La confusione è alta sotto il cielo della politica per lo sviluppo del Mezzogiorno. Ed ancor più confusa rende la politica la tesi del Prof. emerito di psicologia all'Università dell'Ulster, Richard Lynn, circa la differenza d'intelligenza e di capacità tra Nord e Sud. E rischia di diventare caos allorchè il Parlamento si occuperà veramente del problema. Dico veramente, perchè fino ad oggi, notoriamente, si sono intrecciate sul tema varie posizioni: quasi popolari, che vanno dalla negoziazione totale fino al rafforzamento dell'impegno pubblico "in favore del Sud".
Tempo, ricordo, circolava una battuta sul Mezzogiorno d'Italia: un noto comico siciliano, dopo aver enumerato le varie anomalie ed evidenziato le necessità, indicava l'orologio: ". . . . vedete, sono già le due ed ancora non si è visto nessuno . . . .".
E, per superare l'attuale fase di sbando non è certamente utile, accentuare le polemiche tra maggioranza ed opposizione, tra posizioni rigide ma vuote e, non è neppure utile appellarsi solo ai riferimenti storici sul meridionalismo del passato.
Occorre capire se c'è una volontà per lo sviluppo del Meridione, tesa ad innervare una linea nuova e capace di coagulare un consenso socio-politico che oggi, alla luce dei fatti, non esiste.
Il Mezzogiorno di oggi è molto diverso dall'immagine che i mass media amano darne: ha un certo equilibrio economico che sarebbe un po' più alto, se solo la politica locale lo permettesse; non espelle emigrati, a dispetto di quanto hanno voluto far vedere e di quanto è successo; ha alcune aree dove lo sviluppo è più significativo; ha qualche isola di nuovi ed efficienti amministratori locali; ha buoni germi di una classe dirigente che dovrebbe essere meno legata alla politica.
Oggi come oggi, il Meridione non ha lamentazioni fatalistiche, ma una forte voglia di sviluppo: sviluppo locale, sviluppo dal basso.
Di questo avrebbe dovuto parlare il Prof. Lynn e non di altro, come sullo sciocco giudizio sull'intelligenza dei meridionali. Non gli si riconosce nessun merito.