Admin meryan Amministratrice
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| Titolo: OMOFOBIA COSA VUOLE DIRE? Mer Ott 21, 2009 9:15 pm | |
| L' omofobia "può essere definita come una paura e un'avversione irrazionale nei confronti dell'omosessualità e di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali (GLBT), basata sul pregiudizio e analoga al razzismo, alla xenofobia, all'antisemitismo e al sessismo"[1]. Con il termine "omofobia" quindi si indica generalmente un insieme di sentimenti, pensieri e comportamenti avversi all'omosessualità o alle persone omosessuali[2].
re possibili definizioni del termine omofobia
Le diverse definizioni di omofobia proposte possono essere sintetizzate in tre principali prospettive: accezione pregiudiziale, accezione discriminatoria e accezione psicopatologica:[3]
* l'accezione pregiudiziale considera come omofobia qualsiasi giudizio negativo nei confronti dell'omosessualità. In questa definizione vengono considerate manifestazioni di omofobia anche tutte le convinzioni personali e sociali contrarie all'omosessualità come ad esempio: la convinzione che l'omosessualità sia patologica, immorale, contronatura, socialmente pericolosa, invalidante; la non condivisione dei comportamenti delle persone omosessuali e delle rivendicazioni sociali e giuridiche delle persone omosessuali. Non rientra in questa accezione la conversione in agito violento o persecutorio nei confronti delle persone omosessuali[4].
* l'accezione discriminatoria considera come omofobia tutti quei comportamenti riconducibili al sessismo che ledono i diritti e la dignità delle persone omosessuali sulla base del loro orientamento sessuale. Rientrano in questa definizione le discriminazioni sul posto di lavoro, nelle istituzioni, nella cultura, gli atti di violenza fisica e psicologica (percosse, insulti, maltrattamenti). Questa definizione – che comprende anche l'acting out del sentimento discriminatorio – può essere considerata più pertinente al costrutto di omofobia in senso ristretto[5].
* l'accezione psicopatologica considera l'omofobia come una fobia, cioè una irrazionale e persistente paura e repulsione nei confronti delle persone omosessuali che compromette il funzionamento psicologico della persona che ne presenta i sintomi. Tale valutazione diagnostica includerebbe quindi l'omofobia all'interno della categoria diagnostica dei disturbi d'ansia e rientrerebbe all'interno dell'etichetta di fobia specifica[6]. A differenza delle prime due accezioni, l'omofobia come fobia specifica non è frutto di un consapevole pregiudizio negativo nei confronti dell'omosessualità quanto piuttosto di una dinamica irrazionale legata ai vissuti personali del soggetto. Quest'ultima definizione, per quanto più attinente alla radice etimologica del termine, ad oggi non è sostenuta da una letteratura sufficiente da farla inserire nei principali manuali psicodiagnostici[7].
Etimologia Omofobia deriva dal greco homos (stesso, medesimo) e fobos (paura). Letteralmente significa "paura dello stesso", tuttavia il termine "omo" è qui usato in riferimento ad omosessuale. Il termine è un neologismo coniato dallo psicologo clinico George Weinberg nel suo libro Society and the Healthy Homosexual (La società e l'omosessuale sano), pubblicato nel 1971.
Un termine precursore è stato omoerotofobia, coniato dal dottor Wainwright Churchill nel libro "Homosexual behavior among males" (Comportamento omosessuale tra maschi), pubblicato nel 1967. Caratteristiche
Intesa nel senso di "paura fobica e irrazionale", l'omofobia non è inserita in alcun manuale di diagnostica psicologica come patologia, è quindi errato pensare che sia medicalmente una fobia, come invece il nome potrebbe portare a credere. L'omofobia non è legata a una credenza politica o a un livello culturale, ma piuttosto al livello di equilibrio del singolo individuo. È stato infatti riscontrato da decenni il fatto che tendono all'omofobia le "personalità autoritarie", rigide, insicure, che si sentono minacciate dal "diverso da sé" (ovviamente non solo omosessuale). Alti livelli di omofobia sono stati riscontrati anche in persone in lotta con una forte omosessualità latente o repressa.[8] [9] Un manifesto anti-omofobia
In questo secondo senso l'omofobia può trarre nutrimento e soprattutto legittimazione da condanne ideologiche, religiose o politiche.[10]
Per omofobia si può intendere anche la paura dell'omosessualità, ed in particolare la paura di venire considerati omosessuali, ed i conseguenti comportamenti volti ad evitare gli omosessuali e le situazioni considerate associate ad essi.
L'omofobia consiste nel giustificare, condonare o scusare atti di violenza, ma anche nel caso di discriminazioni (tali in quanto non fondate su dati incontestabili o di plausibilità scientifica, ma soltanto sul pregiudizio), di marginalizzazione e di persecuzione perpetrati contro una persona in ragione della sua reale o presunta omosessualità (si pensi ai soggetti bisessuali o anche semplicemente a persone che hanno un atteggiamento o un aspetto che non rientra nel comune stereotipo di genere sessuale, ad esempio le persone definite "effeminate"). La paura di venire considerati omosessuali
Probabilmente l'omofobia è correlata al timore di essere considerati omosessuali. Questo timore, dice Erich Fromm, è più frequente negli uomini che nelle donne, perché dal punto di vista culturale il maschio omosessuale viene considerato una "femminuccia", e nel pensiero sessista dominante « se un ragazzo viene definito "femminuccia", si sente bollato e umiliato dal gruppo. Se una ragazza è invece definita un "maschiaccio", a ciò non si accompagna uguale disapprovazione, anzi, spesso diventa motivo di orgoglio [...] Così la "femminuccia" è un codardo, un mammone, mentre la "maschiaccia" è una ragazza coraggiosa, capace di tener testa a un ragazzo. Probabilmente questi giudizi di valore vengono sussunti nell'atteggiamento che in seguito si sviluppa nei confronti dell'omosessualità nei due sessi.[11] »
(Erich Fromm)
Secondo il teorico Calvin Thomas « il terrore di essere considerati omosessuali domina le menti dei "normali eterosessuali", perché proprio questo terrore costituisce la mente di un "normale eterosessuale". È esattamente questo orrore per le "abiette" passioni omosessuali, prodotto e rinforzato dalla società, che crea e fa perdurare le mentalità dei "normali eterosessuali" in quanto tali [...] e che governa l'istituzione della "normativa etero" [...]. L'omofobia comporta non solo la paura di coloro che sono spregevolmente identificati ma anche la paura di essere a propria volta spregevolmente riconosciuti: la paura, come dal significato letterale della parola, di essere "uguali a". Quest'ultima paura è una componente considerevolmente più forte nell'omofobia che nel sessismo o nel razzismo, perché il maschio sessista o il bianco razzista corrono molto meno il "pericolo" di essere scambiati per una donna o un non-bianco, rispetto a un "normale eterosessuale" di essere "scambiato" per un omosessuale...[12] »
(Calvin Thomas) L'omofobia interiorizzata
L’omofobia interiorizzata consiste nell’accettazione da parte di gay e lesbiche di tutti i pregiudizi, le etichette negative e gli atteggiamenti discriminatori verso l'omosessualità. Questa interiorizzazione del pregiudizio è per lo più inconspevole e può portare a vivere con difficoltà il proprio orientamento sessuale, a contrastarlo, a negarlo o addirittura a nutrire sentimenti discriminatori nei confronti degli omosessuali.[13] Una protesta della Westboro Baptist Church; un gruppo identificato dall'Anti-Defamation League come "Omofobico virulento"[14] [15]. Un caso di vandalismo omofobico Conseguenze dell'omofobia
L'omofobia può diventare causa di episodi di bullismo, di violenza o di mobbing nei confronti delle persone LGBT[16]. Secondo l'Agenzia per i diritti Fondamentali (FRA) dell’Unione Europea l'omofobia nel 2009 danneggia la salute e la carriera di quasi 4 milioni di persone in Europa[17][18]. L'Italia è il paese dell'Unione Europea con il maggior tasso di omofobia sociale, politica ed istituzionale[19]. Aspetti legislativi [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Omosessualità e leggi antidiscriminatorie.
In ambito legislativo, in molte nazioni, soprattutto europee sono previsti strumenti legislativi, di carattere civile e penale, finalizzati al contrasto dell'omofobia intesa principalmente come discriminazione basata sull'orientamento sessuale.
Va evidenziato che le legislazioni esistenti in molti casi mantengono distinto l'aspetto della non discriminazione dalle norme mirate invece a sanzionare in modo specifico azioni e comportamenti esplicitamente omofobici, quali atti violenti o di incitamento anche solo verbale all'odio. Ci sono legislazioni che fanno rientrare questo secondo aspetto in un ambito legislativo non specifico, non considerando quindi la motivazione dell'omofobia per il reato o non prevedendo sanzioni specifiche per le espressioni di odio o di incitamento all'odio legate all'orientamento sessuale.
L'omofobia, intesa come atto violento e/o incitamento all'odio, è esplicitamente punita come reato[20] con sanzioni carcerarie e/o pecuniarie in Danimarca, Francia, Islanda, Norvegia, Paesi Bassi, Svezia e a livello regionale in Tasmania (vietato l'incitamento all'odio).
Norme antidiscriminatorie che menzionano esplicitamente l'orientamento sessuale sono in vigore in Europa[20], oltre che nei paesi sopra citati, in Austria, Belgio, Cipro, Finlandia, in quattro Länder della Germania (Berlino, Brandeburgo, Sassonia e Turingia), Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Romania, Slovenia, Spagna, Svizzera, Ungheria, Regno Unito, Repubblica Ceca, Serbia e Montenegro.
Al di fuori dell'Europa, leggi antidiscriminazione sull'orientamento sessuale sono in vigore[20] in Australia, in alcuni stati del Brasile, in Canada, Colombia, Ecuador, Isole Fiji, Israele, Stati Uniti d'America e Sudafrica. La situazione legislativa italiana
In Italia la non discriminazione è regolata dall'Articolo 3 della Costituzione: « Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali »
che però non nomina esplicitamente l'orientamento sessuale che rientrerebbe invece tra le condizioni personali e sociali.
A livello di codice penale, le discriminazioni sono regolate dalla Legge Mancino che nella sua prima formulazione prevedeva esplicitamente anche l'orientamento sessuale, che però venne eliminato dal testo nella stesura definitiva. Allo stato, a oggi in Italia non esiste quindi nessuna legislazione penale esplicita né contro la discriminazione né contro gli atti di omofobia e di incitamento all'odio sulla base dell'orientamento sessuale.
La menzione esplicita dell'orientamento sessuale è invece presente nel Decreto legislativo del 9 luglio 2003, che tutela dalle discriminazioni sul luogo di lavoro. Inizialmente questa legge prevedeva delle eccezioni per il personale delle Forze Armate, delle forze dell'ordine e di soccorso, norme poi abolite in seguito alla procedura d'infrazione aperta dalla Comunità Europea contro l'Italia in quanto contrarie alla direttiva comunitaria contro le discriminazioni.
Il 2 ottobre 2009, la commissione Giustizia della Camera dei Deputati ha adottato un testo base, presentato dalla deputata Anna Paola Concia e costituito da un singolo articolo, che tra le circostanze aggravanti comuni previste dall'articolo 61 del codice penale inserisce anche quella inerente all'orientamento sessuale[21]. Tale testo è stato poi bocciato il 13 ottobre 2009 dalla maggioranza di governo su una pregiudiziale di costituzionalità sollevata dall'Unione di Centro[22].
fonte da wikipedia. | |
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Tatami Moderatore
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| Titolo: Re: OMOFOBIA COSA VUOLE DIRE? Mer Ott 21, 2009 11:43 pm | |
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