È un diciannovenne cingalese che abita in una località isolata vicino Roma il promotore del gruppo-choc apparso nel febbraio scorso sul social network Facebook intitolato 'Giochiamo al tiro al bersaglio con i bambini down: è l'unica fine che meritano questi parassiti', che aveva come 'logo' la foto di un neonato down con la parola 'scemo' scritta sulla fronte e che in poche poche ore era riuscito a raccogliere oltre 1.300 iscritti. Lo hanno scoperto agenti del servizio di polizia postale e delle comunicazioni di Roma e del compartimento della Sicilia Orientale, che ha sede a Catania, coordinati dalla Procura della Repubblica del capoluogo etneo. Il giovane, palesemente affetto da disturbi comportamentali e da tempo sottoposto a trattamento e assistenza psichiatrica, ha reso ampia confessione spiegando di avere promosso l'iniziativa soltanto per fare 'trolling', la tendenza che spinge gli utenti a creare gruppi originali su Facebook per ottenere il maggior numero di iscritti possibile. Lo scopo era quello di ottenere un record nelle adesioni. Durante l'operazione gli agenti hanno sequestrato un ingente quantitativo di materiale informatico che è al vaglio degli investigatori. Il cingalese è stato denunciato dalla polizia postale alla Procura di Catania per istigazione a delinquere. Il gruppo era stato collocato nella nella categoria 'Salute e benesserè, ed era stato fondato ed era amministrato 'Il signore della nottè e 'Il vendicatore mascheratò. Dati falsi, ovviamente, e nomi di fantasia dietro i quali si nascondeva il diciannovenne cingalese che è stato identificato dalla polizia postale che ha seguito le tracce lasciate su Internet. I proclami messi on line erano deliranti: «Perchè dovremmo convivere con questi ignobili creature... con questi stupidi esseri buoni a nulla? I bambini down - era sostenuto - sono solo un peso per la nostra società. Come liberarci di queste creature in maniera civile? Ebbene si signori... io ho trovato la soluzione: Esso consiste nell'usare questi esseri come bersagli, mobili o fissi, nei poligoni di tiro al bersaglio. Una soluzione facile e divertente per liberarci di queste immonde creature». E ancora: «Per non farli soffrire oltre questa è l'unica fine che meritano questi parassiti». L'indignazione ha fatto scattare la protesta via internet, al grido di «fate schifo» e «vergognatevi! Siete ignobili». Ma soprattutto in molti hanno chiesto a chi ha messo in moto il gruppo di farsi avanti con nome e cognome, anzichè trincerarsi dietro un'identità inventata Il ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna era intervenuta parlando di «atto indegno di persone civili, inaccettabile e pericoloso» e aveva annunciato che i responsabili «saranno perseguiti per il reato di istigazione a delinquere».
HA PROBLEMI MENTALI Il ragazzo cingalese di 19 anni denunciato per avere creato il gruppo choc su Facebook contro i bimbi down è affetto da disturbi comportamentali ed è tuttora sottoposto a trattamento ed assistenza psichiatrica. Il ragazzo, come spiegano dalla Questura di Catania, è stato individuato dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma e il Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Catania, nel contesto delle indagini delegate dalla Procura di Catania, in una località isolata nei pressi di Roma, dove abita. Il cingalese ha subito ammesso le proprie responsabilità. Si è giustificato affermando di avere creato il gruppo «per trovare molti amici» su Facebbok. Il reato per il cingalese è istigazione a delinquere. Le indagini della polizia postale di Catania sono state coordinate dal procuratore aggiunto Michelangelo Patanè.
POLIZIA ETNEA AVVIO' INDAGINI La prima segnalazione della presenza del gruppo-choc su Facebook che inneggiava all'eliminazione dei bambini down è arrivata lo stesso giorno della sua comparsa sul social network alla polizia postale del compartimento della Sicilia Orientale, che ha sede a Catania, che è stato il settore investigativo a avviare le indagini. Per questo, in applicazione della legge sui reati commessi su Internet, la competenza sul caso è radicata nel capoluogo etneo. Le indagini della polizia postale di Catania sono state coordinate dal procuratore aggiunto Michelangelo Patanè che ha aperto subito un fascicolo di reato contro ignoti che ipotizzava il reato di istigazione a delinquere e disposto l'immediato oscuramento e la cancellazione on line del gruppo su Facebook. La polizia postale ha poi individuato il 'punto di partenzà del gruppo, tramite accertamenti su codici di computer e server di Internet, risalendo alla casa dove sarebbe stato commesso il reato. Su delega della Procura di Catania gli agenti hanno fatto irruzione nell'abitazione dove hanno trovato e sequestrato il computer e il cingalese di 19 anni che ha subito ammesso le sue responsabilità e denunciato in stato di libertà.
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