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 IL DOLORE CRONICO

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MessaggioTitolo: IL DOLORE CRONICO   IL DOLORE CRONICO 16gd9bkVen Set 25, 2009 1:53 am

Il dolore cronico? Sottovalutato
Ne soffre un italiano su cinque
L'allarme al congresso di Lisbona: spesso non è curato adeguatamente.
In Italia niente oppioidi. In Danimarci ci sono sei malati su dieci


LISBONA
- Dolore cronico sottovalutato e spesso non curato adeguatamente. "Da una recente indagine in Europa circa il 19% della popolazione soffre di dolore cronico, in Italia, secondo un nostro studio su 15 mila cittadini, siamo al 21 per cento, un adulto su 5 con difficoltà legate al quotidiano: dal vestirsi e lavarsi fino alla normale attività lavorativa": dal Congresso europeo sul dolore che si è svolto a Lisbona, l'italiano Giustino Varrassi, professore nel Dipartimento di anestesiologia e medicina del dolore a L'Aquila e presidente dell'EFIC (la "costola" europea dell'IASP, l'associazione internazionale di studi sul dolore che raggruppa 7mila membri in 123 paesi) lancia l'allarme.

E le "Pain Story", un "viaggio nel dolore" presentato al congresso dopo un'indagine durata un anno in 13 paesi su circa 300 pazienti con dolore cronico, non maligno, esclusi i tumori (72% donne, età media 51 anni), ne mostra tutta la tragica realtà. Dopo un anno di cure il 95% dei pazienti soffre ancora costantemente, anzi per uno su 5 il dolore è peggiorato, sebbene il 64% ritenga di essere seguito in modo appropriato. Il 65% dei pazienti teme di dover abbandonare il lavoro a causa del dolore, il 38% è stato costretto a cambiare modo di lavorare e il 33% ha dovuto ridurre le ore di lavoro. E Varrassi aggiunge: "In media, in Italia, chi soffre di dolore cronico perde almeno 3 settimane lavorative a causa della propria invalidità". Si parla di 500 milioni di giornate lavorative perdute in Europa. Per il 28% degli intervistati il dolore è così terribile che a volte "preferirebbero morire". "Intrappolato dal dolore. Mi chiudo in me stesso, non voglio comunicare con altre persone", racconta un paziente spagnolo di 46 anni.

Perdita di speranza. Durante l'anno di indagine (condotta dalla Società indipendente IPSOS e i contibuti dell'IASP, World Institute of Pain, Open Mind, e il sostegno della multinazionale Multipharma), i pazienti, nonostante le cure, perdono speranza e le visite mediche a cui si sottopongono decrescono dall'83% al 70% (ma chi continua a farsi visitare mantiene una maggiore fiducia). "Solo il 2 per cento dei pazienti viene visitato da uno specialista del dolore", segnala Tony O' Brien, specialista in cure palliative alla Cork University (Irlanda), durante la presentazione del sondaggio. E O'Brien confessa amaramente: "In 25 anni di lavoro non sono mai riuscito a debellare il dolore in un paziente".
L'83% degli intervistati (che si riduce al 64% in Italia) ha una prescrizione medica per farmaci contro il dolore (il 30% con farmaci da banco, 14% in Italia), ma sul 95% dei pazienti con dolore moderato o severo solo il 12% ha avuto una prescrizione di oppioidi forti, con grandi differenze in Europa: nessuno in Italia, ma il 61% in Danimarca e il 39% in Norvegia, il 9% in Gran Bretagna, il 5% in Spagna. Così per la prescrizione di oppiodi deboli: media del 25% in Europa e 9% in Italia. Nel corso dell'anno di studio solo per il 23% dei pazienti ha fatto ricorso a farmaci più forti. Due pazienti su dieci in Europa e uno su 4 in Italia non segue regolarmente la prescrizione medica indicata. La metà di tutti i pazienti ha vari effetti collaterali dovuti all'uso delle cure, soprattutto gli oppioidi: costipazione, umore instabile, a volte depressione, il 75% si sente assonnato e il 31% soffre di nausea. Gli oppioidi, sebbene riconosciuti come principali rimedi al dolore cronico severo, hanno "effetti collaterali" con un impatto negativo sulla vita persino superiore rispetto al dolore. "Mi danno una cura, miglioro, poi peggioro di nuovo... niente è duraturo.... mi sembra di girare su me stesso senza concludere niente", è la sconfortante conclusione di una paziente inglese di 42 anni. "Non mi posso alzare dal letto per il dolore", dice un uomo di 46 anni finlandese. Difficoltà a camminare (64%) a dormire (60%) a lavarsi e vestirsi (30%) a prendersi cura dei figli (53%) sono le maggiori "disabilità" che fanno sentire diversi e spesso "soli" questi pazienti.

Le prospettive. Paziente che soffre di dolore cronico è chi ha da più di tre mesi consecutivi dolori medi e forti, e questo coinvolge persone con svariate patologie, dalle osteoartriti all'osteoporosi, a tutte le patologie muscoloscheletriche, ai dolori neurologici, fino all'emicrania e ai tumori. E come ci si sente? "Un catorcio", scrive uno dei pazienti italiani.
Dal Congresso europeo emergono nuove prospettive di ricerca, soprattutto legate alle neuroscienze e al progredire della neuro-imaging, utilizzando la Pet e la Rmn. "Il dolore è nel cervello", ripete Varrassi sulle orme dei suoi maestri, ma per quanto riguarda nuovi strumenti, nonostante gli sforzi, siamo in ritardo. Il farmacologo britannico Raymond Hills, nel tracciare lo "stato dell'arte" sul fronte dei farmaci propone una piramide che vede all'apice un solo farmaco (un anticorpo monoclonale, Tanezumab, per alcune forme di dolore) in fase clinica 3 e prossimo (entro 1-2 anni) all'entrata in commercio; 5 sostanze in altre fasi cliniche (I e II) e 250 in preclinica: pochissimi farmaci riescono a superare la sperimentazione, soprattutto a causa della tossicità. E anche perché quel che sembra funzionare sugli animali diventa poi assai più complicato nell'uomo. In alcuni casi di dolore alla schiena, e molte sono qui le relazioni, si fa ricorso all'agopuntura, all'elettrostimolazione e a microdispositivi assai diffusi soprattutto negli Usa. Al congresso sono stati presentati antidolorifici in diversa formulazione (da inalare) od associazioni di farmaci, anche oppioidi, nella stessa compressa, che cercano di diminuire o annullare gli effetti collaterali.
"Il vero problema", segnala Varrassi, "è che il dolore cronico è individuale e soggettivo: occorre seguire in modo corretto i pazienti dall'ospedale al territorio. Serve una rete di centri del dolore, come si è fatto giustamente per il diabete anni fa. Oggi ne sembra convinto il viceministro Ferruccio Fazio. Lo incoraggiamo a procedere insieme alle Regioni".
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MessaggioTitolo: Re: IL DOLORE CRONICO   IL DOLORE CRONICO 16gd9bkVen Set 25, 2009 11:49 am

povero chi il guaio lo passa ogni mattina!
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