In un’intervista al programma web «KlausCondicio», il
ministro Gianfranco Rotondi afferma: “La pausa pranzo è un danno per
il lavoro, ma anche per l'armonia della giornata. Non mi è mai piaciuta questa
ritualità che blocca tutta l'Italia”, e ancora: “non possiamo imporre ai
lavoratori quando mangiare, ma ho scoperto che le ore più produttive sono
proprio quelle in cui ci si accinge a pranzare. Chiunque svolga un'attività in
modo autonomo, abolirebbe la pausa pranzo”, poi precisa: “Non ho fatto alcuna
proposta di abolire la pausa pranzo, ho solo detto che io l'ho abolita da
vent'anni e lo stesso consiglio alla Camera dei deputati, perché quella è l'ora
in cui si lavora meglio”, e ancora: “Si capisce che i lavoratori devono avere le
loro pause e devono mangiare, magari sarebbe utile che ognuno si gestisse
questa pausa come crede, ma è chiaro che è impossibile. Casomai sarebbe meglio
distribuirla in modo diverso, come avviene negli altri Paesi.”
Il tutto sostenuto da una ricerca internazionale sul tema da
cui emerge che l'Italia rappresenta un caso isolato.
Può darsi che saltare il pranzo di mezzogiorno sia possibile
in culture diverse dalle nostre, ad esempio la dove c’è l’abitudine di un’abbondante
colazione e cena e, durante la giornata, si fanno brevi spuntini a base di
panini. Può darsi, dico, perché le più recenti ricerche in materia di alimentazione
(
http://www.corriere.it/cronache/09_novembre_23/nutrizionista-pausa-pranzo_db04c334-d84c-11de-a7cd-00144f02aabc.shtml?fr=correlati) sostengono che l’organismo reagisce meglio ed è più produttivo consumando tre
pasti regolari al giorno (
http://forum.corriere.it/nutrizione/?fr=correlati).
Inoltre, mangiare sul posto di lavoro, per un addetto alle macchine, in un
ambiente tipo officina meccanica, può significare ingerire, col panino, polvere
o altre sostanze nocive come “contorno”.
Da dove vengono allora le affermazione del ministro – che,
tra l’altro, non è ministro della salute -?
Affermazioni del genere da parte di un ministro dovrebbero
essere, perlomeno, correlate da dati scientifici e non dette sulla spinta di
emozioni personali. Un parlamentare viene eletto (?) per trovare soluzioni ai
problemi reali usufruendo dell’esperienza di esperti e non per disquisire su
tematiche importanti quali quello della salute.
Affermazioni simili,
lasciano il tempo che trovano, ma, allo stesso tempo, sono offensive.
Equiparare il nutrimento a un rito, come a dire che è un
fatto culturale e non biologico, è offensivo;
Dire che la pausa pranzo “blocca l’Italia”, come se i
problemi produttivi dipendessero da essa, è offensivo;
Dire che è un danno per il lavoro, come se i problemi delle aziende
dipendesse da esso, è offensivo;
Dire che rompe l’armonia della mia giornata, come a dire che
deve essere un ministro a decidere quando e come io devo essere in armonia, è
offensivo;
Dire che i lavoratori autonomi l’abolirebbero, come se fino
ad oggi vi fossero costretti, è offensivo;
Che a lei questa “ritualità” non sia mai piaciuta è un fatto
puramente soggettivo, forse a lei, il bisogno biologico di ingerire energia,
sembrerà un’anomalia, forse lei non ha bisogno di energia per vivere, forse lei
ha superato questo bisogno ma, mi creda, sei miliardi e più di esseri umani,
questo bisogno ancora ce l’hanno e niente lascia intendere che l’umanità sia
sulla strada per superarla, di conseguenza, l’anomalia (positiva, intendiamoci)
è lei.
Al di la delle offese, comunque, rimane l’inconsistenza delle
sue affermazioni.
Inoltre, prendere, come giustificazione, a esempio
popolazioni che vivono in ambienti completamente diversi e pertanto con
esigenze alimentari diverse, non solo denota la leggerezza con cui affronta il
problema, ma anche una certa mancanza di “tatto” nell’affrontarlo.