“SE TROVO CHI HA FATTO LE NOVE SERIE DE LA PIOVRA E
CHI SCRIVE LIBRI SULLA MAFIA CHE CI FANNO FARE UNA BELLA FIGURA, LO
STROZZO". Penso e ripenso e torno a ripensarci ma non trovo nessun motivo per ridere,
proprio non ci riesco. Alla fine mi sono convinto che non è una battuta ne
tantomeno una barzelletta. Allo stesso modo non riesco a capire quanti l’hanno
interpretata come una negazione della mafia.
A me sembra piuttosto che si voglia affermare la mafia, non più come nemico
da combattere , ma come espressione socio/economico/politica da accettare come
un qualcosa di naturale; un qualcosa naturale connaturato al nostro modo di
essere, alla nostra incapacità di affrontare un problema che sta penetrando
come un cancro in ogni livello della società.
Le affermazioni del primo ministro «Se c'è un partito che in questi
anni più si è distinto nel contrastare la criminalità organizzata, questo
partito è stato Forza Italia ed oggi è il popolo della Libertà. Se c'è un
governo che più di tutti ha fatto della lotta alla mafia uno dei suoi obiettivi
più netti e coerenti, questo è il mio governo» non bastano a rendere “la
barzelletta” più accettabile, cosi come non basta arrestare bos mafiosi senza
risolvere i problemi che stanno alla base del fenomeno.
Scherzare su un fenomeno come la mafia prendendo come
pretesto, non la stessa, ma coloro che, in modi diversi, vi si sono opposti,
significa sminuire sia la mafia stessa sia il lavoro di chi la combatte. Inoltre,
divulgare l’idea che solo “un partito e un governo” abbiano contrastato in modo
adeguato la mafia è uno dei tanti tentativi di destabilizzare gli organismi
preposti alla lotta alla criminalità; serve al governo per porsi come conduttore privilegiato nella soluzione
di tutti i problemi lasciando ad intendere che le istituzioni possono
funzionare solo se il governo le sa guidare in modo efficace. In altre parole,
non è più lo stato, con le sue istituzioni, ma il governo, che gestisce in prima
persona la società civile, tutto il resto è e deve essere al suo servizio.
Questo serve a integrare, non escludere o eliminare, ogni “organismo” di
controllo sul governo al servizio dello stesso.
E’ in questo contesto che va intesa l’affermazione/battuta/barzelletta,
un modo come un altro per affermare la propria supremazia sulla società, la
dove le istituzioni non sono più espressione di un libero dibattito tra tutte
le componenti, ma diventano patrimonio del partito/governo che, almeno oggi,
può avvalersi della maggioranza ottenuto attraverso regolari elezioni.
Tornando alle affermazioni sulla cultura antimafia e sulla
lotta alla mafia, la strada scelta – almeno cosi sembra – non è quella della
negazione, ma una sua collocazione ben definita, all’interno della società in
modo da potarla controllare; si vuole, cioè, renderla invisibile agli occhi
della popolazione. Tale politica non nasce dall’incapacità di estirparla, ma
dalla mancata volontà di risolvere alla radice che sta alla base del fenomeno e
che si trascina da decenni senza mai essere affrontata seriamente. Problemi che,
se risolti, toglierebbero terreno fertile alla sua espansione, ma che
toglierebbero terreno anche a certa politica che si basa sulla divisione
interna del paese sfruttando proprio la diversità di sviluppo, da sempre
esistente, tra nord e sud.
http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/cronaca/mafia-10/procura-nega-avvisi/procura-nega-avvisi.html