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| L'ALMANACCO DI OGGI | |
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Gugol Moderatore
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la bontà e l'educazione in persona Data d'iscrizione : 04.11.07
| Titolo: L'ALMANACCO DI OGGI Gio Feb 21, 2008 1:08 pm | |
| Sigla Almanacco raiOGGI 21 FEBBRAIO 2008 d. C. / E.V.
IL SANTO DEL GIORNO
SAN PIER DAMIANI
Nacque a Ravenna nel 1007. Ultimo di una famiglia numerosa, orfano di padre, ebbe come riferimento educativo il fratello maggiore Damiano. Di qui, probabilmente l'appellativo «Damiani». Dopo aver studiato a Ravenna, Faenza, Padova e insegnato all'università di Parma, entrò nel monastero camaldolese di Fonte Avellaneta, in Umbria. Nel 1057 il Papa lo chiamò a Roma per averlo accanto in un momento di crisi della Chiesa, dilaniata da discordie e scismi e alle prese con la piaga della simonìa. Nominato vescovo di Ostia e poi creato cardinale, aiutò i sei Papi che si succedettero al Soglio pontificio, a svolgere un'opera moralizzatrice. In quest'azione si avvalse particolarmente dell'abate benedettino di San Paolo Fuori le Mura, Ildebrando che nel 1073 fu eletto Papa con il nome di Gregorio VII. Pier Damiani, fu delegato pontificio in Germania, Francia e nell'Italia settentrionale. Morì a Faenza nel 1072. Nel 1828 Leone XII lo proclamò dottore della Chiesa. (Avvenire)
Etimologia: Piero = accorciativo e dimin. di Pietro
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: San Pier Damiani, cardinale vescovo di Ostia e dottore della Chiesa: entrato nell’eremo di Fonte Avellana, promosse con forza la disciplina regolare e, in tempi difficili per favorire la riforma della Chiesa, richiamò con fermezza i monaci alla santità della contemplazione, i chierici all’integrità di vita, il popolo alla comunione con la Sede Apostolica. (22 febbraio: A Faenza in Romagna, anniversario della morte di san Pier Damiani, la cui memoria si celebra il giorno prima di questo).
Dante Alighieri, nel XXI canto del Paradiso, colloca S. Pier Damiani nel cielo di Saturno, destinato nella sua Commedia agli spiriti contemplativi. Il poeta mette sulle labbra del santo un breve ed efficace racconto autobiografico: la predilezione per i cibi frugali e la vita contemplativa ("con cibi di liquor d'ulivi - lievemente passava caldi e geli - contento ne' pensier contemplativi") e l'abbandono della quieta vita di convento per la carica vescovile e cardinalizia. Il ricordo del cappello cardinalizio, attribuitogli da Dante con un anacronismo, offre a S. Pier Damiani il destro per inveire contro i prelati del tempo: ai loro tempi Pietro e Paolo percorrevano il mondo da evangelizzare "magri e scalzi"; adesso "voglion quinci e quindi chi i rincalzi - li moderni pastori e chi li meni, - tanto son gravi!, e chi di retro li alzi. - Copron de' manti loro i palafreni, - sì che due bestie van sott'una pelle... ". Ci sono tutti gli elementi di un compiuto ritratto del santo, cioè il contemplativo che il papa toglie quasi di forza dal convento per farne il fustigatore delle principali piaghe ecclesiastiche dell'epoca, la simonia e l'immoralità del clero. Pietro era nato a Ravenna nel 1007; già orfano di padre, ultimo di una numerosa nidiata di figli, venne tirato su dal fratello maggiore, Damiano, e ciò ne spiegherebbe l'appellativo di "Damiani". Dopo aver studiato a Ravenna, Faenza e Padova e insegnato all'università di Parma, entrò nel monastero camaldolese di Fonte Avellana, in Umbria, che divenne il centro della sua attività riformatrice. Ma la Chiesa dilaniata internamente da discordie e scismi, conseguenza di quel grave malanno che prende il nome di simonia, compravendita di cariche ecclesiastiche, e dalla leggerezza con cui il clero risolveva il problema del celibato, aveva bisogno di uomini integri e preparati come il colto e austero Pier Damiani. Novello Girolamo, fu al fianco di sei papi come "commesso viaggiatore della pace" e in particolare collaborò con Ildebrando, il grande riformatore divenuto papa col nome di Gregorio VII. Pier Damiani, dopo varie peregrinazioni nella diocesi di Milano, in Francia e in Germania, ebbe il cardinalato e la diocesi suburbicaria di Ostia. Già vecchio, fu chiamato da Ravenna, la sua città natale, per ricomporre il dissidio fomentato dai seguaci di un antipapa. La morte lo colse nel 1072 a Faenza, di ritorno dall'ultima missione di pace. Venerato subito come santo, ebbe riconosciuto il suo culto ufficialmente nel 1828, da papa Leone XII, che lo proclamò anche dottore della Chiesa per i suoi numerosi scritti di contenuto teologico.
Autore: Piero Bargellini
---------------------------------------------- DALLA LITURGIA DI OGGI
VANGELO (Lc 16,19-31) Hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro i mali; ora lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti.
+ Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, Gesù disse ai farisei: “C’era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell’inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti sarebbero persuasi”. P.d.S.
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OGGI ACCADDE
Pubblicazione del MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA http://it.wikipedia.org/wiki/Manifesto_del_Partito_Comunista
OGGI NACQUE JOHN HENRY NEWMAN (1801-1890) http://it.wikipedia.org/wiki/John_Henry_Newman
OGGI MORI' BARUCH SPINOZA (1632-1677) http://it.wikipedia.org/wiki/Spinoza
-------------------------Accolgo volentieri l'idea di redigere un piccolo almanacco per il forum. So che sulle prime forse vi apparirà un po scarno, ma vedrete che se il tempo mi sarà favorevole cercherò al priù presto di migliorarlo! Si accettano consigli e/suggerimenti. Fatemi sapere cosa volete trovarlo! | |
| | | Admin meryan Amministratrice
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| | | | Loredana Moderatore
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l'amica del cuore Data d'iscrizione : 24.11.07
| Titolo: Re: L'ALMANACCO DI OGGI Gio Feb 21, 2008 4:23 pm | |
| Un applauso a Gugol: io non direi che è scarno: le letture troppo lunghe alla fine annoiano e spesso si abbandonano prima di finirle... | |
| | | Gugol Moderatore
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la bontà e l'educazione in persona Data d'iscrizione : 04.11.07
| Titolo: Re: L'ALMANACCO DI OGGI Ven Feb 22, 2008 10:07 am | |
| ALMANACCO DI OGGI 22 FEBBRAIO 2008 d. C. / E. V.
IL SANTO DEL GIORNO CATTEDRA DI SAN PIETRO APOSTOLO
Il 22 febbraio per il calendario della Chiesa cattolica rappresenta il giorno della festa della Cattedra di San Pietro. Si tratta della ricorrenza in cui viene messa in modo particolare al centro la memoria della peculiare missione affidata da Gesù a Pietro. In realtà la storia ci ha tramandato l'esistenza di due cattedre dell'Apostolo: prima del suo viaggio e del suo martirio a Roma, la sede del magistero di Pietro fu infatti identificata in Antiochia. E la liturgia celebrava questi due momenti con due date diverse: il 18 gennaio (Roma) e il 22 febbraio (Antiochia). La riforma del calendario le ha unificate nell'unica festa di oggi. Essa - viene spiegato nel Messale Romano - "con il simbolo della cattedra pone in rilievo la missione di maestro e di pastore conferita da Cristo a Pietro, da lui costituito, nella sua persona e in quella dei successori, principio e fondamento visibile dell'unità della Chiesa". (Avvenire)
Martirologio Romano: Festa della Cattedra di san Pietro Apostolo, al quale disse il Signore: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa». Nel giorno in cui i Romani erano soliti fare memoria dei loro defunti, si venera la sede della nascita al cielo di quell’Apostolo, che trae gloria dalla sua vittoria sul colle Vaticano ed è chiamata a presiedere alla comunione universale della carità.
Per ricordare due importanti tappe della missione compiuta dal principe degli apostoli, S. Pietro, e lo stabilirsi del cristianesimo prima in Antiochia, poi a Roma, il Martirologio Romano celebra il 22 febbraio la festa della cattedra di S. Pietro ad Antiochia e il 18 gennaio quella della sua cattedra a Roma. La recente riforma del calendario ha unificato le due commemorazioni al 22 febbraio, data che trova riscontro in un'antica tradizione, riferita dalla Depositio mar rum. In effetti, in questo giorno si celebrava la cattedra romana, anticipata poi nella Gallia al 18 gennaio, per evitare che la festa cadesse nel tempo di Quaresima. In tal modo si ebbe un doppione e si finì per introdurre al 22 febbraio la festa della cattedra di S. Pietro ad Antiochia, fissando al 18 gennaio quella romana. La cattedra, letteralmente, è il seggio fisso del sommo pontefice e dei vescovi. E’ posta in permanenza nella chiesa madre della diocesi (di qui il suo nome di "cattedrale") ed è il simbolo dell'autorità del vescovo e del suo magistero ordinario nella Chiesa locale. La cattedra di S. Pietro indica quindi la sua posizione preminente nel collegio apostolico, dimostrata dalla esplicita volontà di Gesù, che gli assegna il compito di "pascere" il gregge, cioè di guidare il nuovo popolo di Dio, la Chiesa. Questa investitura da parte di Cristo, ribadita dopo la risurrezione, viene rispettata. Vediamo infatti Pietro svolgere, dopo l'ascensione, il ruolo di guida. Presiede alla elezione di Mattia e parla a nome di tutti sia alla folla accorsa ad ascoltarlo davanti al cenacolo, nel giorno della Pentecoste, sia più tardi davanti al Sinedrio. Lo stesso Erode Agrippa sa di infliggere un colpo mortale alla Chiesa nascente con l'eliminazione del suo capo, S. Pietro. Mentre la presenza di Pietro ad Antiochia risulta in maniera incontestabile dagli scritti neotestamentari, la sua venuta a Roma nei primi anni dell'impero di Claudio non ha prove altrettanto evidenti. Lo sviluppo del cristianesimo nella capitale dell'impero attestato dalla lettera paolina ai Romani (scritta verso il 57) non si spiega tuttavia senza la presenza di un missionario di primo piano. La venuta, qualunque sia la data in cui ciò accadde, e la morte di S. Pietro a Roma, sono suffragare da tradizioni antichissime, accolte ora universalmente da studiosi anche non cattolici. Lo attestano in maniera storicamente inoppugnabile anche gli scavi intrapresi nel 1939 per ordine di Pio XII nelle Grotte Vaticane, sotto la Basilica di S. Pietro, e i cui risultati sono accolti favorevolmente anche da studiosi non cattolici.
Autore: Piero Bargellini
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DALLA LITURGIA DI OGGI
PRIMA LETTURA (1 Pt 5,1-4) Pietro, testimone delle sofferenze di Cristo
Dalla prima lettera di san Pietro apostolo Carissimi, esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi: pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri, secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce.
Parola di Dio
SALMO RESPONSORIALE (Sal 22) Rit: Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Su pascoli erbosi il Signore mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome.
Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo. Il mio calice trabocca.
Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni.
Canto al Vangelo (Mt 16,18) Lode e onore a te, Signore Gesù. (Oppure, fuori della Quaresima) Alleluia, alleluia.
Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa.
Lode e onore a te, Signore Gesù. (Oppure, fuori dell
VANGELO (Mt 16,13-19) Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli
+ Dal Vangelo secondo Matteo In quel tempo, essendo giunto Gesù nella regione di Cesarea di Filippo, chiese ai suoi discepoli: “La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?”. Risposero: “Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti”. Disse loro: “Voi chi dite che io sia?”. Rispose Simon Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. E Gesù: “Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”.
Parola del Signore
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OGGI ACCADDE....
PROCESSO ALLA ROSA BIANCA
OGGI NACQUE..... ARTHUR SCHOPENHAUER
OGGI MORI'....... LUIGI GIUSSANI
-------------------------Per aspera ad astra! grazie per i complimenti, Anna e Pallina! | |
| | | Admin meryan Amministratrice
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| | | | Loredana Moderatore
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l'amica del cuore Data d'iscrizione : 24.11.07
| | | | Admin meryan Amministratrice
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| | | | Lupen speciale
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| Titolo: Re: L'ALMANACCO DI OGGI Ven Feb 22, 2008 11:47 pm | |
| Complimenti Gugol.... Ottimo lavoro | |
| | | Gugol Moderatore
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la bontà e l'educazione in persona Data d'iscrizione : 04.11.07
| Titolo: Re: L'ALMANACCO DI OGGI Sab Feb 23, 2008 9:55 am | |
| ALMANACCO DI OGGI 23 FEBBRAIO 2008 d. C. / E. V.
iL SANTO DEL GIORNO
San Policarpo Vescovo e martire
Smirne (attuale Turchia), anno 69 - 23 febbraio 155
Nato a Smirne nell'anno 69 «fu dagli Apostoli stessi posto vescovo per l'Asia nella Chiesa di Smirne». Così scrive di lui Ireneo, suo discepolo e vescovo di Lione in Gallia. Policarpo viene messo a capo dei cristiani del luogo verso il 100. Nel 107 è testimone del passaggio per Smirne di Ignazio, vescovo di Antiochia, che va sotto scorta a Roma dove subirà il martirio. Policarpo lo ospita e più tardi Ignazio gli scriverà una lettera divenuta poi famosa. Nel 154 Policarpo va a Roma per discutere con papa Aniceto sulla data della Pasqua. Dopo il suo ritorno a Smirne scoppia una persecuzione. L'anziano vescovo (ha 86 anni) viene portato nello stadio, perché il governatore romano Quadrato lo condanni. Policarpo rifiuta di difendersi davanti al governatore, che vuole risparmiarlo, e alla folla, dichiarandosi cristiano. Verrà ucciso con la spada. Sono circa le due del pomeriggio del 23 febbraio 155. (Avvenire)
Etimologia: Policarpo = che dà molti frutti, dal greco
Emblema: Bastone pastorale, Palma
Martirologio Romano: Memoria di san Policarpo, vescovo e martire, che è venerato come discepolo del beato apostolo Giovanni e ultimo testimone dell’epoca apostolica; sotto gli imperatori Marco Antonino e Lucio Aurelio Commodo, a Smirne in Asia, nell’odierna Turchia, nell’anfiteatro al cospetto del proconsole e di tutto il popolo, quasi nonagenario, fu dato al rogo, mentre rendeva grazie a Dio Padre per averlo ritenuto degno di essere annoverato tra i martiri e di prendere parte al calice di Cristo.
E’ stato istruito nella fede da "molti che avevano visto il Signore", e "fu dagli Apostoli stessi posto vescovo per l’Asia nella Chiesa di Smirne". Così scrive di lui Ireneo, suo discepolo e vescovo di Lione in Gallia. Policarpo, nato da una famiglia benestante di Smirne, viene messo a capo dei cristiani del luogo verso l’anno 100. Nel 107 è testimone di un evento straordinario: il passaggio per Smirne di Ignazio, vescovo di Antiochia, che va sotto scorta a Roma dove subirà il martirio, decretato in una persecuzione locale. Policarpo lo ospita durante la sosta, e più tardi Ignazio gli scrive una lettera che tutte le generazioni cristiane conosceranno, lodandolo come buon pastore e combattente per la causa di Cristo. Nel 154 Policarpo dall’Asia Minore va a Roma in tutta tranquillità, per discutere con papa Aniceto (di origine probabilmente siriana) sulla data della Pasqua. E da Lione un altro figlio dell’Asia Minore, Ireneo, li esorta a non rompere la pace fra i cristiani su questo problema. Roma celebra la Pasqua sempre di domenica, e gli orientali sempre il 14 del mese ebraico di Nisan, in qualunque giorno della settimana cada. Aniceto e Policarpo non riescono a mettersi d’accordo, ma trattano e si separano in amicizia. Periodi di piena tranquillità per i cristiani sono a volte interrotti da persecuzioni anticristiane, per lo più di carattere locale. Come quella che appunto scoppia a Smirne, dopo il ritorno di Policarpo da Roma, regnando l’imperatore Antonino Pio. Undici cristiani sono già stati uccisi nello stadio quando un gruppo di facinorosi vi porta anche il vecchio vescovo (ha 86 anni), perché il governatore romano Quadrato lo condanni. Quadrato vuole invece risparmiarlo e gli chiede di dichiararsi non cristiano, fingendo di non conoscerlo. Ma Policarpo gli risponde tranquillo: "Tu fingi di ignorare chi io sia. Ebbene, ascolta francamente: io sono cristiano". Rifiuta poi di difendersi di fronte alla folla, e si arrampica da solo sulla catasta pronta per il rogo. Non vuole che lo leghino. Verrà poi ucciso con la spada. E’ il 23 febbraio 155, verso le due del pomeriggio. Lo sappiamo dal Martyrium Polycarpi, scritto da un testimone oculare in quello stesso anno. E’ la prima opera cristiana dedicata unicamente al racconto del supplizio di un martire. E anzi è la prima a chiamare “martire” (testimone) chi muore per la fede. Tra le lettere di Policarpo alle comunità cristiane vicine alla sua, si conserverà quella indirizzata ai Filippesi, in cui il vescovo ricorda la Passione di Cristo: "Egli sofferse per noi, affinché noi vivessimo in Lui. Dobbiamo quindi imitare la sua pazienza... Egli ci ha lasciato un modello nella sua persona". Policarpo quella pazienza l’ha imitata. Ed ha accolto e realizzato pure l’esortazione di Ignazio, che nella sua lettera prima del martirio gli scriveva: "Sta’ saldo come incudine sotto i colpi".
Autore: Domenico Agasso
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DALLA LITURGIA DI OGGI
SALMO RESPONSORIALE (Sal 102) Rit: Il Signore è buono e grande nell’amore.
Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici.
Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie; salva dalla fossa la tua vita, ti corona di grazia e di misericordia.
Egli non continua a contestare e non conserva per sempre il suo sdegno. Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe.
Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su quanti lo temono; come dista l’oriente dall’occidente, così allontana da noi le nostre colpe.
VANGELO (Lc 15,1-3.11-32) Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita.
VANGELO (Lc 15,1-3.11-32) Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita.
+ Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: “Costui riceve i peccatori e mangia con loro”. Allora egli disse loro questa parabola: “Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano, il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si indignò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.
Parola del Signore
Commento Oggi Gesù dice una parabola per ciascuno di noi: noi tutti siamo quel figlio che il peccato ha allontanato dal Padre, e che deve ritrovare, ogni giorno più direttamente, il cammino della sua casa, il cammino del suo cuore. La conversione è esattamente questo: questo viaggio, questo percorso che consiste nell’abbandonare il nostro peccato e la miseria nella quale esso ci ha gettati per andare verso il Padre. Ciò che ci sconvolge in questa parabola, e la realtà la sorpassa di molto, è il vedere che di fatto il nostro Padre ci attende da sempre. Siamo noi ad averlo lasciato, ma lui, lui non ci lascia mai. Egli è “commosso” non appena ci vede tornare a lui. Talvolta saremmo tentati di dubitare del suo perdono, pensando che la nostra colpa sia troppo grande. Ma il padre continua sempre ad amarci. Egli è infinitamente fedele. Non sono i nostri peccati ad impedirgli di darci il suo amore, ma il nostro orgoglio. Non appena ci riconosciamo peccatori, subito egli si dona di nuovo a noi, con un amore ancora più grande, un amore che può riparare a tutto, un amore in grado in ogni momento di trarre dal male un bene più grande. Il suo perdono non è una semplice amnistia, è un’effusione di misericordia, nella quale la tenerezza è più forte del peccato. Gesù vuole che noi abbiamo la stessa fiducia anche nei confronti degli altri. Nel cuore di ogni uomo vi è sempre una possibilità di ritorno al Padre, e noi dobbiamo sperarlo senza sosta. Quando vediamo fratelli e sorelle convertiti di recente che ricevono grazie di intimità con Dio, spesso davvero straordinarie, esultiamo senza ripensamenti, e partecipiamo alla gioia del Padre.
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OGGI ACCADDE.....
FONDAZIONE DEL PARTITO FASCISTA (1919) Nikita Khruščёv attacca la venerazione di Josif Stalin come un culto della personalità
OGGI NACQUE....
KARL JASPERS
OGGI MORI'...... NINO TARANTO... | |
| | | Admin meryan Amministratrice
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| Titolo: Re: L'ALMANACCO DI OGGI Sab Feb 23, 2008 10:01 am | |
| SEI UN GRANDE GUGOL :ROSSA: | |
| | | Loredana Moderatore
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l'amica del cuore Data d'iscrizione : 24.11.07
| Titolo: Re: L'ALMANACCO DI OGGI Sab Feb 23, 2008 12:22 pm | |
| - Admin meryan ha scritto:
- SEI UN GRANDE GUGOL :ROSSA:
Sono d'accordo! :ABB: | |
| | | Gugol Moderatore
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| Titolo: Re: L'ALMANACCO DI OGGI Dom Feb 24, 2008 1:05 pm | |
| ALMANACCO DI OGGI 24 FEBBRAIO 2008
IL SANTO DEL GIORNO
Sant' Etelberto Re del Kent
552 circa – 24 febbraio 616 Emblema: Corona, Scettro Martirologio Romano: A Canterbury in Inghilterra, sant’Etelberto, re del Kent, che il vescovo sant’Agostino convertì, primo tra i principi inglesi, alla fede di Cristo.
Etelberto nacque all’incirca nel 552 e, incoronato re del Kent, ebbe il primato di essere il primo sovrano anglosassone a convertirsi al cristianesimo. Egli fu il terzo “bretwalda” , cioè capo supremo, d’Inghilterra e i territori sottoposti alla sua giurisdizione comprendevano tutta l’Inghilterra a sud del fiume Humber. Non oltre il 588 il re Etelberto si sposò con la principessa Berta, figlia del re francese Cariberto. La condizione posta per la celebrazione del matrimonio fu che alla sposa venisse concessa la libertà di continuare a professare la religione cristiana e potesse essere accompagnata dal vescovo di Letardo, suo cappellano. Fu poi certamente quest’ultimo ad influire sulla conversione del nuovo marito. Nel 597 il pontefice San Gregorio Magno inviò dei missionari, capeggiati dal celebre Agostino di Canterbury, per una più efficace evangelizzazione dei popoli anglosassoni. La spedizione ebbe come prima tappa l’isola di Tanatos ed i missionari contattarono il re per spiegargli le loro intenzioni. Le accurate cronache di Beda il Venerabile ci ricordano come “dopo alcuni giorni il re si recò nell’isola e, fermatosi all’aperto, ordinò ad Agostino ed ai suoi compagni di recarsi a colloqui da lui. Temeva infatti, a causa di un’antica superstizione, che entrando con loro in luogo chiuso essi lo avrebbero potuto ingannare per mezzo di arti magiche. I monaci si accostarono allora a lui con una croce d’argento e “predicarono la parola di vita al re ed a tutti quelli che erano con lui”. Sempre animato da un estrema prudenza, Etelberto rispose loro: “Sono bellissimi i discorsi e le promesse che fate, ma poiché sono cose nuove e incerte non posso dare il mio assenso ed abbandonare tutto ciò in cui ho creduto per tanto tempo con tutto il mio popolo”. Apprezzando però il lungo viaggio da essi compiuto e la buona volontà dimostrata, il re accordò loro un sistemazione adeguata presso Canterbury e la facoltà di predicare e convertire chi lo avesse desiderato. Con la conversione del re Etelberto, tradizionalmente collocata alla vigilia di Pentecoste dell’anno 597 circa, aumentarono concessioni e favori di ogni genere nei confronti dei missionari. E’ comunque da specificare che il sovrano, pur lieto del numero sempre crescente di conversioni, preferì non imporre mai ai suoi sudditi l’adesione al cristianesimo. Nel 601 lo stesso papa Gregorio Magno, inviandogli fra l’altro alcuni doni, volle proporgli direttamente in una lettera alcuni punti sui quali avrebbe potuto lavorare: “Affrettati ad estendere la fede cristiana ai popoli a te sottomessi, moltiplica il tuo lodevole zelo per la loro conversione, perseguita il culto degli idoli, abbattine gli edifici di culto, edifica i costumi dei sudditicon la tua grande purezza di vita […] e quanto più avrai purificato dai loro peccati i tuoi sudditi, tanto meno avrai da temere a causa dei tuoi peccati davanti al terribile esame di Dio onnipotente”. Fuori delle mura di Canterbury, Etelberto fece dunque edificare un nuovo monastero dedicato ai santi Pietro e Paolo, che in seguito fu intitolato a Sant’Agostino di Canterbury. Proprio a quest’ultimo il re donò dei terreni per la sua nuova sede episcopale sempre nella medesima città e lo aiutò nell’organizzazione di un sinodo a cui parteciparono anche “i vescovi ed i dottori della vicina regione dei britanni”. Etelberto non mancò inoltre di esercitare una certa influenza sulla conversione di Saberto, re dei Sassoni Orientali, che da lui dipendeva in quanto “bretwalda”. Capitale di tale regno era Londra ed anche qui il sovrano del Kent fondò la primitiva St. Paul’s Cathedral, nominando San Mellito primo vescovo della città. Si adoperò inoltre per l’istituzione di un’altra nuova sede episcopale preso Rochester. Primo vescovo del Kent fu invece designato un certo Giusto. Non mancarono comunque mai da parte del santo sovrano aiuti e sostegni di vario genere per le tre diocesi da lui fondate: Canterbury, London e Rochester. MA oltre alla politica filo-ecclesiastica, non bisogna dimenticare che Etelberto procurò alla sua nazione benefici secolari, dotandola del suo primo codice legislativo, basato principalmente sulla legge salica di Clodoveo, il primo re dei franchi convertitosi al cristianesimo. Rimasto nel frattempo vedovo, il re Etelberto morì il 24 febbraio 616, dopo un regno durato cinquantasei anni. Ricevette degna sepoltura accanto a sua moglie, anch’essa oggi venerata come santa, nella cappella di San Martino del monastero dei Santi Pietro e Paolo in Canterbury. Fino alla Riforma Protestante dinnanzi alla loro tomba fu sempre presente una candela accesa, nonostante la mancata ufficializzazione del culto, che fino al Medioevo rimase limitato a Canterbury. Oggi Sant’Etelberto del Kent è invece ricordato dal Martyrologium Romanum nell’anniversario della sua morte. La vicenda dei Santi Etelberto e Berta del Kent è paragonabile a quella di un’altra coppia reale europea, i Santi Mirian III e Nana, sovrani della lontana Georgia, che accolsero e sostennero l’attività missionaria di Santa Nino e si meritarono giustamente dalle Chiese orientali l’appellativo di “Isapostoli”, cioè “Uguali agli Apostoli”. Proprio questa fu la funzione principale che ebbero anche i sovrani del Kent nei confronti di Sant’Agostino di Canterbury, che grazie al loro sostegno poté avviare decisamente la cristianizzazione dell’Inghilterra.
Autore: Fabio Arduino
-------------------------------------------- DALLA LITURGIA DI OGGI III DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO A)
SALMO RESPONSORIALE (Sal 94) Rit: Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore. Venite, cantiamo al Signore, acclamiamo la roccia della nostra salvezza. Accostiamoci a lui per rendergli grazie, a lui acclamiamo con canti di gioia.
Entrate: prostràti, adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti. È lui il nostro Dio e noi il popolo del suo pascolo, il gregge che egli conduce.
Se ascoltaste oggi la sua voce! «Non indurite il cuore come a Merìba, come nel giorno di Massa nel deserto, dove mi tentarono i vostri padri: mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere».
SECONDA LETTURA (Rm 5,1-2.5-8) L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito che ci è stato dato. Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
Parola di Dio
Canto al Vangelo (Gv 4,42.15)
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria! Signore, tu sei veramente il salvatore del mondo; dammi dell’acqua viva, perché io non abbia più sete. Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
VANGELO (Gv 4,5-42 (forma breve: Gv 4,5-15.19-26.) Sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo». Parola del Signore.
Commento La conversazione di Gesù con la Samaritana si svolge sul tema dell’“acqua viva”. Quest’acqua è indispensabile alla vita, e non è sorprendente che, nelle regioni del Medio Oriente dove regna la siccità, essa sia semplicemente il simbolo della vita e, anche, della salvezza dell’uomo in un senso più generale. Questa vita, questa salvezza, si possono ricevere solo aprendosi per accogliere il dono di Dio. È questa la convinzione dell’antico Israele come della giovane comunità cristiana. E l’autore dei Salmi parla così al suo Dio: “È in te la sorgente della vita” (Sal 036,10). Ecco la sua professione di fede: “Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio” (Sal 042,2). La salvezza che Dio porta viene espressa con l’immagine della sorgente che zampilla sotto l’entrata del tempio e diventa un grande fiume che trasforma in giardino il deserto della Giudea e fa del mar Morto un mare pieno di vita (Ez 47,1-12). Gesù vuole offrire a noi uomini questa salvezza e questa vita. Per calmare definitivamente la nostra sete di vita e di salvezza. “Io, sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10). -----------------------------
OGGI ACCADDE....
FIDANZAMENTO UFFICIALE DI CARLO E DIANA (1981)
OGGI NACQUE..... GIGI D'ALESSIO (1967)
OGGI MORì..... ALBERTO SORDI (2003)
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| Titolo: Re: L'ALMANACCO DI OGGI Dom Feb 24, 2008 1:31 pm | |
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| Titolo: Re: L'ALMANACCO DI OGGI Lun Feb 25, 2008 9:52 am | |
| ALMANACCO DI OGGI 25 FEBBRAIO 2008
IL SANTO DEL GIORNO San Luigi Versiglia Vescovo e martire
Oliva Gessi (Pavia), 5 giugno 1873 – Li Thau Tseui (Cina), 25 febbraio 1930
Il 1° ottobre del 2000, papa Giovanni Paolo II ha solennemente canonizzato ben 120 martiri in Cina, di cui sei vescovi, un buon numero di sacerdoti missionari di vari Ordini religiosi, alcune suore e un sostanzioso numero di fedeli cinesi. I martiri testimoniarono con il loro sangue la fedeltà a Cristo e alla sua religione, in varie epoche e in vari luoghi dell’immenso Impero asiatico, a partire dal 1648 e fino al XX secolo. Fra loro vi sono due componenti della grande Famiglia Salesiana, mons. Luigi Versiglia e padre Callisto Caravario, che insieme furono uccisi dalla furia di bande di briganti, contrari ai missionari. In questa scheda parliamo solo del vescovo Versiglia, per padre Caravario (1903-1930), esiste una scheda propria. Luigi Versiglia nacque il 5 giugno 1873 a Oliva Gessi (Pavia); a 12 anni venne mandato a Torino a studiare da don Bosco, il quale in un fugace incontro nel 1887, gli disse: “Vieni a trovarmi ho qualcosa da dirti”, purtroppo la successiva malattia e la morte del santo, impedì quel colloquio, ma l’adolescente Luigi ne rimase comunque conquistato. A 16 anni emise i voti religiosi diventando un Salesiano; dopo aver completato gli studi superiori, frequentò la Facoltà di Filosofia all’Università Gregoriana di Roma, trascorrendo le ore libere fra i giovani; fu ordinato sacerdote ad appena 22 anni nel 1895. Ma già nell’anno successivo fu nominato direttore e maestro dei novizi nella Casa di Genzano di Roma, carica che tenne per dieci anni, dimostrandosi un accorto e adeguato formatore di futuri sacerdoti. Ma la sua aspirazione fin dalla giovinezza, erano le Missioni e quindi diventò a 33 anni il capogruppo dei primi salesiani, che nel 1906 partirono per la Cina. Esplicò il suo apostolato a Macao dove stabilì la ‘Casa madre’ dei salesiani, facendola diventare un centro di fede per tutti i cattolici della città; venne chiamato ‘padre degli orfani’. Aprì la missione di Shiu Chow nella regione del Kwangtung nel sud della Cina, della quale nel 1920 è nominato e consacrato primo vescovo e Vicario Apostolico. Fu un vero pastore tutto dedito al suo gregge e pur tra tante difficoltà, in quei tempi di gravi tensioni sociali e politiche, che investirono anche le Missioni cattoliche, egli diede al Vicariato una solida struttura con un seminario, case di formazione, residenze, orfanotrofio, scuole, ricoveri per anziani, moltiplicando le opere catechistiche. Si dimostrò più un padre che uomo di autorità, dando l’esempio del lavoro e della carità, sempre conforme alla valutazione delle reali forze dei confratelli. Intanto la situazione politica in Cina non era tranquilla, la nuova Repubblica Cinese nata il 10 ottobre 1911, con il generale Chang Kai-shek, aveva riportato all’unità la Cina, sconfiggendo nel 1927 i ‘signori della guerra’ che tiranneggiavano varie regioni. Ma la pesante infiltrazione comunista nella nazione e nell’esercito, sostenuta da Stalin, aveva persuaso il generale ad appoggiarsi alla destra e a dichiarare fuori legge i comunisti (aprile 1927), per questo la guerra civile era ricominciata. La provincia di Shiu-Chow posta tra il Nord e il Sud era luogo di passaggio o di sosta dei vari gruppi combattenti fra loro e quindi erano usuali, furti, incendi, violenze, delitti, sequestri. Era pure difficile distinguere in queste bande che saccheggiavano, i soldati sbandati, i mercenari, i killer prezzolati, i pirati che approfittavano del caos. In quei tristi tempi anche gli stranieri rischiavano la vita e venivano classificati con disprezzo “diavoli bianchi”; i missionari erano in genere amati dalla gente più povera e le Missioni diventavano il rifugio nei momenti di saccheggio, ma i più temibili erano i pirati, che non avevano riguardo per nessuno e i soldati comunisti, per i quali la distruzione del Cristianesimo era un loro programma. Per questo negli spostamenti necessari per le attività missionarie nei vari e sparsi villaggi, i catechisti e le catechiste, le maestre e le ragazze, non si mettevano in viaggio se non accompagnate dai missionari; d’altronde per il pericolo incombente sulle vie di terra e sui fiumi, anche il vescovo Luigi Versiglia non aveva potuto fino allora visitare i cristiani della piccola missione di Lin-Chow composta da due scuolette e duecento fedeli, nella devastata città di 40mila abitanti, turbata dalla guerra civile. Ma verso la fine di gennaio 1930 si convinse che bisognava partire, senza aspettare più che le vie fossero sicure, affidandosi alla volontà di Dio; ai primi di febbraio giunse al centro salesiano di Shiu-Chow il giovane missionario don Callisto Caravario di 26 anni, responsabile della missione di Lin-Chow, per accompagnare il Vicario Versiglia nel viaggio. Fatti i rifornimenti, sia per il viaggio previsto di otto giorni, sia per i bisogni della piccola missione, all’alba del 24 febbraio ci fu la partenza in treno del gruppo, composto da mons. Versiglia, padre Caravario, due giovani maestri diplomati all’Istituto Don Bosco, uno cristiano l’altro pagano, le loro due sorelle Maria di 21 anni maestra e Paola 16 anni che lasciati gli studi tornava in famiglia, inoltre la catechista Clara di 22 anni. Dopo una sosta notturna alla Casa Salesiana di Lin-kong-how, s’imbarcarono il 25 febbraio sulla barca che doveva risalire il fiume Pak-kong, fino a Lin-Chow dalla piccola comunità di don Caravario; al gruppo si aggiunse un’anziana catechista che doveva affiancare la più giovane Clara e un ragazzo di 10 anni, che si recava alla scuola di don Caravario. La grossa barca era condotta da quattro barcaioli e risalendo il fiume verso mezzogiorno, avvistarono sulla riva, dei fuochi ravvivati da una decina di uomini; giunti alla loro altezza essi intimarono alla barca di accostare e fermarsi. Chiesero ai barcaioli, puntando fucili e pistole, chi trasportavano e saputo che si trattava del vescovo e di un missionario, dissero: “Non potete portare nessuno senza la nostra protezione. I missionari devono pagarci 500 dollari o vi fucileremo tutti”. Pagare un pedaggio lungo i fiumi, era diventata una triste abitudine, ma 500 dollari era una cifra che nessuno portava in un viaggio. I missionari allora cercarono di far capire loro che non possedevano tanto denaro, ma i pirati saltarono sulla barca e la esplorarono; scorsero le ragazze rifugiate in quella specie di baracca situata a poppa della barca, allora esclamarono: “Portiamo via le loro mogli!”. I missionari ribatterono che non erano loro mogli, ma alunne che venivano accompagnate a casa, nel contempo con i loro corpi cercavano di bloccare l’entrata della baracca. I pirati allora minacciarono di dar fuoco alla barca, prendendo fascine di legna da una vicina barca, ma la legna era fresca e non si accendeva subito, nel mentre i missionari riuscivano a soffocare le prime fiamme. Infuriati i pirati presero dei rami più grossi dalle fascine e bastonarono i due missionari, dopo molti minuti il cinquantasettenne vescovo cadde e dopo qualche minuto anche don Caravario; a questo punto i malviventi si avventarono sulle donne trascinandole sulla riva fra i loro disperati pianti. Anche i due missionari furono portati a terra, i barcaioli con l’anziana catechista, il ragazzo e i due fratelli delle donne, furono lasciati liberi di proseguire, una volta giunti alla tappa precedente furono avvisati i missionari del luogo e le autorità, che mandarono drappelli di soldati. Ma intanto sulla riva del fiume si consumava la tragedia, i due salesiani legati si confessarono a vicenda, esortando le tre ragazze ad essere forti nella fede, poi i pirati li fecero incamminare per una stradetta lungo il corso del Shiu-pin, piccolo affluente del Pak-kong, nella zona di Li Thau Tseui; il vescovo Versiglia li implorò: “Io sono vecchio, ammazzatemi pure. Ma lui è giovane risparmiatelo!”. Le donne mentre venivano spinte verso una pagoda, udirono cinque colpi di fucile e dieci minuti dopo gli esecutori tornarono dicendo: “Sono cose inspiegabili, ne abbiamo visto tanti… tutti temono la morte. Questi due invece sono morti contenti e queste ragazze non desiderano altro che morire…”. Era il 25 febbraio 1930; le ragazze furono trascinate sulla montagna, restando in balia dei banditi per cinque giorni. Il 2 marzo i soldati raggiunsero il covo dei banditi, i quali dopo un breve scontro a fuoco, fuggirono lasciando libere le ragazze; che divennero preziose e veritiere testimoni del martirio dei due missionari salesiani, che avevano dato la vita per difenderle. Papa Paolo VI nel 1976 li dichiarò ‘martiri’ e papa Giovanni Paolo II il 15 maggio 1983 li beatificò. Autore: Antonio Borrelli ------------------------------------------------ DALLA LITURGIA DI OGGI PRIMA LETTURA (2Re 5,1-15) C’erano molti lebbrosi in Israele, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro. Dal secondo libro dei Re In quei giorni, Naaman, capo dell’esercito del re di Aram, era un personaggio autorevole presso il suo signore e stimato, perché per suo mezzo il Signore aveva concesso la vittoria agli Aramei. Ma questo uomo prode era lebbroso. Ora bande aramee in una razzia avevano rapito dal paese di Israele una giovinetta, che era finita al servizio della moglie di Naaman. Essa disse alla padrona: “Se il mio signore si rivolgesse al profeta che è in Samaria, certo lo libererebbe dalla lebbra”. Naaman andò a riferire al suo signore: “La giovane che proviene dal paese di Israele ha detto così e così”. Il re di Aram gli disse: “Vacci! Io invierò una lettera al re di Israele”. Partì dunque, prendendo con sé dieci talenti d’argento, seimila sicli d’oro e dieci vestiti. Portò la lettera al re di Israele, nella quale si diceva: “Ebbene, insieme con questa lettera ho mandato da te Naaman, mio ministro, perché tu lo curi dalla lebbra”. Letta la lettera, il re di Israele si stracciò le vesti dicendo: “Sono forse Dio per dare la morte o la vita, perché costui mi mandi un lebbroso da guarire? Sì, ora potete constatare chiaramente che egli cerca pretesti contro di me”. Quando Eliseo, uomo di Dio, seppe che il re si era stracciate le vesti, mandò a dire al re: “Perché ti sei stracciate le vesti? Quell’uomo venga da me e saprà che c’è un profeta in Israele”. Naaman arrivò con i suoi cavalli e con il suo carro e si fermò alla porta della casa di Eliseo. Eliseo gli mandò un messaggero per dirgli: “Va’, bagnati sette volte nel Giordano: la tua carne tornerà sana e tu sarai guarito”. Naaman si sdegnò e se ne andò protestando: “Ecco, io pensavo: Certo, verrà fuori, si fermerà, invocherà il nome del Signore suo Dio, toccando con la mano la parte malata e sparirà la lebbra. Forse l’Abana e il Parpar, fiumi di Damasco, non sono migliori di tutte le acque di Israele? Non potrei bagnarmi in quelli per essere guarito?”. Si voltò e se ne partì adirato. Gli si avvicinarono i suoi servi! e gli dissero: “Se il profeta ti avesse ingiunto una cosa gravosa, non l’avresti forse eseguita? Tanto più ora che ti ha detto: Bagnati e sarai guarito”. Egli, allora, scese e si lavò nel Giordano sette volte, secondo la parola dell’uomo di Dio, e la sua carne ridivenne come la carne di un giovinetto; egli era guarito. Tornò con tutto il seguito dall’uomo di Dio; entrò e si presentò a lui dicendo: “Ebbene, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele”. Parola di Dio SALMO RESPONSORIALE (Sal 41 e 42) Rit: Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza. Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio. L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio? Manda la tua verità e la tua luce; siano esse a guidarmi, mi portino al tuo monte santo e alle tue dimore. Verrò all’altare di Dio, al Dio della mia gioia, del mio giubilo. A te canterò con la cetra, Dio, Dio mio. Canto al Vangelo (Sal 130,5.7) Gloria e lode a te, o Cristo! Spero nel Signore, spero nella sua parola, perché grande è la sua misericordia. Gloria e lode a te, o Cristo! VANGELO (Lc 4,24-30) Gesù, come Elia ed Eliseo, non viene mandato soltanto per i Giudei, ma per tutti gli uomini + Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, giunto Gesù a Nazaret, disse al popolo radunato nella sinagoga: “In verità vi dico: nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Zarepta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro”. All’udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò. Parola del Signore Commento Luca ci fa qui intravedere l’ostilità e l’odio che finiranno per far morire Gesù sulla croce. Gesù lo sa bene. Lo sa e dichiara che nessuno è profeta in patria. Eppure, Gesù va verso la passione con una suprema libertà: quando sarà giunta la sua ora, l’ora stabilita dal Padre, si consegnerà alle mani degli uomini, ma fino a quel momento tutta la sua preoccupazione sarà di salvare coloro che vorranno accoglierlo. Questo episodio deve farci riflettere. Noi che abbiamo la grazia di essere battezzati, di appartenere forse ad una famiglia cristiana, ad una comunità cristiana, noi che viviamo in un paese ancora sensibile al Vangelo, abbiamo abbastanza umiltà e fede per accogliere Gesù? Non rischiamo di essere un po’ come i farisei, come quei giusti che ritengono di non avere bisogno di alcuna conversione? Molto spesso, è la nostra pretesa sufficienza che impedisce a Dio di concederci la sua grazia. Non ci rendiamo abbastanza conto che abbiamo bisogno di essere sempre purificati da Gesù. Non permettiamo abbastanza allo Spirito Santo di “convincerci quanto al peccato”, come spiega Giovanni Paolo II nella sua enciclica sullo Spirito Santo. Solo lo Spirito Santo, dandosi a noi, può darci una giusta coscienza del nostro peccato, non per opprimerci, ma, al contrario, per aiutarci a ricevere il perdono di Gesù, la guarigione e la salvezza! -------------------------------------------------- OGGI ACCADDE... CONDANNA A MORTE DI LANDRU' (1922) (contenuto forte. Adulti)OGGI NACQUE..... TEO TEOCOLIOGGI MORI'...... VITTORIA COLONNA | |
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| Titolo: Re: L'ALMANACCO DI OGGI Mar Feb 26, 2008 10:02 am | |
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IL SANTO DEL GIORNO Santa Paola di S. Giuseppe di Calasanzio (Paola Montal y Fornes) Fondatrice delle Figlie di Maria
Arenys de Mar, Barcellona, Spagna, 11 ottobre 1799 - Olesa di Montserrat, 26 febbraio 1889 Il suo motto era «Piedad y letras». Il nome da religiosa di questa santa spagnola fu Paola di san Giuseppe Calasanzio. L'incontro con il carisma degli Scolopi, nel 1837, diede infatti una svolta alla sua attività di educatrice, che già aveva fondato due scuole: a Figueras (Gerona) e ad Arenys de Mar (Barcellona), dove era nata nel 1799. A Sabadell (Barcellona) questi istituti confluirono nelle Scuole Pie. Nel 1847 fece la professione religiosa come Figlia di Maria Scolopia insieme a tre compagne. Con la nuova congregazione fondò molte opere. L'ultima a Olesa di Montserrat, dove morì nel 1889. (Avvenire) Martirologio Romano: A Olésa di Montserrat vicino a Barcellona in Spagna, santa Paola di San Giuseppe Calasanzio Montal y Fornés, vergine, fondatrice della Congregazione delle Figlie di Maria delle Scuole Pie. La vita di Paula Montal Fornés di San Giuseppe Calasanzio, feconda e profetica, quasi centenaria, si svolse in un contesto storico ampio (1799-1889), un periodo di crisi dell'agitato XIX secolo spagnolo, che si dibatteva tra i postulati dell'Antico Regime e le nuove correnti liberali, con ripercussioni socio-politiche, culturali e religiose assai note. Quattro furono le città specialmente rappresentative nella sua vita, ben radicata nella sua terra e nel suo ambiente storico: Ad Arenys de Mar (Barcellona), visse la sua infanzia e la sua gioventù (1799-1829). Città della costa, aperta sul mare, cosmopolita ed industriale, lì nacque alla vita, l'11 ottobre del 1799, e nel pomeriggio di quello stesso giorno alla vita della grazia. Si formò in un ambiente familiare cristiano e molto semplice. Partecipò alla vita spirituale della parrocchia. Si distinse per il suo amore verso la Vergine Maria. Da quando aveva 10 anni conobbe la durezza del lavoro per aiutare sua madre, vedova con cinque figli dei quali era la maggiore. In questo periodo, per esperienza propria, constatò che le bambine, le giovani, le donne avevano scarse possibilità di accesso all'educazione, alla cultura... e si sentì chiamata da Dio a svolgere questo compito. Figueras (Gerona), fu la sua meta. Città di frontiera con la Francia e bastione militare con il suo famoso castello di armi. Accompagnata dalla sua fedelissima amica Inés Busquets, nel 1829, si trasferì nella capitale dell'Ampurdán per aprire la prima scuola femminile, con vasti programmi educativi che superavano abbondantemente il sistema pedagogico per bambini. Si trattava di una scuola nuova. A Figueras, iniziò, quindi, in modo esclusivo, il suo apostolato educativo con le bambine. Lì nacque un carisma nuovo nella Chiesa, un'Opera Apostolica orientata verso l'educazione integrale umana e cristiana delle bambine e delle giovani, verso l'educazione della donna, per salvare le famiglie e trasformare la società. Le sue seguaci si distingueranno perché fanno professione di un quarto voto di insegnamento. Sabadell (Barcellona), fu la città dove avvenne il trapianto della sua opera educativa nelle Scuole Pie. Sappiamo che almeno a partire dal 1837, si sentì del tutto identificata con il carisma di San Giuseppe Calasanzio e volle vivere la spiritualità e le regole calasanziane. Spinta da questo fine, dopo la fondazione della seconda scuola nella sua città natale (Arenys de Mar, 1842) dove entrò in contatto diretto con i Padri Scolopi di Mataró, aprì una terza scuola a Sabadell nel 1846. E fu provvidenziale la presenza dei Padri Scolopi, Jacinto Felíu ed Agustín Casanovas, nel collegio di Sabadell. Con il loro orientamento ed il loro aiuto, in breve tempo, riuscì ad ottenere la struttura canonica scolopica della sua nascente Congregazione. Il 2 febbraio del 1847, fece professione di Figlia di Maria Scolopia, insieme alle sue prime tre compagne, Inés Busquets, Felicia Clavell e Francisca de Domingo. Nel Capitolo generale, svoltosi a Sabadell, il 14 marzo del 1847, non fu eletta né superiora generale, né assistente generale. Nel periodo 1829-1859, svolse un'intensa attività, e fondò personalmente 7 scuole: Figueras (1829), Arenys de Mar (1842), Sabadell (1846), Igualada (1849), Vendrell (1850), Masnou (1852) e Olesa de Montserrat (1859). Ispirò ed aiutò la fondazione di altre 4: Gerona (1853), Blanes (1854), Barcelona (1857) e Sóller (1857). Inoltre fu formatrice delle prime 130 Scolopie della Congregazione, che attraversava un periodo di grande attività di vita e di profetismo. Olesa de Montserrat (Barcellona), 1859: la sua ultima fondazione personale. Un piccolo e povero paese, ai piedi del Monastero della Vergine di Montserrat, per la quale sentì sempre una grande devozione. Fu la sua fondazione prediletta, in cui rimase fino alla morte (15 dicembre 1859-26 febbraio 1889). Furono 30 anni di grazia per le bambine e per le giovani olesane, che godettero della sua testimonianza cristiana e del suo magistero fecondo; per la città di Olesa di Montserrat, arricchita dall'esempio della sua vita totalmente dedicata e santa: "Le volevano bene tutti e la veneravano...."; e per la Congregazione Scolopica: un sì totale a Dio; la pedagogia scolopica in azione ed il vissuto delle virtù che devono caratterizzare l'educatrice scolopica; ed il tramonto di una via in Dio. Il tracciato della fisionomia spirituale di Madre Paula Montal comprende due sfaccettature: la sua partecipazione alla spiritualità calasanziana ed il suo particolare carisma educativo, orientato verso la formazione umana e cristiana integrale della donna. Alla sua morte, la Congregazione delle Figlie di Maria Religiose delle Scuole Pie, da lei fondata, era formata da 346 Scolopie che vivevano il carisma educativo scolopico, ereditato dalla loro Fondatrice, in 19 collegi, siti in tutta la geografia spagnola. Il processo canonico per la sua Beatificazione iniziò a Barcellona, il 3 maggio del 1957. Il Papa Giovanni Paolo II la beatificò a Roma il 18 aprile del 1993. Il miracolo per la sua Canonizzazione, compiuto nel settembre del 1993, a Blanquizal, un quartiere molto emarginato e violento di Medellín (Colombia), a favore della bambina di 8 anni Natalia García Mora, fu approvato da Papa Giovanni Paolo II il 1 luglio del 2000. Alla nostra società, lacerata da molte tensioni, e dove il tema dell'educazione integrale per tutti, la promozione della donna, la famiglia, la gioventù, sono temi spinosi ed attuali, spesso irrisolti, la nuova Santa dirige il messaggio della sua vita e della sua opera educativa, messaggio d'amore e di servizio. Il suo carisma nel XIX secolo, è stato annuncio di amore e speranza, specialmente per la donna, che scopre in lei la madre e la maestra della gioventù femminile. Ed oggi continua ad essere urgente e piena di attualità, come lo fu allora. L'opera educativa di Madre Paula Montal Fornés di San Giuseppe Calasanzio, continua oggi nella Chiesa, in particolare attraverso oltre 800 Religiose Scolopie, distribuite in 112 comunità, che educano circa 30.000 alunni in 19 nazioni dei quattro continenti, per la promozione della donna, in modo che "la civiltà dell'amore" diventi una realtà. Fonte: Santa Sede ----------------------------------------- DALLA LITURGIA DI OGGI Antifona d'ingressoIo t’invoco, mio Dio: dammi risposta; rivolgi a me l’orecchio e ascolta la mia preghiera. Custodiscimi, o Signore, come la pupilla degli occhi, proteggimi all’ombra delle tue ali. (Sal 17,6.8) PRIMA LETTURA (Dn 3,25.34-43)Accoglici, Signore, con il cuore contrito e con lo spirito umiliato.Dal libro del profeta Daniele In quei giorni, Azaria, alzatosi, fece questa preghiera in mezzo al fuoco e aprendo la bocca disse: “Non ci abbandonare fino in fondo, Signore, per amore del tuo nome, non rompere la tua alleanza; non ritirare da noi la tua misericordia, per amore di Abramo tuo amico, di Isacco tuo servo, d’Israele tuo santo, ai quali hai parlato, promettendo di moltiplicare la loro stirpe come le stelle del cielo, come la sabbia sulla spiaggia del mare. Ora invece, Signore, noi siamo diventati più piccoli di qualunque altra nazione, ora siamo umiliati per tutta la terra a causa dei nostri peccati. Ora non abbiamo più né principe, né capo, né profeta, né olocausto, né sacrificio, né oblazione, né incenso, né luogo per presentarti le primizie e trovar misericordia. Potessimo esser accolti con il cuore contrito e con lo spirito umiliato, come olocausti di montoni e di tori, come migliaia di grassi agnelli. Tale sia oggi il nostro sacrificio davanti a te e ti sia gradito, perché non c’è delusione per coloro che confidano in te. Ora ti seguiamo con tutto il cuore, ti temiamo e cerchiamo il tuo volto. Fa’ con noi secondo la tua clemenza, trattaci secondo la tua benevolenza, secondo la grandezza della tua misericordia. Salvaci con i tuoi prodigi, da’ gloria, Signore, al tuo nome”. Parola di Dio SALMO RESPONSORIALE (Sal 24)Rit: Salvaci, Signore, tu che sei fedele. Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua verità e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza, in te ho sempre sperato. Ricordati, Signore, del tuo amore, della tua fedeltà che è da sempre. Ricordati di me nella tua misericordia, per la tua bontà, Signore. Buono e retto è il Signore, la via giusta addita ai peccatori; guida gli umili secondo giustizia, insegna ai poveri le sue vie. Canto al Vangelo (Lc 6,36.37) Gloria e lode a te, o Cristo! Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro; perdonate e vi sarà perdonato. Gloria e lode a te, o Cristo! VANGELO (Mt 18,21-35) Se non perdonerete di cuore al vostro fratello, il Padre non vi perdonerà Dal Vangelo secondo Matteo In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: “Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?”. E Gesù gli rispose: “Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. A questo proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello”. Parola del Signore CommentoAncora una volta, Gesù insiste sulla pratica del perdono che deve caratterizzare i suoi discepoli. Il nostro perdono deve essere instancabile, ed è forse questo che ci costa di più. Molto spesso, riusciamo a mala pena a perdonare nostro fratello o nostra sorella, facendo peraltro capire che non deve però farlo un’altra volta. Ci risulta molto difficile perdonare sempre di nuovo, come se fosse la prima volta; ci risulta molto difficile avere abbastanza pazienza e abbastanza amore per guardare sempre con la stessa fiducia quella persona a cui bisogna perdonare due volte, dieci volte, mille volte una stessa cosa. Il nostro cuore è fatto così: noi poniamo sempre limiti al nostro amore! L’amore del Padre invece è infinito. Il Padre ci perdona sempre, e noi sappiamo che ha diecimila occasioni di farlo! Il suo desiderio ardente è che noi, dal momento che riceviamo continuamente la sua misericordia, possiamo diventare a nostra volta misericordiosi nei confronti dei nostri fratelli. Le offese che dobbiamo perdonare loro saranno sempre di poco conto di fronte a quelle che Dio ci perdona senza contarcele! ------------------------- OGGI ACCADDE..... SADDAM SI RITIRA DAL KUWAIT (1991) OGGI NACQUE.... VICTOR HUGO (1802) OGGI MORì.... LORENZINO DE' MEDICI (1548) | |
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| Titolo: AVVISO!!! IMPORTANTE!!!!! Mar Feb 26, 2008 10:55 am | |
| Per avere maggior tempo a disposizione nel redigere l'almanacco, la pubblicazione avverrà con un giorno di anticipo. aprirò un'altra discussione in questa sezione dal titolo "l'almanacco di domani". Praticamente non cambia niente, solo che la pubblicaizone viene anticipata dal mattino alla pomeriggio-sera precedente il giorno di riferimento. Un bacio e grazie per l'apprezzamento! ciao NB. credo che farò il passaggio da oggi 26 febbraio, quindi per stasera potreste già trovare la suddetta sezione, con l'almanacco di domani, 27 febbraio! | |
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| Titolo: Re: L'ALMANACCO DI OGGI Mar Feb 26, 2008 11:32 am | |
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| | | Gugol Moderatore
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| Titolo: Re: L'ALMANACCO DI OGGI Mer Feb 27, 2008 9:51 am | |
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ALMANACCO DI OGGI 27 FEBBRAIO 2008 IL SANTO DEL GIORNO San Gabriele dell'Addolorata Religioso Assisi, 10 marzo 1838 - Isola del Gran Sasso, 27 febbraio 1862
Francesco Possenti nacque ad Assisi nel 1838. Perse la madre a quattro anni. Seguì il padre, governatore dello Stato pontificio, e i fratelli nei frequenti spostamenti. Si stabilirono, poi, a Spoleto, dove Francesco frequentò i Fratelli delle scuole cristiane e i Gesuiti. A 18 anni entrò nel noviziato dei Passionisti a Morrovalle (Macerata), prendendo il nome di Gabriele dell'Addolorata. Morì nel 1862, 24enne, a Isola del Gran Sasso, avendo ricevuto solo gli ordini minori. È lì venerato, nel santuario che porta il suo nome, meta di pellegrinaggi, soprattutto giovanili. È santo dal 1920, copatrono dell'Azione cattolica e patrono dell'Abruzzo. (Avvenire)
Etimologia: Gabriele (come Gabrio e Gabriella) = uomo di Dio, dall'assiro o forza, fortezza di Dio, dall'ebraico
Martirologio Romano: A Isola del Gran Sasso in Abruzzo, san Gabriele dell’Addolorata (Francesco) Possenti, accolito, che, rigettata ogni vanità mondana, entrò adolescente nella Congregazione della Passione, dove concluse la sua breve esistenza.
Battezzato con il nome di Francesco dai genitori, Sante Possenti e Agnese Frisciotti, Gabriele dell'Addolorata nacque il 1° marzo 1839. A motivo dei frequenti spostamenti del padre, governatore dello Stato Pontificio, Francesco poté risiedere a lungo a Spoleto solo dal 1841 al 1856; qui frequentò prima l'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane e poi il Collegio dei Gesuiti. per gli studi superiori, dove arricchì la sua educazione cristiana, già trasmessa con sollecitudine in famiglia. A diciotto anni, salutò il padre e i fratelli (la madre era morta quando Francesco aveva quattro anni) e partì per Morrovalle (Mc) per seguire il noviziato presso i Padri Passionisti: qui scelse il nome di Gabriele dell'Addolorata. Tuttavia la vocazione che il santo sentì già nell'adolescenza non si poté compiere: Gabriele morì prematuramente a soli 24 anni, il 27 febbraio 1862, a Isola del Gran Sasso (Te), ricevendo solo gli ordini minori. Il santuario che ne accolse la salma riceve da allora migliaia di pellegrini ogni anno. Il 13 maggio 1920 fu annoverato tra i santi da papa Benedetto XV e successivamente fu eletto a compatrono dell'Azione Cattolica; nel 1959 Gabriele dell'Addolorata fu dichiarato patrono principale dell'Abruzzo. Gli Atti del processo di beatificazione lumeggiano con precisione le caratteristiche della sua santità, fatta di fedeltà incondizionata alla Regola e alla memoria della Passione del Signore, di completo dono di sé senza riserve, di spirito di orazione e penitenza, di particolarissima devozione a Maria Santissima Addolorata. Ai nostri giorni la figura del "santo del sorriso", caratterizzata da una genuina pietà cristiana, sta conquistando il cuore di molti giovani.
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DALLA LITURGIA DI OGGI
Antifona d'ingresso Guida i miei passi secondo la tua parola, nessuna malizia prevalga su di me. (Sal 119,133)
Colletta Signore Dio nostro, fa’ che i tuoi fedeli, formati nell’impegno delle buone opere e nell’ascolto della tua parola, ti servano con generosa dedizione liberi da ogni egoismo, e nella comune preghiera a te, nostro Padre, si riconoscano fratelli. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
PRIMA LETTURA (Dt 4,1.5-9) Osserverete le leggi e le norme e le metterete in pratica.
Dal libro del Deuteronomio Mosè parlò al popolo e disse: “Ascolta, Israele, le leggi e le norme che io vi insegno, perché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso del paese che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi. Vedete, io vi ho insegnato leggi e norme come il Signore mio Dio mi ha ordinato, perché le mettiate in pratica nel paese in cui state per entrare per prenderne possesso. Le osserverete dunque e le metterete in pratica perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente. Infatti qual grande nazione ha la divinità così vicina a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E qual grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi espongo? Ma guardati e guardati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno viste: non ti sfuggano dal cuore, per tutto il tempo della tua vita. Le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli”.
Parola di Dio
SALMO RESPONSORIALE (Sal 147) Rit: Benedetto il Signore, gloria del suo popolo.
Glorifica il Signore, Gerusalemme, loda il tuo Dio, Sion. Perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte, in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.
Egli manda sulla terra la sua parola, il suo messaggio corre veloce. Fa scendere la neve come lana, come polvere sparge la brina.
Annunzia a Giacobbe la sua parola, le sue leggi e i suoi decreti a Israele. Così non ha fatto con nessun altro popolo, non ha manifestato ad altri i suoi precetti.
Canto al Vangelo (Gv 6,63.68) Gloria e lode a te, o Cristo! Le tue parole, Signore, sono spirito e vita; tu hai parole di vita eterna. Gloria e lode a te, o Cristo!
VANGELO (Mt 5,17-19) Chi osserverà e insegnerà i precetti sarà considerato grande nel regno dei cieli
Dal Vangelo secondo Matteo In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà dalla legge neppure un iota o un segno senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli”.
Parola del Signore
Preghiera sulle offerte Accetta, o Dio, le nostre umili offerte e preghiere, e difendi da ogni pericolo i tuoi fedeli che celebrano i santi misteri. Per Cristo nostro Signore.
PREFAZIO DI QUARESIMA III I frutti della penitenza
È veramente cosa buona e giusta, innalzare un inno a te, Padre onnipotente, e cantare insieme la tua lode. Tu vuoi che ti glorifichiamo con le opere della penitenza quaresimale, perché la vittoria sul nostro egoismo ci renda disponibili alle necessità dei poveri, a imitazione di Cristo tuo Figlio, nostro salvatore. E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli, ai Troni e alle Dominazioni e alla moltitudine dei Cori celesti, cantiamo con voce incessante l’inno della tua gloria: Santo...
Antifona di comunione Tu mi indichi il sentiero della vita, Signore, gioia piena nella tua presenza. (Sal 16,11)
Preghiera dopo la comunione Il pane di cui ci siamo nutriti alla tua mensa ci santifichi, Signore, e, riscattandoci da ogni colpa, ci renda degni delle tue promesse. Per Cristo nostro Signore.
Commento La pagina del Vangelo di oggi ci invita a seguire con estrema fedeltà la legge di Dio, cioè la sua volontà manifestata nella sua parola. Gesù è venuto a compiere la legge antica: non solo riconosce ai precetti dell’Antico Testamento tutta la loro importanza, ma realizza nella sua persona ciò che i profeti avevano annunciato. È commovente leggere, dopo alcuni particolari del racconto della passione fatto da Giovanni, quali la tunica tirata a sorte, il colpo di lancia del centurione, queste parole: “Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura”. Che rispetto infinito, che amore dovremmo avere per questa santa Scrittura, che ci è stata trasmessa da uomini, ma che viene direttamente dal Padre! Secondo l’Antica Alleanza, la legge data a Mosè è strettamente legata ai profeti che annunciano il Messia: non si tratta di un codice giuridico freddo e astratto, ma di comandamenti d’amore che Dio dà al suo popolo perché viva. Secondo la Nuova Alleanza, i comandamenti di Gesù nel Vangelo non possono essere separati dalla sua presenza nella Chiesa e dallo Spirito Santo, che, diffuso nei nostri cuori, ci rende partecipi della vita stessa della Santa Trinità. In questa Quaresima chiediamo una duplice conversione: che il nostro cuore sia sempre rivolto a Dio, in ascolto di quanto ci chiede; e che impariamo, grazie a ciò, a conformare il quotidiano delle nostre giornate a tutto quanto egli ci domanda con la sua parola.
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OGGI ACCADDE....
INCENDIO DEL REICHSTAG (1933)
OGGI NACQUE.....
PAUL RICOEUR (1913)
OGGI MORì.......
IVAN PAVLOV (1936)
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| Titolo: Re: L'ALMANACCO DI OGGI Mer Mar 05, 2008 8:27 am | |
| ALMANACCO DI OGGI 5 MARZO 2008 IL SANTO DEL GIORNO San Lucio I Papa | m. 254 (Papa dal 25/06/253 al 05/03/254) Romano. Non appena eletto venne arrestato e mandato in esilio, dal quale, "per volere di Dio, restò incolume", come si legge nei documenti ufficiali. Etimologia: Lucio = luminoso, splendente, dal latino Martirologio Romano: A Roma sulla via Appia nel cimitero di Callisto, deposizione di san Lucio, papa, che, successore di san Cornelio, subì l’esilio per la fede in Cristo e, insigne testimone della fede, affrontò le difficoltà del suo tempo con moderazione e prudenza. | Assurse al soglio pontificale il 25 giugno del 253, pochi giorni dopo la morte del suo predecessore Cornelio. Non è dato sapere come ma nonostante il suo brevissimo pontificato riuscì ad emanare il decreto per il quale: "... ogni presbitero doveva essere accompagnato da due preti e tre diaconi... a testimonianza del comportamento di tutti". Il suo papato, dopo la morte dell'imperatore Treboniano Gallo e l'evento di Valeriano, fu da considerarsi abbastanza tranquillo sul fronte delle persecuzioni. Dopo un breve esilio a Lucio fu concesso di ritornare a Roma. Morì di morte naturale e fu sepolto nella cripta di san Callisto o forse di santa Cecilia. Dapprima dichiarato santo per il suo martirio, Lucio fu successivamente cancellato dal Calendario Universale della Chiesa.
Autore: Franco Prevato | -------------------------------------------------------- La Liturgia di OGGI 5 Marzo 2008
====================================================== Mercoledì della IV settimana di Quaresima ======================================================
Colore liturgico: Viola PRIMA LETTURA (Is 49,8-15) Ti ho posto come alleanza per il popolo, per far risorgere il paese
Dal libro del profeta Isaia Così dice il Signore: “Al tempo della misericordia ti ho ascoltato, nel giorno della salvezza ti ho aiutato. Ti ho formato e posto come alleanza per il popolo, per far risorgere il paese, per farti rioccupare l’eredità devastata, per dire ai prigionieri: Uscite, e a quanti sono nelle tenebre: Venite fuori. Essi pascoleranno lungo tutte le strade, e su ogni altura troveranno pascoli. Non soffriranno né fame né sete e non li colpirà né l’arsura né il sole, perché colui che ha pietà di loro li guiderà, li condurrà alle sorgenti di acqua. Io trasformerò i monti in strade e le mie vie saranno elevate. Ecco, questi vengono da lontano, ed ecco, quelli vengono da mezzogiorno e da occidente e quelli dalla regione di Assuan”. Giubilate, o cieli; rallegrati, o terra, gridate di gioia, o monti, perché il Signore consóla il suo popolo e ha pietà dei suoi miseri. Sion ha detto: “Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato”. Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio del suo grembo? Anche se vi fosse una donna che si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai.
Parola di Dio SALMO RESPONSORIALE (Sal 144) Rit: Ricordati, Signore, del tuo amore. Paziente e misericordioso è il Signore, lento all’ira e ricco di grazia. Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature.
Il Signore sostiene quelli che vacillano e rialza chiunque è caduto. Il suo regno è regno di tutti i secoli, il suo dominio si estende ad ogni generazione.
Giusto è il Signore in tutte le sue vie, santo in tutte le sue opere. Il Signore è vicino a quanti lo invocano, a quanti lo cercano con cuore sincero. Canto al Vangelo (Gv 11,25.26) Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio Io sono la risurrezione e la vita, dice il Signore, chi crede in me non morrà in eterno. Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio! VANGELO (Gv 5,17-30) Come il padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, Gesù rispose ai Giudei: “Il Padre mio opera sempre e anch’io opero”. Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Gesù riprese a parlare e disse: “In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole; il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso; e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene, per una risurrezione di vita e quanti fecero il male, per una risurrezione di condanna. Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato”.
Parola del Signore Commento Le letture di oggi ci dicono chi è Gesù di Nazaret. Gesù sa e vede come agisce Dio, e per questo agisce come Dio, e lo fa sempre bene, anche il giorno di sabato. Gesù ha in sé la forza della vita e della risurrezione. Egli è il figlio prediletto di Dio, e Dio chiede che gli siano resi gli onori dovuti a Dio. Gesù è allo stesso tempo pienamente uomo, e proprio perché è un uomo Dio ha fatto di lui il giudice di tutti gli uomini. L’ora del giudizio di Dio su di noi, del giudizio attraverso Gesù Cristo, non è solo annunciata per la fine del mondo. È oggi, adesso, che noi siamo sottomessi al tribunale di Gesù Cristo, poiché il tempo messianico è incominciato a partire dalla sua morte e dalla sua risurrezione. Oggi noi ci troviamo contemporaneamente davanti al giudizio e alla misericordia di Dio, che ci sono dati in Gesù Cristo. Il giudizio concerne il m! ale che abbiamo fatto e lo scopre ai nostri occhi. Ma Gesù Cristo ci porta la remissione dei peccati, la guarigione del male e il ritorno alla vita, alla vita che abbiamo ucciso o affievolito in noi. Per questo è sufficiente accogliere il dono divino del perdono. Se crediamo che Gesù Cristo è veramente entrato nella storia dell’umanità quando il suo Verbo si è fatto uomo e ci ha mostrato il suo amore dandoci suo Figlio, se ci rimettiamo nelle mani di Gesù Cristo, usciremo allora dalla morte ed entreremo nella vita, ed invece di essere giudicati, troveremo la misericordia e diverremo figli di Dio. D’altra parte, noi possiamo rifiutare questo dono, possiamo preferire il male che è in noi e non volere la guarigione. In questo caso ci sottomettiamo volontariamente al giudizio di Gesù Cristo. Bisogna pregare con fervore perché nessun uomo faccia mai questa scelta. Noi apparteniamo a Gesù per salvare con lui il mondo intero. Credendo alla vittoria finale di Gesù, in tutte le sue creature, siamo felici oggi della nuova vita che ci viene data nello Spirito Santo.
---------------------------------------------------------- OGGI ACCADDE...... 1860 - Parma, Toscana, Modena e Romagna votano in un referendum per unirsi al Regno di Sardegna. 1946 - Winston Churchill nomina per la prima volta la Cortina di Ferro nel suo discorso al Westminster College di Fulton (Missouri). Questo episodio è spesso considerato come l'inizio della Guerra Fredda 1970 Entra in vigore un trattato di non proliferazione nucleare, ratificato da 43 nazioni OGGI NACQUE...... 1768 - Antonio Capece Minutolo, nobiluomo italiano († 1838) 1910 Ennio Flaiano, scrittore, sceneggiatore e giornalista italiano († 1972) 1922 - Pier Paolo Pasolini, scrittore, poeta e regista italiano († 1975) 1956 - Marco Paolini, attore teatrale, regista e drammaturgo italiano OGGI MORì...... 1978 - Cesare Andrea Bixio, compositore italiano (n. 1896) 1982 - John Belushi, attore e comico statunitense (n. 1949) 1984 William Powell, attore statunitense (n. 1892) | |
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| Titolo: Re: L'ALMANACCO DI OGGI Mer Mar 05, 2008 9:19 am | |
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| Titolo: Re: L'ALMANACCO DI OGGI | |
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| | | | L'ALMANACCO DI OGGI | |
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