o ho sempre cercato di collaborare ma gli inquirenti non hanno mai seguito altre piste al di fuori di me". Parla, per la prima volta, Alberto Stasi, assolto dal Gup di Vigevano dall'accusa di aver ucciso la fidanzata, Chiara Poggi. Intervistato dal quotidiano Libero, Stasi dice di avere paura che la vicenda non sia ancora finita: "Non è una vittoria la mia, Chiara non c'è più, e poi i pm hanno detto che faranno ricorso".
Dopo la sentenza di assoluzione per l'omicidio di Chiara Poggi, Alberto Stasi parla della "fine di un incubo" e dice: "Ho paura che non sia finita". "Questa non è la vittoria di nessuno, certo per me significa allontanare un incubo - spiega Stasi -. L'incubo di una condanna per qualcosa di orribile e che non ho fatto, anche se so che potrebbe non essere finita".
"Chiara non c'è più - prosegue Alberto - e non so nemmeno se un giorno lei potrà avere giustizia, se i suoi genitori e il fratello potranno sapere chi è il colpevole. Qui non ci sono nè vinti nè vincitori. C'è Chiara uccisa. E ci sono io, innocente". "Io ho cercato subito di collaborare con gli inquirenti - sottolinea Stasi - Ho raccontato tutto quello che ho visto e ho fatto la mattina in cui sono andato da Chiara, lei non rispondeva al telefono. Sono andato là e l'ho trovata, come ho sempre spiegato. Ero il primo a voler capire, credevo di poter essere utile agli inquirenti. Loro invece hanno preso di mira me. Sono diventato il loro obiettivo, non ci volevo credere".
Alberto ricorda anche la telefonata fatta al 118, nella quale gli è stata contestata freddezza e distacco. "Ero semplicemente terrorizzato e sconvolto per quello che avevo visto - spiega - Credo che non avrebbe fatto piacere a nessuno vedere quel che ho visto. Perfino i due carabinieri che sono entrati dopo di me, quando sono usciti erano sconvolti. Nemmeno loro si aspettavano di trovare quel che hanno trovato. E sono entrati dopo di me, insieme. Io ero solo e mai avrei immaginato una cosa del genere".