Io con la valigia cartonata
(1° incarico come prof di sostegno in una scuola media inferiore: 1975/76)
Corsia preferenziale, percorso tortuoso ed ecco apparire monti aperti e cieli azzurrini: Trivero.
Io, con la mia valigia cartonata in mano, attendo una corriera blu, sporca e nera invecchiata dal tempo. Solitaria nei miei pensieri, immersa in una solitudine senza limiti, attendo per immergermi in una piccola isola di voci ciarliere, che attendono attimi diversi.
Fantasia non mi manca, rincorro pensieri dolcissimi verso una nonna docet, e riemergo i suoi racconti parigliandoli al mio nuovo modo di vivermi con giovani menti assetate di novità, che sono proibite in maso chiusi da generazioni boscaiole grezze.
sedici paia di occhiettini misti a una tristezza senza limiti per notti malconcie regalate da madri deputate a prostituzione legalizzata sedata con alcool e farmaci buttati a stomaci ignari che non dovranno tremare.
Lei, piccola, occhialuta. Lunghi capelli quasi grigi, occhiali spessi e volto invecchiato da nonnina mi guarda e abbozza un mezzo sorriso, con desiderio di sparire nascondendosi fra libri, cartone e banchi invecchiati dal tempo.
La mia rabbia inibita verso quel mondo che ignara incotrai maturando velocemente i miei venti anni votati a vita diversa in un mondo dove benessere e luce erano evitati per favorire una gretta ignoranza opportunista.
Ecco, una piccola area di parcheggio dei famosi "maso chiusi" dove spesso madri violente legate a incesti obbligati distruggono i figli legalmente, senza necessità di armi, ma con il sottile velo del lavaggio mentale...
ecco... questo ricordo riemerge triste e doloroso: non sono riuscita a fare nulla per farli stare meglio, se non per alcune ore diverse di vita giocosa in un prato soleggiato sotto alle finestre della mia unica stanza vitale in questo paesino diverso...
dolroe per non essere riuscita a regalare più abbracci di quelli che potevo loro donare.