"Sanaa non uccisa per religione"
Imam: "Il padre non era un praticante"
"Ciò che è accaduto alla povera Sanaa è un fatto davvero strano, che noi stessi non riusciamo a spiegarci". E' attonito l'Imam della moschea di Pordenone, il marocchino Mohamed Ovatiq. Perché, sostiene, il delitto "non ha nulla a che fare con la religione": il padre della giovane, infatti, "non era affatto un musulmano praticante. Di solito beveva alcolici e non veniva mai in moschea". El-Ketawi, per il religioso, è stato colto da un raptus di follia.[
"Devo dire che questa vicenda si inserisce nel problema più ampio che riguarda le tante famiglie musulmane che non seguono la religione islamica e i suoi precetti - spiega l'Imam - infatti noi siamo impegnati da tempo nel dirimere le controversie familiari che quotidianamente ci sono all'interno delle famiglie di immigrati musulmani".
"Abbiamo il compito anche di risolvere i loro problemi personali. Invece nel caso di Sanaa - aggiunge - il padre ha fatto tutto da solo, senza parlarne nemmeno con la moglie. Lei stessa non avrebbe mai immaginato una cosa del genere . El-Ketawi è stato spinto da un raptus di follia dopo che da tempo si era messo alla ricerca della figlia, la quale era scappata di casa e da un mese non dava sue notizie alla famiglia".
L'Imam marocchino spiega anche quale sia la posizione della madre di Sanaa in questa vicenda e il perché si sia offerto di fare da suo portavoce, subito dopo l'omicidio, dandole ospitalità in casa propria. "Io mi sono visto costretto a portarla a casa mia perché mi sono trovato davanti a una donna sola che qui non aveva nessuno in grado di aiutarla o di assisterla - aggiunge - in questo momento pero' ha lasciato la mia abitazione e si trova a casa di una sua amica. Mi sono offerto di parlare a nome suo con i
giornalisti locali perché la signora non conosce l'italiano e non sa come esprimere nel modo corretto le sue idee. Proprio per questo è sembrato che lei volesse giustificare l'azione del marito, che invece condanna con forza".
L'Imam accusa i media italiani di aver dato una lettura distorta della verità e della posizione della madre di Sanaa. "La donna ha da subito condannato il marito per quanto avvenuto e non ha mai giustificato un crimine di questo genere che noi tutti condanniamo. La madre della ragazza ha infatti detto che il marito era un criminale, ma ha aggiunto che, nonostante tutto, continuava a essere suo marito e padre degli altri suoi figli".
Intanto il Gip del Tribunale di Pordenone, Alberto Rossi, ha convalidato il fermo di El Ketawi Dafani, il padre omicida. Il giudice gli ha contestato sltre due aggravanti: quella di aver agito con sevizie e crudeltà e quella di essere stato mosso da motivi futili e abietti. Le due aggravanti escludono che l'uomo possa accedere al rito abbreviato.
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