimo, che lo avevo accettato, gli volevo bene, mentre sembrava consapevole di non godere ancora dei favori di mia moglie; né si mostrava servile, ruffiano per accattivarsene l'affetto. Ero io che lo spedivo, senza farmene accorgere, da lei e lo vedevo aggirarsi nei pressi sempre dignitoso, con i grandi occhi rivolti verso quelli di lei, e quando lo lasciavo a casa rimaneva per ore in attesa silenzioso e tranquillo nella sua cuccia e non varcava, se non ne riceveva l'ordine, la soglia della sua stanzetta. Quale differenza in casa rispetto all'invadenza gioiosa, sicura, a volte nevrotica di Cepry, padrone incontrastato degli ambienti, dei letti e del cuore di mia moglie, di mia figlia e della domestica. Eppure Gimmy non era quieto di carattere, non era riservato. Ce ne accorgemrno con il passare delle setti mane con le prime carezze, con le prime lotte e i primi giochi sui tappeto che mia moglie gli concesse, e allora si sciolse, perse ogni timore, ogni riservatezza e la sua presenza anche in casa, la sua spiccata propensione alla guardia. alla socialità, s'esplicarono con feste, salti, abbaiate, richieste di pezzetti di pane che attendeva dalle donne di casa. sollevandosi e mantenendosi a lungo eretto sulle zampe posteriori dai muscoli di ferro il capocchione proteso verso l'alto, gli occhi lampeggianti.
Ma in me quel terrazzo dello studio, da tempo desiderato e inseguito, con i bracci lunghi oltre quindici metri, aveva scatenato il desiderio, represso per anni, di avere perlomeno un altro cane. Ero convinto che una coppia sarebbe stata l'ideale e, amante come sono dei cani, avrei voluto possederne magari un
esemplare di ognuna delle razze di taglia medio-grande più diffuse. Forse un pastore tedesco, un alano, un dobermann, uno schnauzer gigante. Avevo molti libri sui. cani e nei momenti liberi li consultavo, arrovellandomi su quale - non era pensabile di averne ancora più di uno - potesse fare al caso mio e di Gimmy, che mi piaceva, sì, e amavo, ma non era ancora riuscito a riempire del tutto il vuoto lasciato da Cepry, bello, affettuoso e coccolone come ogni dalmata, fedele come un pastore tedesco, aggressivo e difensore del padrone come un dobermann.
Prolungate furono le discussioni e i contrasti conmia moglie e poi, alla fine, riuscii a spuntarla e giunse Ramona.
Un contenitore rosso fuoco e da una porticina forata spuntò un esserino nero con qualche tenue focatura sulle zampe e orecchie diritte come antenne, mobili come un periscopio che s'ergevano sulla testa piccola dal muso non ancora di lupo, come comunemente viene chiamato il pastore tedesco. Era timidissima, piccola - non aveva due mesi -, gli occhi carboni ardenti che si fondevano quasi del tutto con il capo e il tartufo spugnoso. I patti con mia moglie erano chiari: la nuova arrivata doveva rimanere nello studio, usufruire del terrazzo e dormire in una stanzetta-ripostiglio. (SEGUE)

Ultima modifica di Admin il Sab 10 Gen 2009 - 10:57, modificato 3 volte
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da Irene Inviato: 05/02/2004 0.30
I MIEI CANI Z_iren10

Quando arrivò e incominciò a muovere i primi incerti passi sulla maiolica eravamo tutti lì, mia moglie, mia figlia, io e Gimmy, e Ramona subito si diresse verso quel colosso bianco e nero che l'annusava curioso e si protese verso il muso di lui cercando senza riuscirvi di raggiungerlo nel tentativo di baciarlo, la linguetta guizzante, e Gimmy scodinzolò, la leccò e la prese sotto la sua protezione che non venne mai meno. E Ramona viveva per lui, lo seguiva muovendo a velocità folle le zampette corte dai solidi larghi piedi che scivolavano sul pavimento per cercare di tenere il passo del fratello maggiore che rallentava l'andatura e si fermava per farsi raggiungere, attento sempre, magari quando si scatenava ad abbaiare ai passanti, a non travolgerla, a non farle male e si rovesciava per terra, la pancia all'aria, per permetterle di essere più alta di lui, di sovrastarlo, di aggredirlo con piccoli innocui morsetti e poi con un lento movimento del capocchione l'allontanava per rialzarsi. Era nato un amore, un grande amore, tanto più strano ed apprezzabile se si pensa che Gimniy - allevato per stallone - aveva un'aggressività violenta, possente verso gli altri cani e una volta aveva quasi squartato un grosso boxer che aveva osato sfidano, uscendo dalla lotta, da me subito interrotta. del tutto indenne. macchiato dal sangue delle ferite che aveva procurato all'avversario.
Ma altri amori erano nati: quello di mia moglie per il piccolo essetino nero e per Gimmv, tanto bello, forte, affettuoso e generoso. Era gratificante vederli giocare insieme in un agitarsi di braccia e zampe di varie dimensioni e colore e ci conquistava osservare il capocchione di Gimmy poggiato sul bracciolo o il piano di una poltrona, quasi gli pesasse, con gli occhi vivi, contenti, ammiccanti, mentre la coda vorticava in un mulinello senza tregua.
Ramona era timida, paurosa, ma quando si usciva tutt'insieme procedeva fiduciosa con andatura corretta, sicura se il breve guinzaglio assicurato al minuscolo collare giallo di cuoio era afferrato dai denti di Gimmy, che con il massimo impegno e pressione dolce e costante, la guidava, attento alle gambe dei passanti o agli ostacoli del terreno.
E Ramona incominciò a crescere, ad irrobustirsi, a correre sempre più velocemente sul pavimento di gomma che avevo fatto applicate su parte del terrazzo. Quasi ogni giorno la misuravo con un metro pieghevole o confrontavo l'altezza del garrese con quella dei vasi di varie dimensioni. Venticinque centimetri, trenta e così via. Ora, quando non c'erano visitatori allo studio, non solo Gimmy, ma anche Ramona rimaneva a lungo accucciata ai miei piedi e nessuno dei due abbaiava, guaiva,~ rispettosi, orgogliosi di custodire il mio lavoro. E Gimmy aveva lasciato alla sua protetta il posto che fino ad allora era stato occupato da lui e poi fuori, su1 terrazzo, rallentava la corsa e si faceva precedere dalla lupetta invadente ma baciona, quando lanciavo ai due compari la palla di gomma, e se nei primi tempi avevo definito " signor Gimmy e palla "il suo non separarsene mai, presto dovetti aggiungere " signorina Ramona e palla ", perché lei tutto imitava del suo grande compagno, anche il correre a perdifiato ifl un continuo andirivieni lungo la ringhiera della balconata.
E, pur timida e paurosa, come lo sono buona parte dei lupi nei primi mesi di vita, seppe utilizzare ogni più riposto coraggio quando incominciai a tentare d'insegnarle a saltare un piccolo ostacolo, alto non più di trenta centimetri, che ponevo nella parte più lunga e stretta del terrazzo. Le ordinavo di seguirmi e poi d'improvviso iniziavo a correre superando l'asta e lei mi seguiva ubbidiente per poi fermarsi - orecchie basse - con gli occhi imploranti, l'espressione mortificata per non potermi accontentare. La blandivo allora e le impartivo piccole punizioni, ma sembrava non ci fosse nulla da fare fin quando Gimmy, che seguiva incuriosito tutto quel nostro affannarci, non spiccò a sua volta il salto con breve rincorsa e una specie di volo rettilineo che lo portò ben più in alto e ben oltre l'asticella, abituato com'era a superare senza la minima paura ostacoli molto più consistenti. E . . . miracolo, potenza dell'imitazione e della totale fiducia, anche Ramona saltò e risaltò e sempre più su ad ogni mio oplà. fermandosi solo quando non msistevo più, quasi delusa perché quello per lei costituiva un lavoro, e i pastori tedeschi amano lavorare, rendersi utili, accontentare in ogni occasione il padrone.
Differente era il comportamento di Gimmy, gli occhi grandi, intelligenti, umani, sembrava disapprovare tutto quel saltare a vuoto, senza uno scopo e si rifiutava di ubbidire a quegli, per lui, insulsi oplà; ma lo faceva con naturalezza e coraggio quando per seguirmi doveva far salti alti anche più di un metro e su un terreno scivoloso e meno sicuro del pavimento di gomnìa o di moquette.
Caratteri diversi: allegro, ciancioso, festaiolo, guardiano vigile, addirittura sconsiderato il dalmata che si lanciava senza timore, senza preventiva valutazione contro la fonte del più impercettibile rumore di notte o di giorno, da solo o in compagnia; attenta, riservata, misuratrice Ramona, tutta dedita alla difesa dei padroni e di Gimmy, e quando c'era un ospite in casa o allo studio s'accucciava pronta allo scatto, all'azione immediata ad ogni minimo gesto che, secondo il suo cervello, poteva costituire un pericolo sia pur minima per i suoi protetti. Anche quando le esigenze corporali si facevano impellenti, il comportamento dei due compari era diverso. Qualsiasi posto del terrazzo o della strada era buono per Gimmy; sempre il solito nell'angolo più nascosto e che meno poteva dar fastidio, per Ramona. Pari invece era l'entusiasmo quando all'una s'infilavano con me in ascensore per ritornare a casa a mangiare e, nel breve tragitto e nell'angusta cabina, musi, gambe e code bianche, nere e grigiastre mi giravano intorno e mi urtavano in un'ansia a stento controllata. Ma, non appena la porta di casa si spalancava, Gimmy partiva a razzo verso la stanzetta e il terrazzino dove le scodelle colme li attendevano, mentre Ramona si fermava prima a salutare chi apriva, scodinzolando e guaendo di felicità ed impiegava il doppio del tempo per consumare il cibo, ringhiando al fratello e compiendo attacchi dimostrativi contro di lui nel timore che s'impadronisse anche della sua razione, più abbondante, ma poi, quando vedeva il fondo del contenitore in plastica, lo lasciava, quasi con noncuranza o per un atto generoso, al compagno che ripuliva e lucidava meticolosamente anche quello dopo aver reso già splendente il suo.
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MessaggioTitolo: Re: I MIEI CANI   I MIEI CANI 16gd9bkMer Gen 21, 2009 11:07 pm

wow! dovrei farlo leggerlo a mio cugino cinofilo!
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MessaggioTitolo: Re: I MIEI CANI   I MIEI CANI 16gd9bkMar Feb 10, 2009 11:43 am

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MessaggioTitolo: Re: I MIEI CANI   I MIEI CANI 16gd9bkMer Feb 11, 2009 10:47 pm

che carini!
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