«Roma senza palme entro il 2015»
Allarme per il parassita-killer
Denuncia dei botanici: il «punteruolo rosso» fa strage
centinaia di alberi attaccati in città e nessuno fa nulla
ROMA - Nel giro di pochi anni la Capitale potrebbe restare senza palme. «Una strage silenziosa». Così lo storico degli alberi Antimo Palumbo definisce l’impressionante epidemia che minaccia le cinquemila palme ornamentali di Roma, per metà piantate nei giardini privati. Il colpevole è un piccolo insetto dell’Asia, arrivato a noi attraverso il Nord Africa, il «punteruolo rosso» (Rhynchophorus ferrugineus) che attacca i germogli e alla fine provoca la caduta della chioma. Nella Capitale è arrivato da qualche settimana e già ha fatto disastri: a Caracalla come al Prenestino, al Nomentano e ad Ostia.
DALLE SPIAGGE A CARACALLA - Dopo l’attacco di questa estate sul Litorale Pontino, il parassita ha cominciato ad invadere anche la Città Eterna: molto probabilmente per colpa dei vivai, «untori inconsapevoli, almeno spero – dice Palumbo –. Sono molto preoccupato: ho calcolato che, a questo ritmo nel 2015 perderemo tutte le palme canariensi (Phoenix canariensis) romane. Un patrimonio inestimabile che sta andando in rovina senza che nessuno faccia nulla». Un patrimonio che conta un'età media di 70-80 anni: Tanto ci vuole per far crescere una palma d'alto fusto al massimo del suo splendore.
LA CONTA DELLE VITTIME - Ogni giorno il Servizio Giardini del Comune di Roma segna i nuovi casi. Anche Palumbo conta le vittime. «Negli ultimi giorni a Porta Metronia ne ho viste tre – aggiunge - una persino limitrofa alla sede dell’Assessorato comunale all’ambiente. Quattro al Prenestino in un giardino gestito dalle suore, una al Pigneto e sono molto preoccupato per tutte le 30 palme di via della Musica all’Eur». E mercoledì mattina, i tecnici dell'ufficio giardini intenti a preparare l'inaugurazione di un nuovo giardino a Villa Celimontana, contavano mestamente almeno 8 vittime nel parco sopra al Celio.
DEVASTAZIONE A OSTIA - Per non parlare dell’Infernetto e di Ostia dove il punteruolo ha già devastato quasi tutte le palme. «Per quelle già malate non si può fare nulla – spiega Palumbo -. Ma dobbiamo sbrigarci per proteggere le altre. Con l’inizio della bella stagione potremo trovarci di fronte a una vera pandemia. La maggiore attività del punteruolo adesso è in estate, da luglio ad agosto: è un animale che resiste anche ai 50 gradi. Ora che l’insetto è in fase di riposo e bisognerebbe agire velocemente con la prevenzione».
COSTI TROPPO ALTI - Per prima cosa, suggerisce Palumbo, «occorre dichiarare lo stato di calamità con un numero verde a livello nazionale per le segnalazioni. Il servizio giardini di Roma e del Lazio non hanno i soldi e i mezzi necessari per affrontare da soli l’emergenza».
Il problema, infatti, è che per evitare il contagio (il punteruolo è particolarmente infestante) bisogna abbattere con le necessarie cautele le piante malate e smaltire i resti in un sito appropriato. «Un privato che vuole rimuovere la palma infetta deve spendere almeno 700 euro – denuncia Palumbo – e per lo più a Roma non c’è un posto dove portare i resti pericolosi. Questo porta i privati a chiamare un giardiniere che arriva con la motosega e taglia tutto. Il punteruolo salta su un'altra pianta e anche le larve si diffondono». Molto spesso i resti infetti vengono abbandonati sul ciglio della strada e questo non fa che aumentare i rischi.
SEGNALAZIONE OBBLIGATORIA – In realtà, i privati sono obbligati a segnalare l’attacco del punteruolo rosso alServizio fitosanitario regionale e compilare una scheda. Al Servizio Giardini qualcuno ammette però che «finora i risultati sono scarsi». Colpa «anche dell’alto costo delle operazioni – denuncia Palumbo -. Bisogna aiutare i privati a segnalare la presenza di una pianta malata. Io ho già scritto diversi articoli e creato un gruppo su Facebook per dare consigli e creare una rete di soccorso».
TRATTAMENTI PREVENTIVI – Quattro sono i trattamenti preventivi che proteggono le palme dal punteruolo. I primi due sono biologici e il Servizio Giardini li sta sperimentando per i giardini e le ville della Capitale. Si tratta di una tecnica che sfrutta i nematodi ( parassiti che si nutrono del punteruolo rosso) e un’altra inventata da un giovane studioso egiziano che cura le chiome con oli essenziali .
Gli altri due sono chimici e hanno già dato buoni risultati. «Uno è l’endoterapia con le punture di un potente insetticida – aggiunge Palumbo -. Grazie a questo trattamento si sono salvate (per ora) le palme di Villa Torlonia e quelle delle Ferrovie a Portonaccio». Il secondo, invece, si attua spruzzando sulla chioma un altro insetticida (glucophoenix). «E’ costoso (200-300 euro a palma) e più pericoloso per la salute, ma le palme di Palazzo Doria Pamphili di via del Corso si sono salvate così».
E se il prezzo dei trattamenti sembra alto, basta vedere quanto costa una palma nuova. «Da catalogo una Phoenix canariensis va dai 160 a 30 mila euro – dice Palumbo -. Per una pianta da 1,2 metri ci vogliono 1.800 euro, per una di due metri e mezzo siamo sui 6.800 euro».
Carlotta De Leo