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 La figura di Mosè da un mio punto di vista.

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MessaggioTitolo: La figura di Mosè da un mio punto di vista.   La figura di Mosè da un mio punto di vista. 16gd9bkVen Ago 27, 2010 7:31 pm

Dopo aver porto doverosamente le mie scuse a tutti i naviganti, riprendo con la speranza di essere nuovamente accettato.
Sono stato lontano un po' di tempo ma . . . . avevo preso un impegno e ho dovuto portarlo a termine.
Tanto per non perdere il vizio, vi sottopongo, ora, una mia ricerca (sarà pubblicata in tre volte) su una figura complessa, emblematica e contraddittoria, allo stesso tempo, della Bibbia: Mosè.
Aspetto ed accetto correzioni e contrapposizioni; Benvenute:

M O S E’


Secondo il libro dell’ “Esodo” , Mosè nacque nell’antico Egitto, a Goshen.

Gli Ebrei, in quel tempo erano schiavi del Faraone.

Prima della nascita di Mosè, il Faraone ordinò che tutti i figli degli ebrei di sesso maschile venissero uccisi.

La madre di Mosè, per salvarlo lo pose in un cesto di vimini e lo affidò alle acque del Nilo. Dalle acque lo trasse in salvo la figlia del Faraone che lo allevò e lo tenne presso di se come un figlio.

Adulto, Mosè, assistette all’uccisione di un ebreo, ad opera di un egiziano, il quale, a sua volta, venne ucciso da Mosè che, fuggì dall’Egitto e si diede alla pastorizia.

In questo periodo JAHVE gli apparve sotto forma di roveto ardente e gli ordinò di tornare in Egitto per liberare il popolo ebreo dalla schiavitù e guidarli, quindi, nella terra promessa.

JAHVE ( da questo punto scriverò Dio ) diede a Mosè poteri per compiere miracoli.
. . . . . . . . . . .


E S O D O:

Mosè ubbidì a Dio ed insieme a suo fratello Aronne si recò presso il Faraone per chiedere la liberazione dalla schiavitù del popolo ebreo; invano, poiché il Faraone non voleva sentir ragioni. Allora, Mosè, operò il miracolo delle “DIECI PIAGHE” che convinsero il monarca a liberare gli ebrei e farli partire.

Arrivati al Mar Rosso, gli ebrei si avvidero che erano seguiti dall’esercito egiziano inviato dal Faraone che nel frattempo si era pentito per aver accondisceso alla richiesta di Mosè.

Mosè, compì il miracolo: fece aprire le acque e fece attraversare il popolo sulla terra asciutta, facendo richiudere le acque, annegando, l’esercito egiziano.

Sul Monte Sinai, Mosè, si ritirò per 40 giorni e 40 notti ricevendo da Dio le tavole di pietra su cui erano incisi i “Dieci Comandamenti”.

Dopo aver vagato per 40 anni nel deserto, sempre alla guida di Mosè, affrontando peripezie di ogni sorta, giunsero, finalmente, nella terra promessa. Mosè, però, non vi entrò. Gli fu dato di vederla dal Monte Pisgah (in Giordania), dove morì, dopo aver affidato il popolo a Giosuè.

Fissare date certe, è arduo, ma molti autorevoli studiosi della Bibbia, ritengono che l’Esodo sia avvenuto nel XIII secolo a.C..

L’Arca dell’Alleanza:

I primi riferimenti all’Arca, sulla Bibbia, appartengono al periodo delle “peregrinazioni nel deserto”, subito dopo che Mosè ebbe fatto uscire il popolo d’Israele dall’Egitto.

Nel libro dell’Esodo si legge la rivelazione di Dio a Mosè, circa la dimensione esatta dell’Arca ed il materiale da usare. Costruito, quindi, l’oggetto sacro fu collocato dietro un velo nel Sancta Santorum del Tabernacolo.

Ben presto, però, cominciarono a verificarsi cose terribili. Si legge nel secondo Libro del Levitico, allorchè due dei quattro figli del Sommo Sacerdote, Aronne, fratello di Mosè, Nadat e Abihu entrarono nel tabernacolo per bruciarvi dell’incenso:” . . . . . accesero davanti al Signore uno strano fuoco che Egli non aveva loro ordinato. Una fiamma si sprigionò dall’Arca . . . e li divorò ed essi perirono.”

Ed il Signore disse a Mosè: “ Parla ad Aronne tuo fratello che egli non venga ogni volta nel luogo santo dietro al velo, davanti al mio trono, chè egli non muoia: perché io apparirò nella nube sopra al trono ”.

Il trono a cui si riferisce il Signore non era altro che la lastra posta a copertura dell’Arca. La “nube” sopra il trono che minacciava di morte Aronne deve essere stata visibile tra i due Cherubini e non era sempre presente, e allorchè si materializzava, gli israeliani credevano che vi fosse il potere dei demoni e che neanche Mosè avrebbe osato avvicinarvisi.

E’ possibile che qualsiasi credente monoteista (cristiano, ebreo, musulmano) abbia una parvenza dell’immagine di Mosè. Bene! Ognuno si sforzi, invece, di liberarsi della visione che ha acquisito al catechismo per capire a fondo la personalità di costui che “è la figura di maggiore spicco per la religione ebraica”.

Flavio Giuseppe, storico-fariseo, vissuto nel I secolo d.C., narra dei 400 anni di schiavitù degli ebrei in Egitto, fino al 1250 a.C., probabile data dell’Esodo. Scrive, Giuseppe, che la nascita di Mosè fu predetta da un “Santo uomo” ad un certo Amram (padre di Mosè), che sentita la “profezia” sprofondò in una grande disperazione. Dio gli apparve e gli disse:” . . . . . questo bambino. . . . . dotato di prodigiosa saggezza . . . . . affrancherà gli ebrei dalla schiavitù e lo si ricorderà fino alla fine del mondo, da tutte le nazioni”.

Con la sua profezia, il “santo uomo”, data la sua abilità nel predire il futuro, non poteva essere che un astrologo alla corte del Faraone. Flavio Giuseppe intendeva dirci che la figura di Mosè, fin dall’inizio, era circondata da un alone di magico; ci troviamo, quindi, alla presenza di un mago che annunciava l’arrivo di un altro mago.

Tralascio appositamente di parlare degli avvenimenti che seguirono la nascita di Mosè, poiché troppo noti.

Mosè, dunque, fu allevato nella famiglia del Faraone, dove fu istruito “ in tutta la sapienza dagli egizi ”.

Un altro scrittore e filosofo ebraico, Filone, che visse forse nello stesso periodo di Cristo, ci fa sapere: ” Mosè imparò aritmetica, geometria, ritmo e armonia gli furono insegnati tra i più colti tra gli egizi. Essi lo istruirono, inoltre, nella filosofia tradotta in simboli che si trova nelle scritture dette sacre. Gli abitanti dei paesi vicini ebbero il compito di insegnargli le lettere assire e la scienza caldea dei corpi celesti. Questa l’apprese, anche, dagli egizi che riservavano una speciale attenzione all’astrologia ”.

Mosè, fu considerato per molto tempo, quindi, come erede al trono dei faraoni.







Viene spontaneo pensare che, data la sua posizione a corte, egli fosse iniziato ai più arcani segreti sacerdotali e ai misteri della magia (non solo conoscenza dell’astronomia, ma negromanzia, scienza divinatoria e altre scienze occulte). E, nella Bibbia, Mosè è descritto: ”Potente nelle parole e negli atti”. La stessa descrizione con lo stesso significato, alcuni studiosi della materia, l’attribuiscono alla dea Iside.

Mosè, per sua stessa ammissione, carente nell’arte oratoria, deve essere stato capace di pronunciare “parole autorevoli, che conosceva nella loro perfetta pronuncia ed era perfetto sia nel dare comando, sia nel pronunciare parola ”. Si credeva, così, egli potesse compiere i più potenti incantesimi. Tutti lo trattavano con grande rispetto perché “lo ritenevano capace di modificare la realtà e di superare le leggi della fisica”.

Che Mosè fosse visto proprio in questo modo, lo si capisce dall’Antico Testamento; la sua magia, però, si esprimeva solo e solamente per comando di Dio.

Secondo il Libro dell’Esodo, Mosè, ebbe il suo primo incontro con Dio, in un deserto, nella terra di Madian, nella parte meridionale del Sinai. Mosè era ai piedi di una montagna, che la Bibbia chiama “Montagna di Dio”, quando Dio gli apparve “in una fiamma in mezzo ad un cespuglio: egli guardò e si avvide che il cespuglio stava bruciando ma non stava consumandosi”. Allora Dio disse a Mosè che doveva tornare in Egitto per fare uscire il suo popolo dalla schiavitù.

Prima di accettare, Mosè, chiese il nome dell’Essere che gli si era rivolto.

La domanda stessa è così ardita da farci pensare all’associazione della figura di Mosè a quella di un mago.

Dio, però, non diede una risposta diretta alla domanda:”Io sono Colui che è – ed aggiunse – Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe”.

Io sono Colui che è”, alcuni autorevoli studiosi l’hanno fatta derivare dalla radice di Jahve. Tutto ciò, significa, che la Divinità conosceva perfettamente il nome di Mosè, mentre Mosè ebbe solo una risposta rituale: “Io sono Colui che è”.

Da quel momento, Mosè, fu costretto ad ubbidire a Dio; e tutti i poteri magici, sarebbero derivati, in futuro, dalla potenza di Dio. Chi ha redatto, poi, le scritture, ha voluto presentare proprio così il rapporto tra Dio Onnipotente e l’uomo.

Gli autori biblici, però, non riuscirono a cancellare le prove attestanti che quell’uomo era stato davvero un mago, come dimostrano le varie prove date agli egiziani per convincere il Faraone a liberare il popolo d’Israele.

Nel compiere tutto ciò, Mosè, era assistito dal fratellastro, Aronne. Sia l’uno che l’altro, per i loro incantesimi utilizzavano un bastone. Oggi sarebbe la bacchetta dei maghi. Quello di Mosè, invece, era chiamato “il bastone di Dio”.Che cos’hai nelle tue mani?”, domandò Dio a Mosè, allorchè questi chiese di poter dimostrare che era mandato veramente da Lui. “Un bastone”, rispose Mosè. Allora Dio gli ordinò di gettarlo a terra “perché credano che Dio ti è apparso
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MessaggioTitolo: Re: La figura di Mosè da un mio punto di vista.   La figura di Mosè da un mio punto di vista. 16gd9bkLun Ago 30, 2010 4:02 pm

numquam satis... non finirebbe mai di parlarne. Mosè giustamente rientra nello stretto numero dei Grandi Iniziati, fondatori o capostititi dei movimenti religiosi. SE ne dice di tutto e di più. e si rischia veramente di perderci la testa...!
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MessaggioTitolo: Re: La figura di Mosè da un mio punto di vista.   La figura di Mosè da un mio punto di vista. 16gd9bkLun Ago 30, 2010 7:25 pm



. . . . . e, a proposito, fammi l'onore di leggere quanto ancora scriverò. Con la speranza che non mi si tacci di blasfemia.
Ti abbraccio fraternamente.
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MessaggioTitolo: Re: La figura di Mosè da un mio punto di vista.   La figura di Mosè da un mio punto di vista. 16gd9bkMar Ago 31, 2010 10:53 am

Ti seguo anch'io!
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MessaggioTitolo: Re: La figura di Mosè da un mio punto di vista.   La figura di Mosè da un mio punto di vista. 16gd9bkMar Ago 31, 2010 6:41 pm



Devo confessarmi!
Aspettavo, da entrambi, un intervento quanto mai intelligente, come in effetti c'è stato e, sono sicuro ci sarà, anche, in seguito.
Grazie.
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MessaggioTitolo: Re: La figura di Mosè da un mio punto di vista.   La figura di Mosè da un mio punto di vista. 16gd9bkMar Ago 31, 2010 6:47 pm


Ecco la seconda parte. Grazie per l'attenzione che presterete.


. . . degli egiziani. Infatti, la trasformazione di un bastone in serpente era una magia tipica dei maghi egizi. Infatti, le prime sfide tra Mosè ed Aronne da una parte ed i sacerdoti egizi dall’altra, si svolsero in sostanziale parità. Poi, però, il bastone di Aronne divenuto serpente, essendo pervaso da potere divino, inghiottì i bastoni dei sacerdoti egizi, divenuti anch’essi, serpenti.
Anche la piaga delle rane fu eguagliata dai maghi egizi. Ma la piaga degli insetti li lasciò esterrefatti. Era troppo, per loro. I magi dissero al Faraone: “Questa è la mano di Dio”.
Il Faraone, comunque, non volle sentire ragioni e non voleva liberare, ancora, il popolo d’Israele. Mosè lo punì con la piaga delle mosche e subito dopo con la pestilenza che fece strage del bestiame. Mosè, causò, ancora, la piaga delle ulcerazioni e poi, sempre tramite il suo bastone, scatenò tuoni e grandine; la piaga delle locuste ed una oscurità che durò tre giorni. Infine, provocò la morte di tutti i primogeniti, compreso il primogenito del Faraone.
A questo punto gli egiziani spinsero gli israeliani a lasciare il Paese il più presto possibile.
Cominciò, così, l’Esodo.
Nell’attraversare il Mar Rosso, Mosè, diede ancora una volta, la dimostrazione del suo valore nelle arti magiche. Tutti sappiamo dell’attraversamento del mare e della divisione delle acque.
Mosè, aveva si steso le mani, ma era stato Dio a “fare arretrare le acque” e a farle richiudere.
I sacerdoti ed i maghi egizi si erano spesso vantati di saper “controllare” le acque e a tal proposito citavano una storiella risalente alla Quarta Dinastia (circa 1500 anni prima di Mosè).
Erodoto nel V secolo a.C. scrisse e dichiarò di “essere a conoscenza di alcuni dei misteri sacerdotali egizi” ma poi aggiunse che “non voleva e non poteva svelare ciò che aveva appreso”.
Un altro campo in cui furono molto versatili gli egizi e la cui civiltà sembra essere stata all’avanguardia è quello dell’osservazione astronomica. Eccellevano, poi, anche nel campo della medicina; sapevano lavorare molto bene i metalli e confezionare gioielli in oro.
Nessuno, però poteva attestare l’esistenza di una scienza “eccezionale” né di una forma di tecnologia sofisticata, da spiegare la potente energia che l’Arca dell’Alleanza ha dimostrato di saper esprimere.
A questo punto, prima di andare ancora avanti, mi assale un forte dubbio. Ciò che per noi sarebbe o parrebbe magia, per loro non poteva essere “metodo”?
Nel capitolo 25° del Libro dell’Esodo, si legge come, Dio stesso dettò le esatte dimensioni dell’Arca ed il materiale per costruirla: <> Questa precisa descrizione costituisce, certamente, uno dei brani più strani dell’intera Bibbia.
Mosè, comunicò il tutto ad un artigiano, Bezaleel, uomo capace di progettare opere ingegnose. L’artigiano fece l’Arca esattamente come gli era stato ordinato. Poi, quando essa fu pronta, Mosè vi pose dentro le due tavole di pietra.
L’oggetto sacro, ora contenente il suo prezioso carico, fu collocato dietro un velo nel tabernacolo; la struttura che gli israeliani usavano come luogo di culto durante le peregrinazioni.
E così, leggendo i libri dell’Esodo e del Deuteronomio, mi appassionai ancora di più nella lettura della Sacra Bibbia. A dire il vero, ero già “preso” dalla figura di Mosè; di questo profeta-mago-stregone. Mi appassionai, poi e soprattutto, degli incontri tra Dio e Mosè sul Monte Sinai.
L’Arca, quindi, venne costruita da Bezaleel che seguì alla lettera l’ordine, come se sapesse che stava fabbricando uno strumento mostruoso.
In molti, infatti, hanno sempre sospettato ed ancora oggi sospettano che l’Arca sia stato uno strumento capace di liberare terribili energie in modo incontrollato qualora fosse stato utilizzato in maniera scorretta. Uno strumento, quindi, concepito dalla mente di Mosè ma non dalla mente di Dio.
La decisione, poi, di Mosè di infliggere al suo popolo un lungo periodo di privazioni, penso sia stata una strategia voluta e calcolata. Si pensi, infatti che il percorso dall’Egitto alla terra di Canaan, si copriva in appena due giorni di cammello, laddove il popolo di Israele impiegò 40 lunghi anni.
Mosè, era un condottiero troppo furbo e astuto per poter portare direttamente in quella terra, quella plebaglia disogenea e disorganizzata. Il racconto biblico lascia intendere che per Mosè non fu affatto facile mantenere la fiducia del popolo e costringerlo a ubbidirgli.
Non del tutto improbabile che Mosè possa aver sentito la necessità di dotarsi di una sorta di “macchia di miracoli” per impressionare il popolo, ogni volta che ciò si rendeva necessario.
Numerosi sono i riscontri in tal senso, dell’uso dell’Arca.
Subito dopo la costruzione dell’Arca, comunque, Mosè cambiò bruscamente comportamento: Prima rispondeva alle risposte e/o lamentele del suo popolo con “piccoli” atti di magia (fare sgorgare l’acqua dalla roccia; distribuire cibo sotto forma di manna e quaglie; ecc. . . . .). In seguito, Mosè non stette più a perdere tempo. Ogni qualvolta il popolo si ribellava o osava mettere in discussione il suo potere, Mosè, non faceva altro che rivolgere l’Arca contro di loro, con le conseguenze che ho detto. Un esempio per tutti: In risposta ad un ammutinamento in cui 250 israeliani misero in discussione l’autorità di Mosè e Aronne, Mosè pieno di collera “paonazzo in volto”, propose a tutti i 250 ribelli di dimostrare che erano “santi”, cioè nel giusto e, suggerì loro di bruciare incenso davanti all’Arca. I ribelli accettarono e si presentarono davanti alla porta del tabernacolo con gli incensieri, allorquando <> e parlò a Mosè e ad Aronne: <>. Mosè ed Aronne si gettarono con la faccia a terra e dall’Arca fuoruscì un fuoco che consumò i 250 che avevano offerto l’incenso.
A parte qualche mormorio e qualche lamentela, da allora il popolo d’Israele non si ribellò mai più.
Si evince, quindi, che Mosè aveva chiaramente bisogno di una macchina di miracoli che non ebbe nessuna esitazione nell’usare. Aveva, Mosè, la capacità di costruire una tale macchina, ammesso che di macchina si trattava?
La risposta può essere positiva per i seguenti motivi: Bisogna, innanzitutto, chiedersi che cosa accadde nei “primi” 40 anni di vita, nel deserto, da pastore?
La Bibbia non ci viene in aiuto. Chiarisce, però: “L’evento principale fu l’incontro di Mosè con Dio, ai piedi del Monte Sinai”.
Secondo alcuni scienziati e secondo, anche, alcuni egittologhi, Mosè trascorse la maggior parte dei suoi primi 40 anni proprio in prossimità del Monte Sinai, dove qualche tempo dopo sarebbe stata costruita l’Arca.
Sir Wiliam Petric, archeologo inglese, già nella campagna di scavi 1904-1905, presso i ruderi di un vecchio monastero, sito nel luogo presunto dove ardeva il rogo, rinvenne frammenti di parecchie tavolette di pietra. Tali tavolette riportavano uno strano alfabeto che, molti anni dopo, venne classificato come lingua canaanita, legata all’antico ebraico. La località, si scoprì in seguito, era stata un grande centro di estrazione e lavorazione di rame e turchese, intorno al 1990 a.C. fino al 1190 d.C.
Avendo, Mosè, vissuto per lunghi anni in quei luoghi, deve avere acquisito una certa conoscenza dei minerali e dei metalli che si trovavano nel sottosuolo del Sinai.
Salire sul Monte Sinai, quindi. Mosè, non avrebbe potuto scegliere luogo più adatto e più appropriato in cui ricevere i Dieci Comandamenti.
Ma davvero era solo quello, lo scopo? O non era, piuttosto, quello di costruire l’Arca e mettervi dentro una grande fonte di energia, la sostanza che sapeva di trovare sulla cima di quella montagna?
Si tratta, è ovvio, di una mia tesi speculativa.
Ed ancora, un’ipotesi: Le tavole di pietra sulle quali Dio ha scritto i Dieci Comandamenti, non potevano essere due pezzi di meteorite? Questa intrigante possibilità è presa molto sul serio da molti esegeti biblici e scrivono: “Nascondere le Tavole della Legge in un contenitore, sia pure di oro zecchino, pare illogico. Tanto più se vi erano scritte delle leggi che dovevano essere portate a conoscenza del popolo. Leggi che tutti dovevano conoscere ed osservare. Cosa conteneva, dunque, l’Arca?”.
La lettura delle Scritture non esclude che Mosè abbia potuto costruire qualcosa sul Monte Sinai. Si tratta solo di sapere di quale materia era composto esattamente il “meteorite del Monte Sinai”.
Non si sbaglierebbe (non di molto, almeno) a pensare che il “materiale” fosse radioattivo e che potesse avere caratteristiche chimiche sfruttate.
La manifestazione della divinità incominciò non appena gli israeliti si erano accampati ai piedi del monte.
A questo punto la Bibbia non fa cenno a fumo, a fuoco o ad altri effetti speciali: Mosè si limita a salire sulla montagna e ad intrattenere con Dio una conversazione alla quale non assiste nessuno. D’altro canto la divinità era stata categorica:<
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MessaggioTitolo: Re: La figura di Mosè da un mio punto di vista.   La figura di Mosè da un mio punto di vista. 16gd9bkMer Set 01, 2010 11:07 am

Come mai li chiami "israeliti" e non ebrei? Non erano schiavi egiziani?
A parte questo, è tutto molto interessante e suggestivo. Ma io sono del parere che non si possano spiegare razionalmente i fatti raccontati nell'Antico Testamento. Molte cose sono state tramandate, molte hanno valore puramente simbolico, altre pedagogico ecc.
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MessaggioTitolo: Re: La figura di Mosè da un mio punto di vista.   La figura di Mosè da un mio punto di vista. 16gd9bkVen Set 03, 2010 5:28 pm

Non preoccuparti di sentirti tacciato di blasfemia: studiando questi temi ne ho letto e sentito di tutti i colori.
Non ho potuto leggere attentamente tutto il testo da te pubblicato, quindi se ciò che sto per dirti è stato già menzionato chiedo umilmente scusa: una linea interpretativa, che risale almeno fino a Freud, afferma candidamente che Mosè ERA un egiziano e non un ebreo. In effetti il nome Mosè è più egiziano che ebreaico, se si toglie l'accento si ha Mose, che è il suffisso di molti nomi egiziano, anzi faraonici. Il libro dei morti egizio contiene molti precenti presenti poi nella Torah (legge ebraica). L'esperienza del Sinai potrebbe riguardare solo una sparuta minoranza di quello che poi diventerà il popolo ebraico, unito nel comune culto a Gerusalemme (anfizionia).
Lo ripeto: numquam satis...
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MessaggioTitolo: Re: La figura di Mosè da un mio punto di vista.   La figura di Mosè da un mio punto di vista. 16gd9bkVen Set 03, 2010 6:05 pm


Rispondo per prima a Lory:
Erano schiavi egiziani, è vero e non sapevano, ancora tutto ciò di cui verranno poi a conoscenza.
E' LUI che ha così chiamato il Suo popolo eletto, Israele e ciò si evince dal Libro della Genesi (32-28), laddove l'Angelo cambia il nome a Giacobbe chiamandolo, Israel. Quindi
figli di Israele, discendenti da Israel (Giacobbe).
Non ebrei. E' presto detto, anche se qualcuno fa derivare il termine dal verbo "avar" che
significa passare. Abramo, poi, era discendente da Eber e, quindi, ebreo sta a significare
discendente da Abramo.
Io propendo, però, per l'altra tesi, secondo la quale erano così chiamati gli abitanti della valle dell'Ebron.
Resta soddisfatta poichè non sono uno storico ed ho cercato di mettere in scritto qualche mio pensiero su di una materia e su di un argomento, La Bibbia, che riconosco astrusa e certamente non razionale.
Un caro saluto. Stanislao
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MessaggioTitolo: Re: La figura di Mosè da un mio punto di vista.   La figura di Mosè da un mio punto di vista. 16gd9bkVen Set 03, 2010 6:44 pm



Numquam satis dicitur quod numquam satis discitur.
Un abbraccio fraterno. Stanislao.
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MessaggioTitolo: Re: La figura di Mosè da un mio punto di vista.   La figura di Mosè da un mio punto di vista. 16gd9bkVen Set 03, 2010 7:52 pm

Conte Verde ha scritto:

Rispondo per prima a Lory:
Erano schiavi egiziani, è vero e non sapevano, ancora tutto ciò di cui verranno poi a conoscenza.
E' LUI che ha così chiamato il Suo popolo eletto, Israele e ciò si evince dal Libro della Genesi (32-28), laddove l'Angelo cambia il nome a Giacobbe chiamandolo, Israel. Quindi
figli di Israele, discendenti da Israel (Giacobbe).
Non ebrei. E' presto detto, anche se qualcuno fa derivare il termine dal verbo "avar" che
significa passare. Abramo, poi, era discendente da Eber e, quindi, ebreo sta a significare
discendente da Abramo.
Io propendo, però, per l'altra tesi, secondo la quale erano così chiamati gli abitanti della valle dell'Ebron.
Resta soddisfatta poichè non sono uno storico ed ho cercato di mettere in scritto qualche mio pensiero su di una materia e su di un argomento, La Bibbia, che riconosco astrusa e certamente non razionale.
Un caro saluto. Stanislao
Grazie, Stanislao! La mia era una domanda vera, di curiosità, non retorica. Aspetto il seguito con vivo interesse.
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MessaggioTitolo: Re: La figura di Mosè da un mio punto di vista.   La figura di Mosè da un mio punto di vista. 16gd9bkSab Set 04, 2010 11:21 pm


A fronte di una tale richiesta, non perdo tempo:
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Badate a non salire sul monte o a toccare i confini. Chiunque tocca la montagna sarà messo a morte . . . . . e non deve restare in vita>>.
E’ ovvio che Mosè avrebbe avuto motivo ad interdire la zona “ordinata da Dio”, ammesso che davvero progettava di costruire o maneggiare una determinata sostanza, sul monte. La prospettiva di rimetterci la vita, poi, sarebbe stato un ottimo deterrente ad impedire al popolo di andare a curiosare per vedere cosa stesse facendo Mosè, diffondendo, così, l’illusione che si stesse incontrando con Dio.
Il vero dramma incominciò dopo tre giorni di permanenza sul monte:”Al mattino vi erano tuoni e fulmini ed una spessa nuvola sopra la montagna e si sentiva alto il suono di una tromba; cosicchè tutti coloro che stavano nell’accampamento tremarono. E il Monte Sinai era coperto tutto di fumo, perché Dio era sceso su di esso in forma di fuoco. Come fumo da un a fornace, il fumo salì”. Ed ancora: “. . . . . agli occhi dei figli d’Israele la gloria di Dio apparve come un fuoco divorante, sulla cima della montagna. Mosè entrò nella nuvola, salì sul monte e vi rimase 40 giorni e 40 notti”.
Viene spontaneo chiedersi: “ E’ possibile che Dio Onnipotente abbia impiegato 40 giorni e 40 notti per consegnare “la legge” sulle tavole di pietra, al suo profeta? E se, invece, Mosè fosse salito sul monte per mettere a punto una sorgente di energia da porre all’interno dell’Arca? Allora, sì, sarebbe stato necessario tutto quel tempo!
In quest’ottica il “fuoco divorante” che gli israeliti avevano pensato fosse “la gloria di Dio” sarebbe stato nient’altro che il calore infernale sprigionato da chissà quale arnese o processo che il Profeta utilizzava per i suoi fini.
Quindi, Dio diede a Mosè le Tavole della Legge per come ognuno di noi ha appreso al catechismo cattolico.
Sotto il profilo teologico (azzardo), mi sembra non potevano sussistere dubbi sulla santità di ciò che il Profeta portava: scritte dal dito di Dio. Dal punto di vista biblico, niente di più prezioso era mai stato affidato ad un mortale. Si può supporre che Mosè ne avesse cura; così non fu, perché preso dall’ira, ruppe questi doni.
Secondo la spiegazione che ne da l’Esodo, gli israeliani, nell’attesa che Mosè scendesse dal monte, si costruirono un vitello d’oro e lo adoravano come idolo. Alla vista di questa apostasia, si scatenò la rabbia di Mosè << ed egli gettò per terra le tavole che aveva in mano e le ruppe, ai piedi della montagna>>.
Questo è il racconto ufficiale.
Dio ordinò a Mosè di ritornare sulla cima della montagna per ricevere altre nuove tavole. Ricevutele, Mosè, ridiscese la montagna, esattamente come aveva fatto la prima volta.
Una attenta lettura dei vari passaggi della Bibbia rivela una sostanziale differenza tra le due discese: nella seconda “la pelle del suo volto brillava” mentre nella prima non si fa menzione di questo fenomeno.
Cosa aveva potuto far si che la pelle del volto del profeta emanasse luce? Molti studioso biblici, e non solo, sono del parere che sia stata la vicinanza con Dio a provocare il fenomeno e spiegano:
” La pelle del suo viso era raggiante dopo che Dio gli aveva parlato”
Ma, Mosè, non era la prima volta che si trovava a tu per tu con la divinità, senza che perciò si verificasse nessuna conseguenza! Anzi, l’ultimo incontro l’aveva avuto poco prima di intraprendere la seconda ascesa: <>.
Allora, che cosa poteva aver prodotto quell’effetto? Le tavole di pietra?
Quando Dio le ridiede a Mosè: <>.
E’ legittimo porsi una domanda: “Come mai le cose erano così diverse la seconda volta? Non poteva darsi che Mosè avesse scoperto che le prime erano “tecnicamente” imperfette, proprio perché non producevano l’effetto desiderato?
Ciò potrebbe spiegare perche le ruppe.
La seconda serie di tavole, invece, produsse l’effetto che egli si aspettava.
Il fulgore o la brillantezza del volto di Mosè, che sia dovuta a bruciatura, chiarisco qui una volta per tutte, non trova alcun supporto nella Bibbia.
La descrizione della discesa del Profeta dalla montagna con la seconda serie di tavole è limitata a soli sette versetti del Capitolo 34 dell’Esodo. Quei versi chiariscono che il suo aspetto (l’aspetto di Mosè) era talmente terribile che tutti gli israeliani “avevano paura di avvicinarsi a lui”.
Per non turbarli “ egli coprì il suo volto con un velo” e da allora, quando non era solo, nella sua tenda, indossava sempre il velo.
Non sembra questo comportamento molto più tipico di un uomo bruciato da qualche potente fonte di energia, piuttosto che toccato dalla radiosità di Dio?
Si potrebbe discutere all’infinito sulla vera natura dell’Arca dell’Alleanza e del suo contenuto!
Per la costruzione di essa, ho scritto prima, sembra siano state utilizzate grandi quantità d’oro. Penso che nessuno ignori la composizione dell’oro che oltre ad essere un metallo nobile è un materiale reattivo e denso.
In particolare il “trono di Dio” che fungeva da coperchio dell’Arca veniva descritto dal rabbino Rabbi Shelomo Yitsaki, vissuto nel XII secolo, come avente lo spessore di una spanna ( 25 cm.)
Ciò significa che l’Arca era coperta da una pesante tavola d’oro. Era proprio necessario usare tanto metallo prezioso?
E qui mi fermo, forse in tempo, per non essere tacciato addirittura di eresia.
Mah! Effettivamente l’Arca dove si trova? Si ignora!.
Alcuni scrivono e danno per certa la notizia che, dopo la distruzione del secondo Tempio di Salomone (500 anni circa a.C.), la preziosa reliquia sia stata trafugata in Etiopia da suo figlio .
Cari saluti. Stanislao.
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MessaggioTitolo: Re: La figura di Mosè da un mio punto di vista.   La figura di Mosè da un mio punto di vista. 16gd9bkDom Set 05, 2010 7:53 pm

Senza dubbio è un punto di vista molto interessante. Mi riservo di tornare a rileggerlo con più calma.
Grazie Stanislao, a presto.
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MessaggioTitolo: Re: La figura di Mosè da un mio punto di vista.   La figura di Mosè da un mio punto di vista. 16gd9bkMar Set 07, 2010 6:47 pm

giusto perchè si parlava dell'arca perduta...