“O Gran Padre! Per Lui che s’immola
“cessi alfine quell’ira tremenda;
“e de’ ciechi l’insana parola
“volgi in meglio pietoso Signor.
“Si, quel sangue sovr’essi discenda;
“ma sia pioggia di mite lavacro:
“tutti errammo; di tutti quel sacro
“Santo Sangue cancelli l’error.”
Parte IV
Ma con quale spada il Padre amministrò la Sua giustizia, per sacrificare questa Vittima?
Fu una spada a due tagli, affinché il Redentore portasse con Se la doppia pena che è dovuta al peccato: Una pena corporale ed una pena dei sensi.
Se si considera, poi, il peccato come un volontario allontanamento da Dio, a Lui, allora, è dovuta anche una pena spirituale. Una pena dell’anima.
Sul corpo di Gesù, quindi, il Padre scaricò entrambe queste pene in un modo che non ha modo ma solo eccesso.
Andiamo anche noi sul Golgota per vedere da vicino e constatare l’eccesso di giustizia del Padre.
Ecco. . . . !!! Sul monte è alzata la Croce. Ed ecco a quella Croce inchiodato il moribondo Gesù. Guardiamo, se ci regge la vista ad un sì lugubre spettacolo, guardiamolo!
Com’è tormentato nelle Sue membra, nei Suoi sensi ! Si buon ben dire che il Padre abbia dato sfogo a tutta la Sua giustizia, per opprimerLo. Le mani, i piedi, sono passati da grossi chiodi. Il capo, trafitto da acutissime spine. Le spalle, il petto, gli arti, scarnati dai flagelli. L’udito, poi, è offeso da bestemmie e turpiloquio. Il gusto molestato dall’arsura ed amareggiato dal fiele.
La vista . . . . . ! Ai piedi della Croce, Gesù vede l’amatissima Sua Madre trafitta dal dolore nel vedere il Suo figlio Unigenito su quella Croce. Patisce, Gesù, come può patire ogni essere umano, poiché contro di Lui congiurano tutti gli uomini. Patisce per tutto quello che capiva.
Patisce per i discepoli che lo abbandonano, patisce perché lo denudano e si dividono le vesti, patisce perché viene denigrato, patisce nel corpo che è tutto una piaga, patisce nell’anima che è abbandonata dal Padre.
E’ così !
Il Padre sembra non si accontenti di tutti i patimenti inflittiGli, voglia rimproverarLo lasciandoLo solo ed abbandonato tra i Suoi tormenti: “Dio, Dio mio, perché mi hai abbandonato ?”
Tu, Profeta, hai scritto di non aver mai visto abbandonato alcun giusto. Eccone, ora, uno ad esempio. Esempio che non puoi negare, in Gesù abbandonato dal Padre, tanto da non osare nemmeno di chiamarLo col nome di Padre ma Lo invoca: “ Dio, Dio mio . . . . “.
Oh Padre, Eterno Padre ! Avete colmato di gioia l’Apostolo Paolo nelle sue tribolazioni ed ora non potete alleviare un poco, gli spasimi di dolore di Vostro Figlio ?
L’abbandono di Dio, fratelli, è la pena del danno che Cristo deve assaggiare per noi.
Conviene, però, dire che a Gesù sembrò più che tormento il paterno abbandono, poiché conformatosi al volere del Padre ebbe modo di implorare: “Dio, Dio mio . . . . “ All’amarezza di questo tormento, parve a Se stesso, impotente.
Avendo adempiute le profezie, verificate le promesse, pieno di ferite nel corpo, oppresso da grande tristezza nell’animo, il Salvatore, chinato il capo sanguinante sul petto, rese il Suo Spirito al Padre, con un grido. Così muore il figlio di Maria, negli anni più rigogliosi della Sua vita. Il più giusto fra i giusti. Il più innocente tra tutti gli uomini.
Così muore l’autore della vita.
. . . . al prossimo . . . .