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 Roberto Benatti: Il Piccolo Unuverso..continua così....

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fabirob
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MessaggioTitolo: Roberto Benatti: Il Piccolo Unuverso..continua così....   Roberto Benatti: Il Piccolo Unuverso..continua così.... 16gd9bkLun Ago 24, 2009 2:48 pm

Il valore delle piccole cose



Gabriele, isolandosi e distaccandosi dalla frenesia che lo coinvolge, fissa il cielo dall’oblò della cabina e rivolge a se stesso, con insistenza, i numerosi interrogativi ai quali non può fare a meno di trovare una risposta. Prova a farlo attingendo dalle esperienze vissute e da quelle di cui ha sentito parlare. Quanti pensieri! Quanti dubbi restavano ancora lì, incollati all’anima, in attesa di essere districati! Da bambino non sapeva ancora cosa fossero i pensieri e neppure il significato di questa parola, eppure la sua testa ne era già piena. Ma uno in particolare, lo ricorda perché accompagnò per un bel pezzo la sua vita e quando capì che non corrispondeva affatto alla natura delle cose del mondo, dovette faticare un po’ per liberarsene.

Si tratta della lotta tra i buoni e i cattivi. Pur sforzandosi, non trovava che quella bipartizione potesse avere un qualche significato. Sapeva solo che i buoni erano contro i cattivi, stavano dalla sua parte e vincevano sempre.

Quando giocava coi soldatini di gesso e li divideva in due schiere contrapposte secondo il colore delle divise fingendo una guerra tra loro, quelli che vincevano (cioè quelli che lui faceva vincere) erano i buoni, e gli sconfitti i cattivi. Così prese forma nella sua mente l’identificazione buono-vittorioso contro cattivo-sconfitto. Una volta però, quando le guerre dei suoi giochi si combattevano fra i cowboy e gli indiani, decise, senza sapere perché, di far vincere gli indiani buttando per terra, a colpi di pistola caricata a fagioli, tutti i cowboy schierati sul tavolo della cucina. La mamma allora commentò: “Questa volta hanno vinto i cattivi”, ma Gabriele rispose che gli indiani erano diventati buoni e avevano vinto per questo. L’attribuzione della bontà era dunque diventata variabile ma la sua associazione con la vittoria era rimasta.

Questo primo giudizio di valori è durato a lungo nella testa di Gabriele. Oggi si rende conto di quanto sia complicata questa questione. A volte egli si sorprende ancora di avere quei pensieri, che identificavano i buoni con i vincenti e forse un po’ se ne vergogna.

Ma da dove arrivano i pensieri? Nonostante i progressi delle scienze questa domanda resta ancora inevasa. Forse esiste un luogo dove sono riposti tutti i pensieri del mondo e quelli di ciascuno di noi. Quando hai consumato i tuoi pensieri o quando ti siano venuti a noia, chiami il centralino del deposito e te ne fai mandare altri nuovi di zecca.

E’ così che funziona? –si domandava Gabriele. Rilke ha scritto che esiste un magazzino di facce. Quando sei stufo di quella che hai fin dalla nascita, vai al magazzino, butti via la tua e te ne scegli un’altra. La stessa cosa potrebbe avvenire per i pensieri. Però, perché un pensiero arriva proprio in quel preciso momento e non prima o dopo?

Arrivano all’improvviso, quando meno te lo aspetti. Si dice che siano le sensazioni del corpo a suscitarli. Ma Gabriele non crede sia così. La maggior parte a lui arriva di notte, quando si sveglia. Al buio. Non gli sembra di provare alcuna sensazione associabile ad un pensiero, eppure loro arrivano.

Non se li sceglie lui, spesso lo disturbano, a volta gli cambiano la giornata, potrebbero addirittura cambiargli la vita. Possono non lasciare più la mente e fare il nido tra le mappe del suo cervello e diventare un’ossessione, uccidendo la fantasia e la libertà. Oppure un pensiero lo invade per un attimo e subito ne arriva un altro che ne prende il posto e poi un altro ancora, un’immagine seguita da un’altra, immagini e pensieri si incalzano e si spingono via dalla sua mente, come le vele bianche in viaggio in quel pezzo di mare blu che guarda dall’oblò della sua cabina.

I pensieri arrivati chissà da dove, si intrattengono solo un po’ e poi volano via. Come i passeri che dopo un breve cinguettìo abbandonano il ramo dell’albero su cui erano posati e vanno a frascheggiare altrove. E se fosse la volontà a inviare i pensieri e a governarli? Da bambino la mamma diceva a Gabriele di inviare una preghiera alla Madonna e a Gesù. Così faceva. La volontà comandava alla mente di pensare a Dio e di pregare. Ora rifletteva sulla forza della volontà e su chi fosse il padrone della sua volontà. Se lui stesso ne fosse il padrone e se di conseguenza, fosse anche l’unico responsabile delle sue azioni. Ha preso così ad osservare con più attenzione la vita quotidiana e si è reso conto che essa offre innumerevoli occasioni per agire in modo attento e consapevole nei confronti degli altri. Lui sostiene ad esempio, che ai valori in cui crediamo, dovremmo dare sempre corpo mettendoli costantemente alla prova, trasformandoli in impegno, in azioni concrete e in gesti reali. L'idea più bella, il valore più alto, il proposito più nobile, talvolta hanno meno peso di una palla di neve al sole se non li sappiamo esprimere nella vita quotidiana con dei gesti visibili. Secondo lui, vale più una mano che tiene aperta la porta a uno sconosciuto che sta passando, di mille parole roboanti sull'amore per il prossimo a cui fa seguito poi, un completo disinteresse per le persone più vicine. Se diciamo di amare l'umanità ma poi trattiamo male le persone di famiglia, allora forse c'è qualche cosa che non va nella nostra scala di valori. E' vero, "tra dire e il fare c'è di mezzo il mare", ma i mari oggi si solcano, con barche, piroscafi e transatlantici. Non ci sono scuse, se non la pigrizia o l'indifferenza, nel non impegnarsi in prima persona, nel non tradurre in azioni e comportamenti reali, gli ideali che animano i nostri pensieri e, magari, anche i nostri discorsi. Questa è l'epoca delle piccole cose. Proprio perché tutto sembra convincerci che occorre farne di grandi e che è difficile, anzi impossibile, per ogni piccolo individuo cambiare davvero il mondo, proprio per questo invece, Gabriele vorrebbe sottolineare e affermare il potere dimostrativo di tutto quanto di concreto può essere fatto nel quotidiano, attraverso un sorriso, un gesto, una telefonata, una scelta, una firma. La realtà quotidiana va intrisa di valori, va intessuta di piccole azioni che testimoniano l'orientamento di un pensiero, di un anelito, che danno ancora più potere a un’alta visione della vita, perché questa si aggancia concretamente alla realtà. Alla fine Gabriele se ne esce con l’affermazione, che sono più le idee a cambiare il mondo, che non le guerre, o le prevaricazioni, ma solo quelle idee che col mondo sanno trovare un collegamento concreto e costruttivo, solo quelle che sanno incidere sulla realtà. E' nel tradurre un ideale in azione che possiamo dare potere alla forza dell'idea che ci anima, onorando la nostra vera natura di liberi pensatori e di collaboratori di Dio nella continua creazione del mondo. Così come ogni artista, nella realizzazione delle sue opere, usa tre elementi: la tecnica, l'ispirazione e il materiale, così la nostra materia prima è rappresentata dalle situazioni reali che la vita propone: un amico in difficoltà, un impegno preso per tutelare l’ambiente, in cui viviamo, un gesto di attenzione verso una persona svantaggiata, una scelta etica sul proprio posto di lavoro; l'ispirazione invece, è il valore che vogliamo esprimere, mentre la tecnica diventa il modo concreto con cui possiamo realizzare le intenzioni. Non c'è soddisfazione più grande dello scoprire che, grazie a quello che abbiamo fatto, qualcuno ha sorriso, qualcuno ha mangiato, qualcuno si è salvato. L'idea diventa così più forte, più luminosa, più potente. Il gesto compiuto, pur senza averlo voluto, fa da cassa di risonanza e, grazie al riscontro visibile, allarga il suo campo d'azione, contagiando anche gli altri e diffondendo un effetto che trasforma. Possiamo davvero incidere sulla realtà, e per nessuna ragione dobbiamo rinunciare a questo potere! Tra il dire e il fare, sì , conclude Gabriele, non c’è di mezzo il mare, ma noi stessi, con l'esserci davvero, e il riboccarsi le maniche, significa, esserci e agire! La volontà però, non si studia, si sperimenta, si allena, si rafforza. Noi tutti abbiamo una volontà, ma spesso fa comodo dimenticarcene e la utilizziamo solo in poche circostanze. Siamo capaci di scendere nelle profondità dell'oceano e di lanciarci nello spazio, ma siamo ignoranti di quanto avviene in noi stessi. Controlliamo grandi masse di energia elettrica con il movimento di un solo dito, ma spesso siamo incapaci di gestire le nostre emozioni, gli impulsi e i desideri. Per non diventare schiavi, ma padroni di quanto abbiamo conquistato sinora dal punto di vista scientifico e tecnologico, dovremmo sviluppare di più le nostre facoltà interiori, controllando meglio gli impulsi, le sensazioni, le emozioni, il pensiero,l’immaginazione, l’intuizione e la volontà, con la stessa dimestichezza e capacità di gestione che abbiamo raggiunto nei confronti di ciò che vive al di fuori di noi. La volontà umana ha un potere enorme e fondamentale. La volontà permette di decidere che cosa può essere fatto e quella di usare tutti i mezzi necessari per realizzare ciò che essa ha già deliberato, perseverando, nonostante tutti gli ostacoli e le difficoltà. Essa secondo Gabriele, occupa un posto centrale nella personalità dell'uomo, è in intima relazione con il centro del suo essere, del suo vero io. E’ fondamentale rendersi conto che "la volontà esiste", e che esiste la libertà di agire, senza doversi limitare a reagire a degli stimoli o a dei condizionamenti ambientali. Altrettanto importante è l'esperienza di "avere una volontà", di fare uso cioè, in prima persona, di questo margine di libertà, che è proprio della natura umana. Per nostra natura siamo dotati della libertà di contribuire alla creazione della realtà di ciascuno e del mondo in cui viviamo. Dovremmo essere più consapevoli di questo immenso potere di cui siamo tutti dotati perché esso è l'antidoto più sicuro contro il rischio di diventare insignificanti pedine di un gioco condotto da altri, e forse addirittura da quelle stesseforze esterne che abbiamo l'illusione di dirigere.



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MessaggioTitolo: Re: Roberto Benatti: Il Piccolo Unuverso..continua così....   Roberto Benatti: Il Piccolo Unuverso..continua così.... 16gd9bkLun Ago 24, 2009 5:30 pm

BRAVISSIMO ROBERTO A ME IL PRIMO PEZZO MI HA COMMOSSO Roberto Benatti: Il Piccolo Unuverso..continua così.... 566177 Roberto Benatti: Il Piccolo Unuverso..continua così.... 678676
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